Cronache dai Palazzi - Economia: il governo vada avanti per la sua strada, ma dia prova di fermezza
- di: Redazione
Sulle misure economiche il governo ha le idee chiare, anche se - chiamiamola così - l'immagine d'insieme mostra una coesione che è ben diversa da quella che il presidente del consiglio promuove all'esterno.
Troppi inciampi, piccoli o grandi, stanno rallentando la speditezza che, per Giorgia Meloni, doveva essere il tratto caratterizzante di un esecutivo che, supportato dalla forza dei numeri e, quindi, da una prospettiva di legislatura, dovrebbe lavorare in tranquillità. Invece c'è sempre qualcosa che spezza l'apparente serenità in seno all'esecutivo, tra fughe in avanti da chi cerca una maggiore visibilità, da mettere a reddito in termini di consenso elettorale, e gaffe che, oggettivamente, non sono accettabili, perché sebbene del singolo procurano un danno all'immagine dell'intero esecutivo.
Cronache dai Palazzi - Economia: il governo vada avanti per la sua strada, ma dia prova di fermezza
Se solo i ministri avessero accettato il ''caldo'' invito alla continenza verbale e nei comportamenti fatto da Giorgia Meloni, alle prime avvisaglie di protagonismo da parte di qualcuno, oggi forse il governo potrebbe procedere spedito nella messa in atto della sua agenda. Ma per lei - ma lo sarebbe per chiunque - è difficile tenere a freno le sortite mediatiche di tutti, non potendosi fidare che solo di pochi, usi ad obbedir tacendo, rispetto ai tanti che non ce la fanno proprio a stare zitti, a staccarsi dai social, a commentare anche in materie che non li riguardano.
Queste oggettive difficoltà come conseguenza hanno che non sempre l'esecutivo riesce a muoversi con la necessaria autorevolezza, dal momento che, se ministri e alleati aprono fronti politici, qualcuno deve cercare di riparare le crepe, prima che si amplino troppo. Se poi queste crepe non fanno parte della politica, ma di improvvide interpretazioni del proprio ruolo - che con la politica hanno poco a che spartire, a meno che non ci si senta ''casta'' -, allora il lavoro di Giorgia Meloni è ancora lungo, oltre che insidioso.
Il presidente del consiglio, in aula, al senato, è apparsa molto determinato, soprattutto quando ha sottolineato i risultati del governo sui fronti economici (la Borsa corre e aumenta l'occupazione, soprattutto femminile, solo per citare due indicatori), difendendo il suo approccio ai problemi. Forse, nel seguire la sua ricetta per fare uscire il Paese dal pantano della crisi che grava su di esso (così come su molti Paesi industrializzati in Europa a causa di fattori devastanti, quali pandemia e guerre), Giorgia Meloni dovrebbe trovare il tempo di sentire quel che ha detto, in una intervista al Corriere della Sera, Kristalina Georgieva, presidente del Fondo Monetario Internazionale.
Rispondendo ad una delle domande postele da Federico Fubini, il capo dell'Fmi, parlando della necessità per il prossimo anno di correzioni di bilancio per molti Paesi europei, ha detto che per l'Italia ''il problema è aggravato dal rallentamento della crescita a seguito del ritiro delle misure di sostegno pubblico''. Da Kristalina Georgieva una considerazione e, quindi, un invito.
La considerazione è che ''l’aggiustamento che l’Italia sta adottando non funzionerà abbastanza velocemente da ridurre i livelli di deficit e debito''; il consiglio è quello di ''attuare una stretta, quando la pressione pubblica per avere maggiori aiuti è forte, è difficile farlo''.
Parole e concetti in fondo di buon senso, che chiamano i Paesi europei (quindi non solo il nostro) ad una maggiore attenzione ai propri conti e, in virtù di questo, di selezionare come, quando e in che misura operare sui settori specifici. Buon senso, certamente, che però deve fare i conti con un sistema politico in cui tutti si sentono indispensabili e, quindi, autorizzati a chiedere o, come accaduto, a muovere le pedine dei conti e dei finanziamenti a seconda della propria convenienza politica.