Il bitcoin chiude il 2020 con un record: superata la soglia dei 28.000 dollari

- di: Emanuela M. Muratov
 
Il 2020 che sta per chiudersi passerà alla storia come uno degli anni peggiori per le economie mondiali (anche se la Cina, che forse nella pandemia qualche piccola responsabilità potrebbe avere, brinda ancora ai suoi record).  Ma, come sempre accade ciclicamente in economia, c'è sempre un vincitore, come hanno insegnato le grandi crisi da cui qualcuno esce molto più ricco di quando c'era entrato. Il 2020, se dovesse proporre dei vincitori, ne avrebbe uno certamente nel bitcoin.

Questo semplicemente perché, domenica 27 dicembre, il prezzo della criptovaluta più famosa ha varcato per pochi istanti la soglia dei 28.000 dollari (22.840 euro), massimo storico.
Un record giunto alla fine di una folle galoppata cominciata già nelle prime settimane dell'anno. Basti solo considerare che all'inizio del 2020 il valore del bitcoin era di circa 7.000 euro. Quindi, anche se solo per pochi istanti, la criptomoneta in un anno ha quadruplicato il suo valore. Con prospettive assolutamente positive.

Infatti, anche se ci fosse una correzione nei prossimi giorni, il suo valore - secondo le previsioni di molti analisti - potrebbe avvicinarsi a 30.000 dollari entro un mese o due. I motivi di questa impennata nel valore della criptomoneta vengono messi in relazione alle conseguenza della crisi determinata dalla pandemia che ha spinto una grande massa di investitori (privati e professionisti, piccoli o grandi) a scommettere sul bitcoin (così come su altre criptovalute, nate sulla sua scia) a diversificare il proprio portafoglio.
A sostenere la richiesta è stata anche la speranza di ottenere un forte ritorno in un momento storico in cui la maggior parte degli investimenti tradizionali, come i titoli di Stato, stanno producendo sempre meno.

Per molto tempo, il bitcoin si è portata dietro una reputazione non lusinghiera, anche a causa della sua genesi.
A creare la criptomoneta è stato, nel 2008, un misterioso informatico, celato dietro lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, che si disse avrebbe agito per motivi e finalità libertari: la sua emissione non è gestita da una banca centrale, come l'euro o il dollaro, ma da un protocollo informatico basato sul crittografia e "blockchain". Questa tecnologia consente di convalidare ed elencare le transazioni emesse in bitcoin.

Il sistema, per come è stato progettato da Satoshi Nakamoto, dovrebbe avere un tetto massimo di bitcoin di 21 milioni, che dovrebbe essere raggiunto intorno al 2140.
Una scarsità programmata che assimila il cripto-asset ad una merce come l'oro e spiega in parte il prezzo in crescita.
Negli ultimi quattro-cinque anni, anche il mondo della finanza si è interessato al bitcoin, mentre le autorità di regolamentazione di diversi Paesi hanno gradualmente rafforzato i controlli sul suo utilizzo.

Con il passare degli anni ed il suo consolidamento anche nel giudizio degli operatori, il bitcoin, pur se mantiene ancora un "alone" libertario, si sta istituzionalizzando. Alcuni investitori lo considerano un rifugio sicuro di fronte alla crisi, vedendo in esso una strumento efficace per difendersi dalla debolezza del dollaro o da un sempre possibile ritorno dell'inflazione. Mentre le banche centrali - come sta accadendo in Europa - riversano montagne di liquidità nei mercati per aiutare i governi a finanziarsi, molti guardano al bitcoin come ad un investimento redditizio.
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