In viaggio con la Banca d'Italia, Signorini al Gssi: "Beneficio investire in conoscenza"

- di: Barbara Bizzarri
 
Il Direttore generale della Banca d'Italia, Luigi Federico Signorini, a L’Aquila per promuovere l’iniziativa itinerante di Via Nazionale “In viaggio con la Banca d’Italia” e far conoscere ai cittadini i tanti “mestieri” della Banca, nel corso di un intervento pronunciato all'Aquila all'interno del Gran Sasso Science Institute (Gssi), istituzione nata dopo il terremoto del 2009, ha dichiarato che “l’investimento nella conoscenza genera benefici per i territori in cui è insediato e per il Paese nel suo complesso" ricordando che l’Istituto "nacque nel 2012 sulla base della convinzione che la scienza e la ricerca potessero avere un ruolo chiave per la rinascita delle zone colpite. Insieme con i laboratori del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, il Gssi si è affermato come un centro di ricerca di alto livello. Realizza importanti sinergie con imprese innovative. In tutta l'area vi è una significativa diffusione di attività tecnologiche, che trovano un contesto favorevole grazie alla presenza di qualificati centri di ricerca e formazione".

In viaggio con la Banca d'Italia, Signorini al Gssi: "Beneficio investire in conoscenza"

Signorini ha anche sottolineato che “il tema che abbiamo scelto per l’incontro di oggi è quello delle prospettive di sviluppo dell’economia al di là del breve termine. Il dibattito sulla politica economica, monetaria e finanziaria tende a volte a concentrarsi sulle tendenze più recenti ma è bene non perdere mai di vista le prospettive di più lungo respiro. È da quelle che dipende, al di là delle oscillazioni congiunturali, il benessere futuro del Paese”, senza dimenticare che “vediamo un quadro pieno di contrasti. Negli ultimi anni si sono succeduti shock violenti, capaci di generare un profondo impatto sull’attività economica, di fronte ai quali il sistema produttivo italiano ha dato però prova di un’apprezzabile capacità di resistenza. La ripresa non è stata meno intensa di quella delle altre grandi economie dell’area dell’euro; anzi, è stata più rapida. Insieme alla pronta reazione delle autorità, vi hanno probabilmente contribuito mutamenti strutturali, dovuti a un processo di ristrutturazione e selezione delle imprese e di rafforzamento della loro struttura finanziaria che si è gradualmente sviluppato nell’ultimo decennio”.

Il Direttore ha anche ammesso che “nel 2000 il PIL pro capite in Italia era più alto della media europea di oltre il 20 per cento; nel 2019 era più basso del 4 per cento. Il divario di crescita rispetto ad altri paesi avanzati, Stati Uniti in primis, è stato ancora più forte. Più importante ancora che guardare all’indietro è guardare in avanti: di fronte a noi ci sono questioni e scelte non facili, come la transizione energetica e quella digitale, o più in generale l’innovazione tecnologica. In tema di tecnologie avanzate, l’Europa non sta tenendo il passo con gli Stati Uniti, la Cina e altre grandi economie”, osserva Signorini definendo il recente rapporto Draghi “un richiamo all’azione che ha risvegliato l’attenzione dell’opinione pubblica e dei responsabili delle politiche economiche sui ritardi accumulati e sulla necessità di farvi fronte”.

Anche il tema della transizione energetica è particolarmente sentito: infatti, ha detto, “è importante sottolineare i progressi già realizzati. In Italia, la capacità produttiva di elettricità da fonti rinnovabili è passata da meno di un quarto del totale nel 2000 a quasi la metà nel 2022. È soprattutto a partire dal 2022 che si è vista una forte accelerazione delle nuove installazioni, specie fotovoltaiche, anche in relazione alla crisi determinata dall’aggressione russa all’Ucraina. Insieme a generosi contributi pubblici, la crescita repentina dei prezzi dei combustibili fossili e le incertezze sul futuro hanno spinto imprese e famiglie a rivedere le proprie strategie di consumo e a investire significativamente”.

Ma non basta: “Per fare altri passi - insiste Signorini - oltre a favorire l’installazione di impianti che producono e sfruttano energie rinnovabili, occorre anche potenziare le infrastrutture necessarie per trasportare l’energia nel tempo e nello spazio, in modo da renderla disponibile quando e dove ce n’è bisogno. Investire nelle reti di trasmissione e nello stoccaggio è importante. Servono investimenti pubblici dove appropriato, incentivi ragionevolmente semplici, moderati e stabili, mercati funzionanti senza eccessive distorsioni, e semplificazioni normative e burocratiche”. Il Direttore non esita a rimarcare anche i forti ritardi della transizione digitale, di cui è importante vegliare sui rischi sfruttandone appieno le potenzialità: “La scarsa crescita della produttività registrata negli ultimi anni in Europa rispetto agli Stati Uniti è legata anche a un minore dinamismo delle imprese nel campo della tecnologia di frontiera. L’Europa sconta una limitata specializzazione nei settori avanzati, e gli investimenti in ricerca e sviluppo sono nettamente inferiori a quelli degli Stati Uniti, è preoccupante che l’Europa non sia stata finora in grado di tenere il passo. La presenza di imprese europee tra le maggiori nei settori connessi con le tecnologie digitali è molto scarsa. Pesano tra l’altro la frammentazione della regolamentazione, i ritardi nell’unificazione dei mercati dei capitali, l’insufficiente sviluppo della finanza specializzata in attività innovative ad alto rischio, e forse anche un atteggiamento culturale che di fronte al nuovo a volte tende a reagire prima di tutto cercando una regolamentazione pervasiva e difensiva”.

Un altro aspetto su cui l’Italia arranca sono le competenze matematiche, statistiche e scientifiche e la ricerca che vi è correlata: “potenziare il capitale umano non solo rende possibile l’invenzione alla frontiera, ma ne facilita grandemente la diffusione efficiente nel tessuto produttivo”. Importante anche modernizzare la PA, “avendo come bussola la semplicità dell’uso e scongiurando il moltiplicarsi di rigidità burocratiche: incentivi pubblici, specie se semplici e automatici, possono favorire la transizione digitale e quella energetica; devono essere disegnati con attenzione per evitare sprechi e distorsioni. L’azione pubblica non può sostituirsi all’attività delle imprese; può e deve creare le condizioni migliori per consentire al sistema produttivo di evolversi rapidamente. Quanto alla regolamentazione, affrontare i rischi è necessario. Alcuni, anche di natura non-economica, come potenziali distorsioni negli algoritmi decisionali dell’intelligenza artificiale o violazioni della privacy e abusi di dati personali, non possono essere sottovalutati. Nel campo finanziario, occorre osservare con attenzione gli sviluppi dell’applicazione delle nuove tecnologie per intercettare in tempo eventuali minacce alla stabilità degli intermediari e dei mercati e la presidenza italiana del G7 ne ha fatto una priorità”. Tuttavia, per crescere, è importante non farsi paralizzare dai timori: “Presidiare i rischi non significa necessariamente creare un sistema normativo intricato e complesso. Come tutte le grandi trasformazioni, la transizione verde e quella digitale hanno effetti pervasivi sul sistema economico. Non vanno sottovalutati i progressi fin qui compiuti in alcuni campi, in particolare quello della transizione energetica; ma è essenziale non ignorare i ritardi da colmare. Le imprese innovative e le istituzioni di ricerca hanno un ruolo centrale”.
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