Aspi: l'accordo c'è, mancano chiarezza e certezze
- di: Diego Minuti
Il capitolo Aspi-Benetton, sfondo di una dolorosissima vicenda il cui ricordo invece si sta appannando, si avvia alla chiusura, con tempi ancora medio/lunghi, ma per la felicità non completa dell'ala dura del governo, che avrebbe voluto la revoca immediata della concessione. Ma dire che tutti gli obiettivi di chi voleva estromettere i Benetton sono stati raggiunti è forse prematuro, perché, ammettiamolo, rimangono ancora dei nodi irrisolti, ancorché poco chiari.
Il primo e più evidente è che è stato deciso - sia pure sotto forma di accordo imposto, come chi si trova una pistola puntata alla testa e gli si chiede in che punto vuole che il proiettile lo colpisca - quel che è stato deciso quando, a distanza di due anni, non c'è una sentenza che metta il primo punto all'iter giudiziario sul crollo del ponte Morandi, che si preannuncia molto lungo e non dall'esito scontato.
La storia giudiziaria italiana è piena di sentenze ribaltate. Come racconta il caso clamoroso di Itavia, cancellata per via governativa dopo che un suo aereo cadde nel Mediterraneo, un evento addebitato ad una carenza di controlli da parte della compagnia e che invece oggi, con risarcimento molto pesante (330 milioni di euro), si è capito conseguenza di un evento esterno.
Niente ci induce a pensare, oggi, che un eventuale ricorso dei Benetton (o Atlantia) possa essere accolto, ma, purtroppo, niente ci tranquillizza sul fatto che un giudice possa non dare ragione ai ricorrenti.
In questa faccenda si sono andate delineando posizioni che possono apparire mirate all'affermazione della giustizia, con gli atti che ne conseguono, ma anche essere state decise per rispondere alla pancia del proprio elettorato.
Mentre ancora si parlava, un viceministro (il pentastellato Cancelleri), senza grande rispetto per chi stava trattando, spandeva urbi et orbi la sua irrevocabile fatwa nei confronti dei Benetton. Che politicamente ci può stare, che può perdonarsi ad un Di Battista qualsiasi, ma se a gridare e minacciare è un componente del Governo, peraltro viceministro del Dicastero competente, allora il caso è diverso. Si ricade in una mancanza di sensibilità e rispetto nei confronti di chi gli sta sopra.
Un altro punto, che oggi Carlo Cottarelli, su Repubblica, ha sottolineato è l'assoluta mancanza di chiarezza sui costi di questa operazione.
“A che prezzo - si chiede l'economista - avverrà l'entrata di Cassa Depositi e Prestiti in Aspi?”. Domanda tutt'altro che capziosa perché in effetti ancora non si sa, così come si ignora il prezzo con cui saranno cedute le azioni di Aspi nel portafoglio di Atlantia.
Insomma, l'accordo c'è, è stato raggiunto, ma, confessiamolo, potremmo mai esprimere un giudizio su una intesa finanziaria se non conosciamo il relativo quadro economico?
Personalmente, direi proprio di no.