Cronache dai Palazzi: Giorgia Meloni stretta tra un Europa che la snobba e Salvini che cerca spazi a destra
- di: Redazione
Anche nelle ultime ore Giorgia Meloni ha ribadito il suo sconcerto per come l'Europa dei ''trionfatori'' (cioè degli schieramenti che hanno trovato una intesa per spartirsi i posti politicamente più importanti in seno alle Istituzioni comunitarie) ha chiuso la partita delle nomine, escludendo coloro che non condividono il principio che chi vince prende tutto. Una mancata condivisione del metodo e del merito che il presidente del consiglio ha espresso in tutte le sedi, andando a sbattere contro il muro che le è stato eretto intorno.
Giorgia Meloni stretta tra un Europa che la snobba e Salvini che cerca spazi a destra
Si potrebbe dire che questo è il rischio che si corre quando si cerca di cambiare qualcosa, ma dall'esterno. Un gioco che a Giorgia Meloni non è stato concesso, con il risultato che ora l'Italia è quasi costretta a reclamare un posto di commissario di peso in virtù del ruolo che il Paese ha avuto nell'Ue e non invece per quello che vale oggi. La battaglia che Giorgia Meloni ha portato avanti, sino ad ora senza risultati concreti, è stata durissima e non certo con l'esito che sperava, anche perché il suo gruppo, quello dei conservatori, ora si ritrova non una, ma due spine nel fianco (destra) perché ai cosiddetti identitari (come Salvini) ora si sono aggiunti i patrioti in salsa ungherese, ispirati proprio da quell'Orban che per il presidente del consiglio è da sempre, se non proprio un esempio, quanto meno qualcosa cui ispirarsi.
Ma per Meloni i ''guai'' europei non sono finiti qui, perché se il Rassemblement National confermasse il risultato del primo turno delle elezioni politiche in Francia, anche non raggiungendo la maggioranza assoluta, che RN vede a portata di mano, il nostro presidente del consiglio dovrebbe cedere il ruolo di ''regina della destra'', sin qui suo, grazie ai risultati del settembre 2022 e delle scorse europee, a Marine Le Pen, che diverrebbe automaticamente il punto di riferimento del relativo pensiero politico.
Ma, come si dice, i guai non vengono mai da soli e quindi, anche in Italia, Giorgia Meloni ha i suoi problemi, che piccoli o grandi che siano, restano comunque tali.
A cominciare dal martellamento quotidiano di Matteo Salvini che, nell'avere assunto posizioni barricadere che gli hanno consentito di evitare il tracollo nelle elezioni europee, ha individuato la strada per sopravvivere prima all'ondata (all'insegna di ''non si fanno prigionieri, tra alleati e nemici'') di Fratelli d'Italia nell'essere sempre contro qualcuno. Meglio ancora se questo gli regala un minimo di pubblicità. Sarebbe faticoso elencare le bordate che il segretario leghista ha lanciato contro l'avversario di turno, spesso costringendo Giorgia Meloni a intervenire per dire che quelle di Salvini non sono le parole del governo. Intanto, però, il presidente del consiglio è costretta ad un'opera di ricucitura, rispetto alle massime istituzioni repubblicane, per asserzioni del dominus della Lega e dei suoi pretoriani. Tacendo di alcune proposte, come quella di intervenire sul canone Rai e sul tetto alla pubblicità, che sembrano essere state fatte per creare problemi di prospettiva alle televisioni commerciali, una delle quali (la più importante) riporta al nume tutelare di Forza Italia, ancora oggi azionista di maggioranza del partito.
Tutte queste cose hanno per Giorgia Meloni un risultato di tutta evidenza, essendo costretta a fare il presidente del consiglio, ergersi a difesa in Europa degli interessi italiani, vestire i panni della ''maestrina'' che bacchetta sulle dita i suoi ministri che fanno di tutto per non agevolarne il lavoro, quando addirittura non lavorano per ostacolarla.
Ah, dimenticavamo i grattacapi che le vengono creati proprio dai suoi ministri, definendo per ''suoi'' quelli espressione di Fratelli d'Italia, che sembrano non avere compreso quello che è l'abc del loro ruolo.
Abc che comprende l'evitare piccole furbate (magari riproponendo, con testo diverso, emendamenti non passati al vaglio del presidente della repubblica) o lanciarsi in nomine in posti di sottogoverno favorendo amici, sodali e lecchini.