La "stangata delle bollette"? Era scontata, ma ora tutti protestano

- di: Redazione
 
Era tutto scontato: se solo si fosse data un'occhiata ai dati relativi ai costi energetici - non solo in Italia - si sarebbe capito che le prossime bollette per le famiglie italiane sarebbero state molto salate. Eppure è bastato che lo dicesse il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, perché la vicenda deflagrasse su tutti i media che, forse concentrati su altri argomenti (come, ma è solo un esempio, l'ingaggio di una influencer che è ormai un elemento che può determinare le fortune di un marchio), hanno un po' perso di vista ''cosucce'' come la legnata che gli italiani dovranno subire per pagare l'elettricità che usano in casa.

La "stangata" delle bollette era purtroppo un evento prevedibile

È questa la conseguenza di una ipocrisia di base nella nostra politica, quella che spinge ad utilizzare ogni argomento utile ad aumentare il consenso, anche se sono spesso operazioni incomprensibili se solo si ha un po' di sana circolazione di neuroni nel cervello. Così appare abbastanza scontato, quanto sorprendente che oggi qualche quotidiano vicino ai vecchi (ma anche attuali) padroni del vapore accusi Draghi e Cingolani, indicandoli al pubblico ludibrio come responsabili di una 'stangata' che però arriva da lontano e di cui, chi più, chi meno, tutti hanno responsabilità.

L'aumento del 40% delle bollette (il calcolo è del ministro Cingolani, che potrebbe significare un costo a famiglia tra i 250 e i 450 euro all'anno) è semplicemente conseguenza dell'aumento del prezzo delle materie prime, ma anche, di conseguenza, della nostra dipendenza da esse. Il che si traduce in un atto d'accusa nei confronti di chi ci governa per non avere saputo diversificare le fonti di approvvigionamento, lasciando il Paese in balia di giochi di ristrette e privilegiate conventicole che, spesso per motivi politici e non solo per massimizzare i loro introiti, decidono se alzare o abbassare i livelli dell'estrazione di petrolio e gas.

Inutile oggi dire che questo aumento è insopportabile se non si pensa che da decenni l'Italia sta lavorando per alleggerire la dipendenza dal petrolio e dal gas, ma non ci riesce anche per il retaggio di modi di pensare che guardano al particolare e non all'interesse generale. Ricordiamo solo la battaglia che è stata fatta all'eolico, adducendo motivi paesaggistici, per capire quanto tutto sia difficile in una nazione che, oltre a essere a forte vocazione turistica, paga un tributo altissimo ad una frammentazione di poteri e competenze conseguenza dell'istituzione delle Regioni, cui oggi alcuni presidenti attribuiscono ruoli quasi da Paesi sovrani.
Nel bailamme di reazioni alla 'scoperta dell'acqua calda' fatta da chi segue altre questioni che non quelle energetiche, è evidente che l'Italia è ancora indietro rispetto all'avvio di una efficace politica che tenga alta l'attenzione sulle necessità del Paese e non solo di questo o quel partito.

Se solo diamo un'occhiata a quanto accade negli altri Paesi - dove dell'aumento delle bollette energetiche si parla da mesi e non dopo la sortita di un ministro - ci si accorge di come alcune sensibilità mancano dalle nostre parti. Ed allora è giusto sottolineare che oggi il primo ministro spagnolo Sanchez ha annunciato l'adozione di una serie di misure fiscale per alleggerire i costi per le famiglie legate all'energia. Ovvero, il peso degli aumenti graverà sulle società elettriche che stanno macinando negli ultimi mesi risultati economici da record, a spese degli utenti. E, sempre oggi, in una intervista al quotidiano La Tribune, il ceo del gigante energetico francese Totalenergies, Patrick Pouyanné, ha detto che ''sono i soldi del petrolio che finanziano la transizione energetica''.
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