Torna a crescere l'inflazione, pesa il comparto energetico

- di: Redazione
 

Le stime preliminari dell'Istato mostrano una risalita, seppur lieve, dell'inflazione a luglio: l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività, al lordo dei tabacchi, sale infatti dello 0,5% su base mensile e dell'1,3% su base annua, da +0,8% del mese precedente. Dati che l'Istituto imputa in primo luogo all'accelerazione su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici regolamentati (da +3,5% a +11,3%) e all'attenuarsi della flessione degli energetici non regolamentati (da -10,3% a -6,1%).

Torna a crescere l'inflazione, pesa il comparto energetico

A luglio l'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, resta stabile a +1,9%, mentre quella al netto dei soli beni energetici decelera lievemente (da +1,9% a +1,8%). La dinamica dei prezzi dei beni su base annua, pur restando negativa, registra una risalita (da -0,7% a -0,1%) e quella dei servizi è in lieve accelerazione (da +2,8% a +3,0%).

Il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni si porta quindi a +3,1 punti percentuali (dai +3,5 di giugno). L'aumento congiunturale dell'indice generale riflette, per lo più, la crescita dei prezzi dei beni energetici regolamentati (+5,5%), dei beni energetici non regolamentati (+3,3%), dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,8%), dei Servizi relativi ai trasporti (+0,4%) e dei beni alimentari lavorati (+0,3%). Gli effetti di questi aumenti sono stati solo in parte compensati dalla diminuzione dei prezzi dei beni alimentari non lavorati (-1,4%).

Il direttore dell'Ufficio Studi di Confcommercio, Mariano Bella, ha così commentato: "La risalita dell’inflazione di luglio (+0,5% congiunturale) fa segnare la variazione mensile più elevata da novembre 2022. È un dato inatteso (nostra stima +0,2%) che, tuttavia, sembra riflettere più fattori occasionali che l’inizio di una fase più espansiva dei prezzi. Gran parte dell’aumento dell’ultimo mese è, infatti, imputabile al comparto energetico,
su cui potrebbe aver pesato anche la fine del sistema tutelato con un effetto scalino che sarebbe assorbito nei prossimi mesi. Anche per i servizi ricreativi la variazione del mese risente di alcuni effetti stagionali. Al contrario, va letto favorevolmente il progressivo rientro dei prezzi degli alimentari, ormai allineati alle dinamiche generali, il cui andamento influisce in misura significativa sulla percezione del costo della vita da parte delle famiglie. A supportare la suggestione di un aumento solo transitorio dei prezzi a luglio c’è la contenuta dinamica dell’inflazione di fondo che permane su valori sostanzialmente in linea con gli obiettivi della politica monetaria. Le stime ufficiali sul fatturato dell’industria e dei servizi relative al mese di maggio confermano la differenziazione delle dinamiche tra il terziario, in crescita, e la manifattura, in riduzione. Se dall’esuberanza del settore turistico, dalla tenuta dell’occupazione e dalla stabilizzazione dell’inflazione dipendono le sorti dell’economia e, di conseguenza, la complessità della prossima manovra di bilancio, bisogna sottolineare che la ripresa dell’industria è elemento essenziale per una crescita equilibrata e duratura"
.

La nota di Confesercenti richiama all'attenzione sui dati Istat: "Le tensioni sui beni energetici spingono sull’inflazione: il dato odierno diffuso da Istat sui prezzi di luglio, in crescita di 5 decimali, conferma la necessità di monitorare con attenzione la dinamica dei prezzi degli energetici, vista la forte sensibilità e dipendenza della nostra economia dai mercati esterni. La componente energetica ha svolto, infatti, in Italia un ruolo maggiore nel guidare le oscillazioni dei prezzi, soprattutto perché le politiche di contrasto al caro-energia in alcuni Paesi si sono concretizzate in misure volte appunto a stabilizzare i prezzi, mentre in Italia l’approccio prevalente è stato quello di fornire sostegni mirati a favore di famiglie ed imprese per fronteggiare il caro bollette. Dal punto di vista dell’inflazione al consumo, ne deriva che il contributo dell’energia all’inflazione italiana è maggiore nella fase di crescita, soprattutto con l’eliminazione delle agevolazioni sugli oneri cosiddetti impropri, introdotte subito dopo l’esplosione del conflitto russo-ucraino. Il costo degli energetici in Italia rischia dunque di limitare le prospettive di crescita: il prezzo all’ingrosso (PUN) dell’energia elettrica a luglio è aumentato a 108 €/MWh (dai 102 del mese precedente), circa il doppio del livello registrato a gennaio 2021 (tra 55 e 60€/MWh). Mentre il prezzo all’ingrosso del gas (PSV) è invece salito a 0,37 € al metro cubo, anche in questo caso quasi il doppio dello 0,2 euro a metro cubo di gennaio 2021. E le prospettive tendono ancora all’aumento: i futures sui prezzi energetici stimano che il mercato nel 2024 e nel 2025 si assesterà sui 108 €/MWh, un livello comunque sempre doppio rispetto alla fase precedente dell’esplosione della crisi energetica. L’inflazione acquisita è all’1%, dunque non si tratta di fare allarmismi, in una fase in cui rientrano anche le tensioni sui beni alimentari ma il quadro complessivo resta ancora incerto, complice la difficile situazione internazionale. Tra gli obiettivi fondamentali in questa delicata fase per l’economia resta il consolidamento del recupero del potere d’acquisto delle famiglie, perduto dopo due anni di impennata dell’inflazione, e dunque la ripresa dei consumi: in questa direzione va anche il nostro auspicio verso un più significato sostegno da parte della BCE, con un più veloce ritmo di riduzione dei tassi di interesse".

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