La crescita degli acquisti online e la mobilità delle merci nelle città

- di: Daniele Maver
 
Gli acquisti online fanno oramai parte della vita quotidiana: nel 2022 33 milioni di italiani hanno fatto acquisti online (Osservatorio NetComm) che rappresentano l’11% del totale (era il 6% nel 2019).
Questa crescita ha avuto un’impennata durante i mesi della pandemia, in parte rientrata nei mesi seguenti. Ma la familiarità acquisita con l’acquisto online è restata ed è parte integrante del modus vivendi di molte famiglie. Al tempo stesso però abbiamo fatto i conti con alcuni impatti negativi: furgoni parcheggiati in doppia fila, negozi che chiudono perché sopraffatti dalle vendite online, posti di lavoro che scompaiono in parte recuperati da nuovi lavori nella logistica e nei magazzini di smistamento al di fuori delle cerchie urbane.

La crescita degli acquisti online e la mobilità delle merci nelle città

La domanda che sorge spontanea è quale sia l’impatto ambientale di questo cambiamento: ci ha provato la società di consulenza Oliver Wyman sviluppando uno studio molto interessante (commissionato da Amazon) in cui valuta l’effetto delle vendite online: l’ipotesi di base è che da una parte aumenti le emissioni dovute al traffico di veicoli commerciali e dall’altra riduca le necessità di spostamento dei singoli individui per fare acquisti. C’è sicuramente una grossa efficienza di sistema se lo stock di un qualsiasi articolo è concentrato in un unico magazzino a livello regionale rispetto ad averlo disponibile in una pluralità di esercizi commerciali. Lo studio analizza tutte le variabili con grande dettaglio e la conclusione è che l’impatto di CO2 emessa dalle vendite online, che include la logistica, il magazzinaggio e il packaging è circa la metà rispetto ad acquisti individuali nei negozi, dove il 60% dell’impatto è dato dal consumo di energia dei negozi e il 30% dagli spostamenti delle persone per fare acquisti.

Lo studio ha però alcune ipotesi semplificative di base che sono:
- Che le persone che acquistano online stiano poi a casa ad aspettare i pacchi, mentre è probabile che molti acquisti, il famoso shopping, siano anche una forma di utilizzo del tempo libero: pertanto le persone che hanno soddisfatto online le loro esigenze di acquisto si muoveranno ugualmente casomai per andare a prendere un caffè in centro o a fare due passi in un centro commerciale (cosiddetto rebound effect teoria che prevede che miglioramenti di efficienza con riduzione dei costi si traducano in una crescita di altre spese);
- L’altra ipotesi è che con gli acquisti online le vetrine dei negozi con il relativo impatto di CO2 scompaiano del tutto, ipotesi radicale e in fin dei conti un po’ triste.
Queste considerazioni sono molto difficili da misurare ed è pertanto difficile raggiungere una conclusione univoca.
La realtà è che alla comodità e alla economicità dell’acquisto online corrisponde un aumento dei veicoli commerciali in circolazione con esigenze di sosta nei momenti e nei posti più disparati delle città con impatti sicuramente negativi sulla vivibilità delle strade cittadine.
Pertanto se il commercio online è parte della nostra vita ed è destinato a crescere ancora molto, sarà necessario pensare a tutta una serie di misure che possano rendere la logistica compatibile con il miglioramento della qualità della vita nelle città. Non è pensabile che se il volume delle vendite online raddoppia, si moltiplichi per due anche il numero dei furgoni in sosta creativa sulle nostre strade.
- Da una parte è necessario prendere atto che le consegne di pacchi di varie dimensioni nelle abitazioni non sono più un’eccezione: e quindi trovare delle regole di convivenza stabilendo degli orari e soprattutto degli spazi per i veicoli addetti alle consegne. Spazi che vanno trovati, riducendo il numero di vecchie auto parcheggiate in sosta a lungo termine sulle strade pubbliche: in questo senso le città stanno prendendo delle misure per contenere la presenza anche statica delle auto obsolete e inquinanti all’interno delle grandi città, in vista della transizione verso l’elettrificazione.
- Dall’altra è necessario che le aziende di logistica si dotino sempre più di un sistema di smistamento che preveda un centro di distribuzione alle porte di ogni città rilevante per poi effettuare le consegne con mezzi piccoli ed ecologici, 100% elettrici. Questo approccio potrebbe essere in alcuni casi non ottimale dal punto di vista dell’efficienza ma necessario per salvaguardare il traffico e l’inquinamento dei centri urbani. Sarà pertanto compito del legislatore quello di stabilire regole che spingano in questa direzione.
A novembre Amazon ha lanciato in Italia 4 hub di micromobilità (Milano, Napoli, Genova, Bologna) da dove distribuisce i pacchi con cargo scooter elettrici a tre ruote. In altre città europee DHL e UPS stanno utilizzando cargo bikes, biciclette con un grande box per trasporto oggetti.
- Infine sarà opportuno tenere sott’occhio tutte le innovazioni tecnologiche che possano contribuire all’obiettivo di rendere le consegne delle vendite online ecologiche e non invasive, quali ad esempio l’utilizzo di droni: questi ovviamente sono più adatti alla consegna di beni di piccole dimensioni in case unifamiliari. Un altro esempio in fase di pilotaggio da parte di Amazon è lo Scout, un piccolo robot che va in giro sui marciapiedi a velocità di pedone e consegna i pacchi autonomamente.
Tutte soluzioni che possono contribuire ad alleggerire l’impatto ambientale e di traffico che le vendite online inevitabilmente rischiano di far crescere.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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