Covid-19: ormai è emergenza, sanitaria e dell'ordine pubblico

- di: Diego Minuti
 
Se guardiamo a quanto sta accadendo in Italia e lo paragoniamo a quel che succede in altri Paesi in termini di reazioni alla pandemia ed alle misure che per il suo contenimento vengono adottate, balza in tutta evidenza che in Italia la situazione è fuori controllo, non solo dal punto di vista sanitario, quanto da quello dell'ordine pubblico. Perché, dalle nostre parti, ad alimentare la deriva violenta delle proteste sono ben determinati soggetti che di politico non hanno nulla, gravitando nell'area dell'estremismo muscolare, che trova la sua ignobile ragion d'essere nel menare le mani, al di là di quello per cui si ''protesta'' (si fa per dire).

In Italia, quindi, piuttosto che lavorare, in quello che un tempo veniva chiamato spirito di servizio, per il bene comune, è tutto un coro di accuse e proteste, che sviliscono il ruolo della politica a semplice bega di potere. In un Paese che ama definirsi civile, non dovrebbe accadere.

Da noi, invece, assistiamo, quotidianamente, ad una rissa verbale (sino a quando si rimane nell'ambito della politica) che rischia di degenerare quando la protesta si trasferisce in piazze e strade. Abbiamo già espresso, da queste colonne, lo sconcerto guardando agli incidenti alimentati da frange di facinorosi, che agiscono andando ben oltre il limite della legge, certi di una quasi scontata impunità. Perché il reato che viene contestato (resistenza) è soltanto ridicolo rispetto allo sfregio portato al rispetto ed alla civiltà di cui l'Italia dovrebbe connotarsi.

E c'è da chiedersi, sempre con il massimo rispetto della magistratura, se il reato di devastazione esista ancora o sia stato depennato dal Codice penale. Un interrogativo, questo, che è solo apparentemente irrispettoso, perché sarebbe un bell'esempio se coloro che si rendono responsabili di devastazioni o saccheggi (come accaduto a Torino) dovessero rispondere di un reato che prevede condanne da otto a quindici anni di reclusione. Chissà se i mascherati (per pudore? per rispetto delle norme anti-Covid o solo per vigliaccheria?) che hanno messo a ferro e fuoco piazze e strade a Roma, Torino, Catania ne abbiano conoscenza.

In tutto questo il Governo continua a mostrarsi intrinsecamente debole, incapace in questo momento di tornare ad essere attendibile come lo è stato all'inizio della crisi. Le misure di marzo, sebbene dure e generalizzate, furono metabolizzate dagli italiani e, passato il picco, dovevano servire per una politica di lungo respiro in materia sanitaria.

Così non è stato ed oggi il Governo deve fare i conti con una crisi che gli è esplosa tra le mani e che ha acceso un incendio di vaste quanto non circoscrivibile dimensioni. Il domani del nostro Paese è buio e forse, mai come oggi, ci sarebbe da chiedere ai Cinque stelle se la loro opposizione aprioristica quanto di sapore massimalista al Mes sia ancora praticabile. Quei fondi sarebbero oggi necessari, anzi di più. Eppure il premier Conte non si è ancora espresso con chiarezza, in ossequio ad una interpretazione politica del suo ruolo che farebbe orrore a molti dei suoi predecessori.

Oggi il presidente del Consiglio, agli occhi degli italiani, pecca essenzialmente di una cosa: non riesce più ad infondere fiducia, con il suo incedere ondivago tra le pulsioni ormai liberali del Pd e i rigurgiti para-rivoluzionari (da guardando da destra) dei Cinque stelle. I soldi del Mes potrebbero sanare alcune delle falle che il nostro sistema sanitario ha mostrato nel momento in cui si è trovato a dovere fronteggiare una emergenza inattesa. Ma è compito dello Stato, se proprio non riesce a farsi trovare pronto, almeno a reagire con forza e determinazione. Noi lo abbiamo fatto all'inizio, sperando forse nello stellone d'Italia. Poi è stato un ''volemose bene'', il cui risultato - le centinaia di morti delle ultime settimane - deve suonare a condanna per tutti.
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