Un’utopia “ragionevole”, l’unica possibile. Roberto Benigni è tornato a incantare il pubblico con il suo mix inimitabile di ironia e profondità, lanciando un appello accorato per difendere l’idea stessa di Europa. Un discorso che è stato insieme una lezione di storia, una celebrazione della democrazia e un monito sui pericoli che incombono sul futuro del continente. “Attenti al nazionalismo, perché la pace è in pericolo”, ha avvertito il premio Oscar, con il suo tono inconfondibile, capace di passare dalla leggerezza alla solennità in un battito di ciglia.
Benigni e l’utopia europea: “Attenti al nazionalismo, la pace è in pericolo”
Davanti a una platea rapita, Benigni ha ribaltato il cliché di un’Europa percepita come un’istituzione fredda, distante, ingabbiata nella burocrazia. “Ma quale freddezza! L’Europa è un miracolo, una costruzione meravigliosa nata per evitare che ci ammazzassimo a vicenda. È la nostra casa, un’utopia che siamo riusciti a realizzare”. Un sogno concreto, nato dalle macerie della Seconda guerra mondiale, che oggi rischia di sgretolarsi sotto i colpi di nuove spinte sovraniste, conflitti e divisioni.
Il pericolo del nazionalismo
Quello di Benigni non è stato solo un omaggio all’Unione Europea, ma un atto d’accusa contro il ritorno dei nazionalismi. Un’ombra che si allunga minacciosa sul presente, evocando i fantasmi del passato. “La storia lo insegna: ogni volta che un popolo si è chiuso in sé stesso, ha portato alla guerra, alla distruzione, al dolore. Abbiamo visto cosa è successo nel Novecento, non possiamo dimenticarlo”.
Un riferimento nemmeno troppo velato ai movimenti populisti che in diversi Paesi stanno mettendo in discussione i principi fondanti dell’Unione. Dall’Ungheria alla Polonia, fino alle pulsioni sovraniste che serpeggiano in Italia e in Francia, il rischio – ha sottolineato l’attore e regista – è quello di un ritorno a logiche di contrapposizione, di divisione, di isolamento. “Pensate all’Italia senza l’Europa. Saremmo un’isola alla deriva, fragili davanti alle tempeste del mondo”.
L’Europa come antidoto alla guerra
Nel suo affondo appassionato, Benigni ha voluto ricordare il senso profondo dell’integrazione europea. “Quando è nata l’Unione, l’idea era semplice e geniale: se ci uniamo, se condividiamo il nostro futuro, non faremo più guerre tra di noi. E ci siamo riusciti, per decenni. Ma ora questa pace è minacciata, perché c’è chi vuole tornare indietro”.
Uno sguardo preoccupato rivolto ai conflitti che si affacciano ai confini del continente, dalla guerra in Ucraina alla crisi in Medio Oriente, e al crescente clima di tensione geopolitica. “Abbiamo vissuto settant’anni senza guerre in Europa occidentale, e già ci sembra scontato. Ma la pace non è mai scontata, va difesa ogni giorno. E la prima difesa è stare insieme, non dividersi”.
Un messaggio universale
Con la sua capacità unica di fondere impegno civile e affabulazione, Benigni ha trasformato il suo show in un manifesto politico. Non un discorso di parte, ma un appello universale, rivolto a tutti, indipendentemente dalle appartenenze ideologiche. “L’Europa è l’unico vero antidoto alla barbarie. Non possiamo permetterci di distruggere quello che i nostri padri hanno costruito con tanta fatica”.
Parole che risuonano come un grido d’allarme, ma anche come un inno alla speranza. Perché, ha concluso, “un’utopia può diventare realtà solo se la difendiamo con tutto il cuore”.