Mediobanca e Mps, la partita si fa dura. Nagel avverte la politica: non stiamo al gioco
- di: Bruno Coletta

Alberto Nagel (foto), amministratore delegato di Mediobanca, ha ribadito con fermezza le sue perplessità riguardo all’offerta pubblica di scambio (OPS) lanciata da Monte dei Paschi di Siena (Mps), definendola un’operazione priva di sinergie e potenzialmente dannosa per gli azionisti. Intervenuto alla Morgan Stanley European Financials Conference 2025, Nagel ha sottolineato che i soci di Mediobanca “prenderanno le loro decisioni in base alla convenienza, non in base alla politica”.
“Il fattore cruciale sarà scegliere in quale azione investire e quali rischi prendere”, ha scandito Nagel, aggiungendo che l’operazione proposta da Mps “non è positiva per la banca e per i nostri soci”. Secondo il CEO di Mediobanca, l’OPS comporterebbe una “diluizione a doppia cifra in termini di utile per azione” e una riduzione degli utili distribuiti, rendendola svantaggiosa sia per Mediobanca che per gli azionisti di Siena.
Un messaggio al Governo: non stiamo al gioco
Un messaggio chiarissimo, quello di Nagel, che arriva in stanze importanti della politica. Perché non è un mistero per nessuno che la maggioranza di governo vede con favore la nascita di un polo bancario italiano che sia alle spalle di Intesa Sanpaolo e Unicredit e i cui punti di forza siano Bpm e Gruppo Montepaschi. Lo stesso ministro dell’Economia e delle Finanze, Giovanni Giorgetti, a un recentissimo evento organizzato dalla Lega ha affermato che è favorevole alla “biodiversità bancaria” che consenta di sostenere il credito alle piccole e medie imprese. “Parliamo del credito ai piccoli e medi imprenditori - ha detto testualmente Giorgetti - Non può, uno che fa politica nella Lega, non considerare che tutto quello che è venuto avanti, in base a delle regole scritte nelle tavole della legge, e cioè che il sistema bancario deve essere fatto soltanto da grandi banche, che queste grandi banche fanno grandissimi profitti, però forse si dimenticano di fare quello per cui sono nate e cioè fare credito alle imprese e soprattutto alle piccole e medie imprese. E quindi se io devo prendere una decisione devo fare in qualche modo che continui a sopravvivere quella che qualcuno ha chiamato la biodiversità bancaria”.
Le critiche al consolidamento bancario
Nagel ha anche espresso dubbi sul consolidamento del settore bancario italiano, sostenendo che mentre ha senso per le banche commerciali, per quelle di investimento è necessario valutare con maggiore attenzione i rischi di creare “fratture”. “Di base, il consolidamento bancario ha senso soprattutto per le banche commerciali. Per quelle di investimento bisogna avere più attenzione e considerare i rischi di creare fratture”, ha affermato.
Il top manager ha poi delineato la strategia futura di Mediobanca, che punta a mantenere un approccio stand-alone e a sfruttare il capitale in eccesso, nonché la partecipazione in Generali, per finanziare potenziali acquisizioni. Tra le aree di interesse ci sono il fintech e il corporate e investment banking. Tuttavia, operazioni più grandi saranno considerate solo dopo che sarà chiaro l’esito dell’offerta di Mps.
La partita su Generali e il ruolo di Assogestioni
Intanto, prosegue il braccio di ferro tra Mediobanca e il magnate Francesco Gaetano Caltagirone per il controllo di Generali. Mediobanca, primo azionista del Leone di Trieste, sostiene la riconferma dell’attuale amministratore delegato Philippe Donnet, mentre Caltagirone, appoggiato da Delfin (la holding della famiglia Del Vecchio), punta a presentare una lista di minoranza.
In questo contesto, il Comitato dei gestori di Assogestioni sta lavorando per definire una lista di candidati indipendenti per il consiglio di amministrazione di Generali. Secondo fonti vicine ai lavori, l’orientamento è quello di presentare una rosa di tre nomi di alto profilo, in grado di garantire indipendenza e competenza. Le discussioni si concentrano ora sull’identificazione di figure di standing adeguato, con tempo fino al 29 marzo per depositare le liste. L’assemblea di Generali è in agenda per il 24 aprile.
Intesa Sanpaolo e Poste Italiane sono tra i principali attori coinvolti nel Comitato, mentre Mediobanca, Generali, Mediolanum, Amundi, Anima e Kairos hanno deciso di non partecipare ai lavori a causa di potenziali conflitti di interesse. Emilio Franco, coordinatore del Comitato e AD di Mediobanca SGR, ha raccolto un parere legale sui requisiti di indipendenza dei componenti, aggiungendo un ulteriore livello di complessità alla vicenda.
Le reazioni del mercato
Le dichiarazioni di Nagel hanno suscitato reazioni contrastanti nel mercato finanziario. Alcuni analisti hanno sottolineato che la posizione di Mediobanca riflette una cautela giustificata, considerando i rischi associati all’OPS di Mps. Altri, tuttavia, ritengono che il consolidamento del settore bancario italiano sia inevitabile e che Mediobanca potrebbe perdere opportunità strategiche mantenendo un approccio troppo conservativo.
Intanto, gli investitori attendono con ansia le prossime mosse di Mediobanca e l’esito della partita su Generali, che potrebbe avere ripercussioni significative sulla governance del Leone di Trieste e, più in generale, sul panorama bancario italiano.