Berlusconi e il Quirinale: i sogni finiranno all'alba

- di: Redazione
 
La distinzione tra sogni e realtà corre spesso tra particolari, sfumature, interpretazioni. Per questo capiamo la pervicacia, diventata quasi ferocia, con cui Silvio Berlusconi sta perseguendo il sogno - cullato da sempre - di potere vedere concludersi la sua parabola politica guardando Roma (e l'Italia) dal colle più alto, il Quirinale. Ciascuno ha diritto ad avere dei sogni, di cullarli, di fare sì che essi si possano concretizzare. Ma ci sono sogni e sogni e quello dell'ex Cavaliere cozza con una serie di ostacoli di varia natura, che si mettono per traverso sul cammino che Berlusconi ha disegnato per sé stesso.

Berlusconi e il Quirinale: i sogni finiranno all'alba

Quando ci si pone un obiettivo difficile da raggiungere, si valutano sempre i pro e i contro, a meno di non essere travolti da un entusiasmo che tutto cancella, che tutto relativizza.
Ma la dimensione onirica nella quale Berlusconi sta sta muovendo purtroppo si alimenta anche di fatti concreti, non tutti favorevoli.

È bastato che un sondaggio collocasse Berlusconi dietro solo a Mario Draghi in una ipotetica classifica di gradimento degli italiani in merito al prossimo inquilino del Quirinale per scatenare le truppe cammellate dell'ex Cavaliere, unite in salti di gioia, fuochi d'artificio e tric-trac. Quasi che un sondaggio abbia un valore assoluto, ben sapendo che il presidente della Repubblica è eletto dal Parlamento, quindi dai partiti politici e, di conseguenza, dagli accordi strategici che essi possono raggiungere. Un sondaggio fatto oggi ha un valore concreto pari a zero, non per disconoscerne il valore scientifico, quanto perché gli italiani cambiano idea al semplice stormire delle fronde.

Ora, quindi, i pasdaran di Forza Italia sono scatenati nel dire: ve l'avevamo detto che Silvio è sempre nel cuore di tutti. E poco importa se, in seno a Forza Italia, ci sono cervelli che marciano spediti e che, anche se riconoscenti a Berlusconi per quel che ha fatto (per loro e per il Paese), sono consapevoli che candidare il leader di FI serve solo a saziare la sua ambizione, che bisogna rispettare, ma che deve aggirare mille colate di lava incandescente che scendono dal fianco di quel vulcano che si chiama vita vera e non solo politica.
Dalla sua scesa in campo, Berlusconi ha avuto tanti profili, alcuni dei quali oggi rendono quanto meno problematica la sua candidatura. Nei momenti in cui l'offensiva della magistratura nei suoi confronti è stata durissima, non s'è mai fermato nella sua straripante oratoria, finalizzata a delegittimare quella parte dei giudici che, secondo lui, lo perseguiva perché di sinistra, peggio comunista.

Viene solo da sorridere al pensiero che, se dovesse essere eletto presidente della repubblica, tra le sue prerogative ci sarebbe anche quella di presiedere il Consiglio superiore della magistratura, ovvero di tutti i giudici (senza distinzione di appartenenza alle mai troppo vituperate correnti) di cui ha detto peste e corna, in un lunghissimo tentativo di invertire l'ordine dei fattori e mettere loro, e non più lui, sotto accusa.
Berlusconi al Quirinale significherebbe anche altro perché ci sono cose che vengono accettate se riguardano un privato cittadino, ma che non possono esserlo da chi rappresenta, dentro e fuori dal Paese, l'Italia e gli italiani.
Come prenderebbero, gli italiani, il fatto che sia il loro presidente un uomo che spesso non ha rispettato la continenza, tracimando dal fiume della buona condotta. Barzellette, allusioni, ammiccamenti hanno fatto parte del Berlusconi di ieri, ma sarà difficile - anche se non ricadesse più nel medesimo canone di comportamento - dimenticare le storielle a case di carciofi e 'cummenda' infoiati.

Comunque, da quando questa ideuzza gli frulla per la testa, Silvio Berlusconi ha tirato fuori, dalla valigia del prestigiatore, tutta una serie di giochini che in qualche modo potrebbero essergli utili.
Come ad esempio la decisione di accantonare per qualche settimana alcuni programmi giornalistici, o presunti tali, di Retequattro (quella più a destra della galassia di Mediaset) che, su posizioni sempre ipercritiche nei confronti di tutti i governi precedenti a quello Draghi e non certo teneri verso quello in carica, potrebbero inimicargli la pattuglia di indecisi che, invece, l'ex Cavaliere crede che gli saranno accanto nella conta finale. Forse, ai vertici di Mediaset, la chiusura temporanea dei programmi condotti da Del Debbio e Giordano - che hanno uno zoccolo duro di telespettatori - non è che abbia fatto piacere. Ma è un sacrificio che Berlusconi affronta volentieri, vista la posta in palio. Ci sarebbero poi un paio di sorprendenti dietro-front che sono giunti a dir poco inattesi. Come l'endorsement nei confronti del reddito di cittadinanza, quasi una mano tesa per i Cinque Stelle, di cui sino a ieri era nemico giurato, degradandoli a parvenu della politica.

E poi ci sono capitoli della vita di Berlusconi che, nell'immaginario collettivo, non si cancelleranno mai, legandolo a fatti e persone che, oggi, forse valuta come negativi.
Un presidente della Repubblica non necessariamente deve essere ascetico, un monaco trappista prestato temporaneamente alla politica, uno stilita che guarda dall'alto il mondo che placidamente scorre sotto la sua colonna. Ma, sino a quando i pettegolezzi (o le allusioni) si sono fermati ai ''si dice'', l'immagine di chi ne è stato fatto oggetto ha resistito. Il rigore estremo di Sergio Mattarella, conseguenza della sua formazione familiare, religiosa e accademica, se è stata garanzia della sua intangibilità, gli è costata anche qualche battuta, qualche epiteto non certo gradevole nei confronti della sua rigidità, anche fisica.
Ma tutto si potrebbe dire, meno che sulla figura e sul settennato di Mattarella si sia addensata qualche nube.
Berlusconi presidente sarebbe ai di sopra anche solo di un sospetto, come la moglie di Cesare, o le sue ''amicizie giovanili'' potrebbero essergli di nocumento? Qualche ragazza, la cui vita si è incrociata con quella di

Berlusconi, potrebbe essere ingolosita dal nuovo ruolo e, quindi, creare fastidio?
Non sono domande campate in aria, ma normali.
Silvio Berlusconi, a differenza di quanto sostiene qualcuno, magari col dente avvelenato, non è il diavolo, ma non è nemmeno un santo e crediamo che lui stesso non si voglia accreditare di questa immagine.
Berlusconi ora si trova davanti ai due forni: continuare a correre per il Quirinale o accettare d'essere comunque un padre nobile della politica degli ultimi (quasi) trent'anni del Paese, limitandosi a guardare da lontano il palazzo che si erge sul più alto colle di Roma?
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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