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Il capolavoro di Miyazaki domina il XXI secolo secondo il New York Times

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Il capolavoro di Miyazaki domina il XXI secolo secondo il New York Times

A distanza di quasi un quarto di secolo dalla sua uscita nelle sale, La città incantata di Hayao Miyazaki continua a conquistare la critica internazionale, consolidando il proprio status di opera assoluta nel panorama del cinema d’animazione e non solo. A ribadire l’unicità del capolavoro dello Studio Ghibli è stavolta il New York Times, che ha interpellato oltre 500 figure professionali dell’industria cinematografica – registi, sceneggiatori, critici, attori – per stilare una classifica dei migliori film del XXI secolo. Il risultato è chiaro: il viaggio iniziatico di Chihiro nella città degli spiriti si impone come il miglior film d’animazione degli ultimi venticinque anni, e conquista anche un posto d’onore nella classifica generale, dove figura in nona posizione assoluta.

Il capolavoro di Miyazaki domina il XXI secolo secondo il New York Times

Un’affermazione che non arriva per caso, ma si fonda su un riconoscimento costruito nel tempo, alimentato da un intreccio di merito artistico, profondità narrativa e impatto culturale. Sin dalla sua presentazione alla Berlinale del 2002, dove vinse l’Orso d’oro, La città incantata ha saputo coniugare l’efficacia visiva di un’animazione artigianale a mano con una scrittura capace di parlare a pubblici diversi, attraversando confini anagrafici, geografici e linguistici.

Il cuore simbolico della storia
Il racconto della piccola Chihiro, costretta a confrontarsi con una realtà magica e inquietante dopo che i genitori si trasformano in maiali, non è mai stato solo una favola per bambini. Il mondo termale gestito dalla strega Yubaba è un microcosmo di simboli e metafore, in cui l’identità, la memoria e il lavoro diventano strumenti di formazione e di liberazione. È anche un’opera profondamente politica, che affronta con grazia i temi dell’avidità, della distruzione ambientale e della perdita dell’innocenza. Ma soprattutto è un film che ha saputo raccontare il cambiamento senza moralismi, restituendo valore all’ambiguità e alla crescita personale.

Il trionfo al botteghino e il successo critico

L’impatto commerciale fu immediato: in Giappone La città incantata superò il record di incassi detenuto da Titanic e rimase per anni il film più visto della storia del paese. La critica internazionale, dopo una prima esitazione dovuta al relativo isolamento dell’animazione giapponese nel mercato occidentale, lo accolse con entusiasmo crescente. L’Oscar vinto nel 2003 come miglior film d’animazione, primo anime ad ottenere tale riconoscimento, fu solo il primo segnale di un successo globale destinato a durare. Oggi il film conserva il 97% di recensioni positive su Rotten Tomatoes e un punteggio di 94 su Metacritic, numeri che testimoniano una ricezione senza cedimenti.

La consacrazione del linguaggio animato
L’inclusione da parte del New York Times tra i dieci migliori film del secolo non è soltanto una celebrazione estetica. È anche un atto politico e culturale: la consacrazione definitiva del cinema d’animazione come linguaggio pienamente maturo e in grado di competere con il cinema “dal vero” sul piano espressivo e simbolico. In questo senso, la posizione conquistata da Miyazaki accanto a registi come Bong Joon-ho, David Lynch e Barry Jenkins rappresenta una svolta nel modo in cui l’industria americana guarda all’animazione d’autore, dopo decenni in cui il genere è stato percepito soprattutto come prodotto per l’infanzia.

Un tempo narrativo tutto nuovo
Il valore di La città incantata non risiede soltanto nella qualità tecnica del disegno, nella raffinatezza dei paesaggi o nella fluidità dei movimenti. È un film che ha saputo creare un tempo nuovo, diverso da quello accelerato e iper-cinetico dell’animazione americana contemporanea. I silenzi, le pause, la contemplazione, l’assenza di una spiegazione continua sono diventati cifra poetica e pedagogica, aprendo spazi di riflessione nel cuore dello spettatore. Una cifra che ha influenzato anche registi occidentali, spingendoli a sperimentare ritmi narrativi meno convenzionali.

L’incanto che resiste nel tempo
Oggi, nella classifica del New York Times, La città incantata non si trova al vertice della sola animazione, ma tra i film che meglio hanno saputo raccontare il nostro tempo. È una testimonianza della capacità di Miyazaki di parlare alla parte più fragile e profonda dell’essere umano, restituendo dignità al sogno e alla paura, al coraggio e alla metamorfosi. In un secolo segnato dalla velocità e dalla semplificazione, La città incantata ha dimostrato che l’incanto non è evasione, ma strumento di consapevolezza. E oggi, a distanza di ventiquattro anni, il suo incantesimo non accenna a svanire.

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