Confcommercio: "Cala il disagio sociale ma l'inflazione mette a rischio occupazione e redditi"

- di: Daniele Minuti
 
Confcommercio ha pubblicato la sua analisi relativa all'indicatore del disagio sociale nel nostro Paese, che mostra un leggero calo rimanendo però a livello molto elevato rispetto alle rilevazioni fatte nel recente passato.

Confcommercio pubblica il report mensile sul livello di disagio sociale

"Il MIC1 di settembre 2021" - spiega la nota ufficiale - "si è attestato su un valore stimato di 16,7, in riduzione di un decimo di punto su agosto e l'indicatore anche nella formulazione attuale, che sottostima la disoccupazione estesa in considerazione dell’impossibilità di enucleare il numero di scoraggiati2 e sottoccupati3 , si conferma su livelli storicamente elevati. Al di là delle criticità che interessano la componente relativa all’occupazione – nei prossimi mesi si potrebbe assistere ad un ritorno significativo di popolazione sul mercato del lavoro con una presumibile crescita della disoccupazione –, a preoccupare è la risalita dell’inflazione. In pochi mesi si è passati da una situazione di deflazione ad una crescita prossima al 3%. Il fenomeno, inizialmente guidato dagli energetici, comincia ad interessare un insieme sempre più ampio di beni e servizi".

Questi dati vanno, per forza di cose, a ripercuotersi sui tassi occupazionali: "La durata e l’intensità del fenomeno" - spiega il report di Confcommercio - "potrebbero comprimere in misura significativa i redditi e limitare le capacità di ripresa del sistema ed il recupero dell’occupazione. A settembre il tasso di disoccupazione ufficiale si è attestato al 9,1%, in riduzione di un decimo di punto su agosto. Il dato è sintesi di un recupero dei livelli occupazionali (+59mila unità) e di una diminuzione del numero di persone in cerca di lavoro (-28mila unità in termini congiunturali). Va segnalato come il miglioramento dell’occupazione non coinvolga il lavoro indipendente ed autonomo in continua riduzione. Le incertezze che ancora caratterizzano la ripresa continuano a mantenere parte delle forze di lavoro potenziali nell’area dell’inattività: rispetto ai livelli pre-pandemia nella fascia 15-64 anni vi sono oltre 250mila inattivi in più. A settembre 2021 le ore autorizzate di CIG sono state oltre 74 milioni a cui si sommano i quasi 48 milioni di ore per assegni erogati da fondi di solidarietà. Del totale delle ore autorizzate il 71,8% aveva causale Covid-19, dato in riduzione su agosto, a segnalare come le imprese ed il mondo del lavoro non siano ancora usciti del tutto dalla fase emergenziale. In termini di ore di CIG effettivamente utilizzate destagionalizzate e ricondotte a ULA, si stima che questo corrisponda a quasi 438mila unità lavorative standard. Il combinarsi di queste dinamiche ha portato il tasso di disoccupazione esteso all’11,7%".
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