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Caltagirone nel mirino di Paragon: il software-spia Graphite colpisce anche l’imprenditore romano

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Caltagirone nel mirino di Paragon: il software-spia Graphite colpisce anche l’imprenditore romano

Anche Francesco Gaetano Caltagirone, imprenditore, editore e tra i maggiori finanziari italiani, è stato spiato con Graphite, il software di sorveglianza sviluppato dalla società israeliana Paragon Solutions e venduto a governi e forze di polizia di diversi Paesi, Italia compresa.

Caltagirone nel mirino di Paragon: il software-spia Graphite colpisce anche l’imprenditore romano

La notifica è arrivata direttamente sul suo telefono, da WhatsApp, la stessa che negli ultimi giorni ha avvisato almeno altre sette persone nel Paese: giornalisti, attivisti e ora anche un grande nome dell’imprenditoria.

A rivelarlo sono IrpiMedia e La Stampa, che collocano il nome di Caltagirone in un elenco di target “ad alto profilo”. WhatsApp avrebbe informato l’imprenditore di un tentativo di intrusione con finalità di sorveglianza, senza tuttavia specificare chi fosse il committente o l’autorità richiedente.

Il software e la catena del controllo
Graphite è uno strumento di hacking “governativo”, concepito per penetrare telefoni e intercettare comunicazioni criptate. Secondo fonti israeliane e documenti riservati visionati da Haaretz e Forbidden Stories, Paragon Solutions commercializza il software solo a “Paesi democratici”, con l’obiettivo dichiarato di contrastare terrorismo e criminalità.
Ma il confine tra sicurezza e sorveglianza si fa sempre più labile.

In Italia, come emerso dalle inchieste precedenti su Pegasus e RCS Lab, alcuni apparati di sicurezza avrebbero utilizzato sistemi analoghi per monitorare giornalisti, politici e attivisti, senza una cornice trasparente di controllo parlamentare. Graphite, spiegano gli esperti, permette di accedere a messaggi, foto, chiamate, geolocalizzazione e app di pagamento, spesso senza che l’utente si accorga dell’infezione.

Il messaggio e l’allerta

Per Caltagirone, l’allerta è arrivata nello stesso giorno in cui WhatsApp ha notificato un tentativo di intrusione anche a Francesco Cancellato, direttore di Fanpage, e a Luca Casarini e Giuseppe “Beppe” Caccia, fondatori della Ong Mediterranea Saving Humans.
Il messaggio era chiaro: “Il tuo account è stato oggetto di un attacco informatico di un attore governativo”.

Una formula che WhatsApp utilizza solo in casi in cui ci sia “evidenza tecnica di un’operazione di sorveglianza mirata”. In altre parole: qualcuno, con strumenti professionali e risorse statali, ha provato a entrare.

Il nodo politico e giudiziario
Al momento nessuna autorità italiana ha confermato o smentito l’utilizzo del software. Ma la coincidenza temporale tra le notifiche ricevute da imprenditori, giornalisti e attivisti solleva domande pesanti: chi ha ordinato le intercettazioni? E per quale motivo figure così diverse, ma accomunate da una forte esposizione pubblica, sono finite nello stesso elenco?

Caltagirone, 81 anni, editore del “Messaggero” e azionista di Mediobanca, Generali e Cementir, non è un nome che si incontra per caso in un’indagine. La sua inclusione nel gruppo dei sorvegliati, se confermata, apre un fronte nuovo: quello del controllo sugli ambienti economici e finanziari.

Ombre e silenzi
Dopo i casi Pegasus e RCS, il tema del cyberspionaggio legale torna a scuotere Roma. L’Italia, come altri Paesi europei, si muove in un’area grigia dove la cooperazione tra forze di sicurezza e società private straniere non è del tutto trasparente.

Intanto, i soggetti coinvolti — giornalisti, imprenditori, attivisti — attendono chiarimenti. “Chi controlla i controllori?”, è la domanda che si ripete tra le righe delle segnalazioni.

L’impressione è che il caso Paragon non sia isolato, ma la punta di un sistema che si muove nell’ombra, al confine tra sicurezza e abuso. Come scrive IrpiMedia, “Graphite è lo specchio perfetto di un’epoca in cui la sorveglianza non ha più bisogno di mandati, solo di accessi”.

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