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Clima, l’Australia davanti al conto: innalzamento oceani e perdite per 611 miliardi

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Clima, l’Australia davanti al conto: innalzamento oceani e perdite per 611 miliardi

Ondate di calore, innalzamento del livello del mare, cicloni più intensi, diffusione di malattie: il cambiamento climatico in Australia non è più proiezione, ma realtà quotidiana. Lo rileva il rapporto del National Climate Risk Assessment, redatto per il governo di Canberra. I dati sono allarmanti: entro il 2050 oltre 1,5 milioni di australiani, su una popolazione di 27 milioni, vivranno in aree sommerse o minacciate dall’avanzata degli oceani.

Clima, l’Australia davanti al conto: innalzamento oceani e perdite per 611 miliardi

Il ministro per il Clima, Chris Bowen, ha sintetizzato il quadro con una frase netta: “Non è più una previsione, sta accadendo ora ed è troppo tardi per evitare tutte le conseguenze”.

L’impatto sulla salute e sulle città
Il documento sottolinea come il riscaldamento globale, in uno scenario da +3 °C, possa moltiplicare gli effetti sulla salute. Nell’area metropolitana di Sydney i decessi legati al caldo potrebbero crescere del 400% rispetto ai livelli attuali entro metà secolo. Le città, dove si concentra la maggior parte della popolazione, diventano dunque il punto più vulnerabile del sistema-Paese: infrastrutture fragili, servizi sanitari sotto pressione, costi sociali crescenti.

Il prezzo economico del riscaldamento
L’effetto diretto è quantificabile anche in termini patrimoniali. Secondo le stime, le perdite immobiliari ammonteranno a 611 miliardi di dollari australiani (circa 346 miliardi di euro) entro il 2050, tra allagamenti, erosioni costiere e svalutazione di aree residenziali. A ciò si aggiungono le ripercussioni sul turismo, sull’agricoltura e sulle assicurazioni, settori destinati a sostenere costi sempre più elevati.

Ecosistemi sotto pressione
La biodiversità australiana è già in fase di trasformazione. Molte specie endemiche dovranno spostarsi, adattarsi o rischiare l’estinzione a causa dell’intensificarsi di incendi, ondate di calore e cambiamenti delle precipitazioni. La perdita di habitat naturali ha conseguenze non solo ecologiche ma anche economiche, vista la centralità del turismo ambientale e della valorizzazione delle aree protette.

Obiettivi di riduzione e “guerre climatiche” interne
La pubblicazione del rapporto arriva a pochi giorni dalla definizione dei nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2035, come richiesto dall’Accordo di Parigi. Amanda McKenzie, direttrice del Climate Council, ha definito il documento “terrificante” e ha chiesto “l’obiettivo più ambizioso possibile” accompagnato dal blocco di nuovi progetti inquinanti.

Ma la politica australiana continua a essere attraversata dalle cosiddette “guerre climatiche”, conflitti interni che da anni rallentano il percorso di decarbonizzazione. Il governo laburista di centro-sinistra ha accelerato sulle rinnovabili, ma allo stesso tempo continua ad approvare progetti legati ai combustibili fossili.

Il caso North West Shelf

Emblematico il recente via libera all’estensione di 40 anni del progetto North West Shelf, uno dei più grandi complessi industriali offshore del Paese, capace di produrre oltre 10 milioni di tonnellate l’anno di gas e petrolio liquefatti. Una decisione che ha provocato la protesta dei gruppi indigeni e delle organizzazioni ambientaliste, secondo cui Canberra continua a legare il proprio futuro economico a combustibili in contrasto con gli impegni climatici.

Il gas come energia di riserva
Il ministro Bowen difende la linea governativa: “La transizione sarà complicata e complessa. Il gas rimarrà una fonte energetica di riserva necessaria”. In altre parole, l’Australia intende ridurre l’impronta carbonica, ma senza rinunciare al ruolo di esportatore di combustibili fossili, che restano una voce strategica della bilancia commerciale.

Una transizione ad alto rischio
Il rapporto fotografa un Paese diviso tra esigenze di crescita e minacce climatiche. Da un lato la necessità di tutelare popolazione, città ed ecosistemi, dall’altro il peso economico e politico delle risorse fossili. La sfida per Canberra sarà conciliare queste due traiettorie. In gioco non c’è solo la credibilità internazionale dell’Australia, ma la sostenibilità stessa di un sistema che rischia di dover pagare, nel giro di pochi decenni, un prezzo altissimo per l’immobilismo passato.

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