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Crollo della natalità in Italia: fecondità al minimo storico, aumentano gli stranieri e cresce l’aspettativa di vita

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Crollo della natalità in Italia: fecondità al minimo storico, aumentano gli stranieri e cresce l’aspettativa di vita

L’Italia continua a fare i conti con una crisi demografica senza precedenti. Secondo i dati diffusi dall’Istat, nel 2024 le nascite nel Paese sono scese a 370mila, segnando un nuovo minimo storico. Il tasso di fecondità si attesta a 1,18 figli per donna, confermando la tendenza negativa che da anni caratterizza il quadro demografico nazionale. Parallelamente, l’età media al parto ha raggiunto quota 32,6 anni, segno di un costante rinvio della scelta genitoriale da parte delle donne italiane.

Crollo della natalità in Italia: fecondità al minimo storico

A fronte di questo scenario, cresce l’aspettativa di vita alla nascita, che nel 2024 ha toccato gli 83,4 anni, in leggera ripresa rispetto agli anni precedenti segnati dall’emergenza sanitaria e dalle difficoltà sociali post-pandemia.

L’aumento dei neo-cittadini italiani e la presenza straniera

Il report Istat evidenzia anche un aumento significativo delle acquisizioni di cittadinanza. Nel corso del 2024, sono stati 217mila i nuovi cittadini italiani, un dato in crescita rispetto agli anni precedenti. La popolazione straniera residente in Italia è salita a 5,4 milioni di persone, pari a circa il 9,1% della popolazione complessiva. Si tratta di una componente ormai strutturale del tessuto sociale italiano, che contribuisce in misura rilevante alla tenuta demografica del Paese.

Nonostante l’incremento della popolazione straniera, il saldo naturale – ovvero la differenza tra nascite e decessi – rimane ampiamente negativo. Nel 2024 si sono registrati circa 650mila decessi, confermando un trend che vede la popolazione italiana progressivamente invecchiare e ridursi in termini numerici.

Le cause del declino demografico

L’Istat individua molteplici fattori alla base del crollo della natalità. Tra questi, la precarietà lavorativa, la difficoltà di accesso al mercato immobiliare, l’instabilità economica e l’assenza di politiche strutturali di sostegno alla genitorialità. A incidere è anche un cambiamento culturale profondo, che porta molte coppie a rinviare la decisione di avere figli o a rinunciarvi del tutto.

Un dato particolarmente significativo riguarda la composizione anagrafica: cresce la percentuale di donne in età fertile che non hanno figli, mentre diminuisce quella di famiglie con più di due figli. Il numero medio di componenti per famiglia scende a 2,3, confermando un modello familiare sempre più ristretto.

Le ricadute economiche e sociali

Le implicazioni del declino demografico sono profonde e destinate a influenzare il futuro del Paese. Un tasso di fecondità così basso comporta un progressivo invecchiamento della popolazione, con effetti diretti sul mercato del lavoro, sul sistema previdenziale e sulla sostenibilità del welfare. La riduzione della popolazione in età lavorativa rischia di compromettere la crescita economica, mentre aumenta la pressione sul sistema pensionistico e sui servizi sociosanitari.

Gli esperti sottolineano che senza un’inversione di tendenza il rischio è quello di entrare in una spirale demografica negativa, difficile da arrestare. Le politiche finora messe in campo – dal bonus bebè all’assegno unico universale – si sono rivelate insufficienti a contrastare il calo delle nascite, richiedendo interventi strutturali e di lungo periodo.

Le proposte per invertire la rotta

Nel dibattito pubblico si moltiplicano le proposte per affrontare l’emergenza demografica. Tra le misure più discusse vi sono l’estensione dei congedi parentali retribuiti, incentivi fiscali per le famiglie con figli, maggiori investimenti nei servizi per l’infanzia e politiche attive per la conciliazione tra vita lavorativa e familiare.

Alcuni osservatori sottolineano inoltre la necessità di rivedere la legge sulla cittadinanza, favorendo l’integrazione e la partecipazione attiva degli stranieri già presenti sul territorio italiano. Un processo che potrebbe contribuire non solo a contrastare il declino demografico, ma anche a garantire maggiore coesione sociale in un Paese sempre più multietnico e intergenerazionale.

L’Istat prevede che senza un cambiamento strutturale, la popolazione residente in Italia potrebbe ridursi di oltre cinque milioni di unità entro il 2050, segnando una delle più gravi crisi demografiche mai registrate in Europa.

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