Bologna si schiera con i palestinesi, ma nelle parole del sindaco non un accenno agli ostaggi

- di: Redazione
 
Alzi la mano chi, non essendo un costruttore di armi e munizioni o che sia un pazzo furioso, può dire di essere contro la pace. E' un sentimento talmente generalizzato che qualsiasi discorso si faccia intorno ad esso non porta che ad una sola conclusione: la pace non è qualcosa su cui trattare. Quindi ben vengano le ripetute prese di posizione a favore della pace, in questo momento in cui le armi fanno sentire la loro voce, in Ucraina così come in Medio Oriente, per fare cessare ogni ostilità e perché esse tacciano, poi, per sempre.
Ma tutti i discorsi che si fanno devono avere una base di concretezza e non fondarsi solo su dogmi che non possono essere discussi. Perché, per raggiungere la pace, intesa come valore universale e quindi non riferibile solo ad uno dei contendenti, occorre che tutte le parti in causa convengano su questo. Se ne facciano una ragione coloro che, in questo periodo di campagna elettorale, dicono di volere la pace, ma solo per trovare voti da qualche parte, tra coloro che aborrono le armi.
Quindi, ma questa è solo la prima parte del nostro discorso, benissimo ha fatto il Comune di Bologna ad esporre la bandiera palestinese per rappresentare, con una immagine, la vicinanza alle sofferenze che sta patendo la popolazione civile a Gaza e a Rafah, davanti all'offensiva delle forze armate di Israele.

Bologna si schiera con i palestinesi, ma nelle parole del sindaco non un accenno agli ostaggi

Come non condividere le parole del primo cittadino di Bologna, Matteo Lepore, quando dice che ''come sindaco di un Comune storicamente schierato per la Pace, la non violenza e la salvaguardia dei diritti umani è per me doveroso prendere posizione così come agire per garantire la maggiore coesione sociale possibile nella nostra città. Per questo esporremo. accanto allo striscione per il cessate il fuoco, la bandiera della Palestina. Prendiamo parte in favore delle vittime e dei diritti umani, ancora una volta quindi. Non possiamo e non vogliamo restare in silenzio''?

Come detto, belle parole, che traducono la tristezza e l'angoscia per quello che patiscono donne, bambini, anziani per il fatto di essere accomunati a chi, Hamas, ha fatto ricorso alla violenza.
Ma, almeno a leggere i resoconti sui quotidiani che hanno raccontato l'iniziativa del sindaco Lepore, di riferimenti ad Hamas non ce ne sono stati, così come non c'è alcun cenno agli ostaggi che, ancora in mano al gruppo armato, costituiscono la leva di un ricatto che va avanti dal 7 ottobre e che ha avuto gli effetti che sono sotto gli occhi di tutti.

Bene ha fatto Lepore a dire che per ''aprire alla possibilità di nuovo di avere due Stati'', occorrono due popoli, ''e questo per quello che i palestinesi stanno subendo rischia di non potere più accadere''.
Ma non una parola per gli ostaggi o per le loro famiglie che sono diventati protagonisti del conflitto senza volerlo, come accade ai civili palestinesi.
Per loro, almeno con parole chiare ed inequivocabili, nessuna solidarietà e vicinanza, invece riservate ai 'cittadini israeliani e ai componente della comunità ebraica che vivono a Bologna, perché ''sappiamo che loro stessi stanno subendo una situazione grave e molti di loro non condividono le scelte del governo israeliano''.
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