Confindustria: previsioni in ribasso per l’economia italiana, tagliate stime di crescita

- di: Barbara Bizzarri
 

Confindustria ha rivisto al ribasso le aspettative di crescita per l’economia italiana nei prossimi mesi, come evidenziato nel Rapporto di previsione autunnale presentato alla Camera. Per il 2024, la crescita stimata è stata ridotta a +0,8%, un calo rispetto alla precedente stima primaverile e in linea con le previsioni della Banca d’Italia. Tuttavia, questo dato risulta inferiore di due decimi rispetto alle stime del governo, che ritiene ancora raggiungibile l’obiettivo dell’1% per il prossimo anno. La revisione tiene conto della correzione operata dall’Istat sulle serie storiche, che ha ridimensionato la crescita acquisita nella prima metà del 2024.

Confindustria: previsioni in ribasso per l’economia italiana, tagliate stime di crescita

Le previsioni per il 2025 sono ancora più pessimistiche: Confindustria prevede una crescita dello 0,9%, inferiore alle stime governative. Gli industriali sottolineano come questo dato sia comunque superiore alla media pre-pandemia, ma rimanga ben lontano da una reale accelerazione economica, in linea con una debole crescita a livello europeo.

Investimenti in calo, frenati dalla fine dei bonus edilizi

La frenata degli investimenti è uno dei principali fattori a pesare sulle prospettive economiche del prossimo anno. Confindustria prevede un calo dell’1,3% negli investimenti, dovuto principalmente alla fine dei bonus edilizi, che saranno solo parzialmente compensati dai progetti del Pnrr. Anche gli incentivi legati all’Industria 5.0 stanno faticando a decollare, ostacolati dalla complessità burocratica.

Immigrazione per compensare il declino demografico

Sul lungo termine, il calo demografico rappresenta una delle maggiori preoccupazioni per la crescita economica. Il Rapporto di Confindustria stima che nei prossimi cinque anni la forza lavoro si ridurrà di 520 mila unità, mentre la crescita creerà una domanda di 815 mila nuovi posti di lavoro, portando a un disallineamento tra domanda e offerta di oltre un milione di lavoratori. Secondo gli industriali, è irrealistico pensare di compensare questo gap solo aumentando il tasso di occupazione, per cui si renderà necessario aumentare l’ingresso di lavoratori stranieri di 120 mila unità all’anno.

Casa e mobilità della forza lavoro

Un altro fattore che ostacola la crescita è l’accessibilità delle abitazioni, in particolare nelle grandi città italiane come Milano, Roma e Bologna, dove i costi immobiliari risultano sproporzionati rispetto ai salari. Per incentivare la mobilità dei lavoratori, il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha chiesto al governo misure per facilitare l’accesso alle abitazioni, inclusa una detassazione dei contributi per l’affitto.

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