Berlusconi: il funerale unisce, il funerale divide
- di: Redazione
Davanti alla morte e ai tanti misteri che ad essa si accompagnano, i sentimenti non sono sempre eguali perché se per alcuni è la perdita di una persona casa, amica, stimata; per altri, per dirla in modo brutale, è il togliersi di torno un nemico, un avversario, comunque qualcuno la cui scomparsa non dà certo fastidio.
Nel caso di Silvio Berlusconi, la morte sta causando un guazzabuglio di reazioni, che sono in linea con il giudizio ufficiale (quelli privati potrebbero non essere sempre elogiativi) sul politico.
A cominciare dalla scelta del Governo di accordagli i funerali di Stato, cosa che è nelle sue prerogative, ma che ha creato un ulteriore motivo di discussione sull'opportunità di riconoscerli a lui che, da ex presidente del Consiglio, non ne avrebbe avuto diritto, come invece hanno quelli della Repubblica.
Berlusconi: il funerale unisce, il funerale divide
Ma lo si è deciso, forzando la mano, politicamente parlando, e ponendo ulteriori interrogativi sulla tempesta di giudizi che sono stati fatti in questi giorni su Silvio Berlusconi che, per i suoi estimatori, è stato celebrato come uomo politico e, dagli avversatori, anche come uomo, e quindi anche per il suo percorso giudiziario.
I funerali di Stato sono, insieme al riconoscimento per quanto fatto per il Paese, anche la certificazione di una statura morale al di sopra di ogni possibile critica.
Silvio Berlusconi era in questa condizione?
Sommessamente, e con il rispetto che si deve a chi è appena morto e evitando quindi di perderci in lodi sperticate (come stanno facendo a reti unificate Rai e Mediaset, in una corsa a chi alza il più alto peana), diciamo di no. Berlusconi, cosa di cui non s'è mai pentito, per trent'anni ha voluto incarnare l'anti-Stato nel momento in cui la sua narrazione della vita quotidiana ha banalizzato il rapporto con le Istituzioni, di cui ha auspicato lo stravolgimento solo per andare incontro alla pancia degli elettori: dall'abbassare le tasse, considerandole il braccio economico dello Stato grassatore (cosa che ha avuto eco anche in recenti dichiarazioni di Giorgia Meloni), all'etichettare uomini in divisa alla stregua di malfattori (lo fece parlando da primo ministro davanti agli ufficiali della Guardia di Finanza).
Un politico ''contro'' che aveva come unico faro una rivoluzione liberale che però non ha mai fatto, pur vantandosene.
E poi c'è il coté umano, quello che lo portava alla celebrazione dello stereotipo del gallo cedrone, che cercava di imporre a tutti, sia nei bei tempi che furono, sia negli ultimi mesi, quando l'età e la malattia lo avevano reso l'uomo vecchio che non era tale solo ai suoi occhi.
Questo, lo ripetiamo, era l'uomo nel suo privato e che quindi non può essere sovrapposto al politico.
Ma celebrare il politico, dimenticando il resto (nel quale c'è anche una condanna e la successiva ''luce rossa'' per il Parlamento), è una scortesia nei confronti delle Istituzioni, a cominciare dalla magistratura, che Berlusconi ha sempre considerata nemica.
Cosa che non può escludersi (i magistrati schierati politicamente sono sempre esistiti), ma da qui a criminalizzare la maggior parte dei giudici ce ne corre.
E nel Duomo di Milano, tra gli altri, anche Sergio Mattarella che è anche presidente del Csm.