Assofond: "Il 2024 si conferma in forte recessione"

- di: Barbara Bizzarri
 
Prosegue anche nel secondo trimestre del 2024 la dinamica recessiva del settore delle fonderie e si delinea una contrazione della produzione che arriva al -8,9% rispetto allo stesso trimestre del 2023. Dopo due trimestri caratterizzati da un debole recupero, ancorché insufficiente a sostenere i volumi complessivi, anche la congiuntura registra un segno negativo: la produzione nell’ultimo periodo è infatti calata del -3,1% rispetto a quello precedente.

Assofond: "Il 2024 si conferma in forte recessione"

In calo anche il fatturato del -9,9% rispetto al periodo aprile-giugno del 2023, mentre a livello congiunturale è del -4,2% rispetto al primo trimestre di quest’anno: questi i dati che emergono dall’ultima indagine congiunturale del Centro Studi di Assofond, l’associazione di Confindustria che rappresenta le fonderie italiane, sul periodo aprile-giugno 2024 e che riflettono una realtà con poche luci e molte ombre: “Il secondo trimestre è stato anche peggiore del primo - sottolinea il presidente di Assofond, Fabio Zanardi - e mi ricorda terribilmente il 2009, con cali a doppia cifra per quasi tutte le imprese del settore. Le fusioni sono fondamentali per la meccanica, l’industria dei trasporti, quella energetica: il calo della produzione delle fonderie indica un rallentamento di tutto il manifatturiero, con prospettive di ripresa che non si intravedono almeno fino al 2025. Sono diversi, del resto, i fattori che determinano le cattive condizioni della domanda: gli elevati prezzi dell'energia, l'inflazione che non cala abbastanza in Europa e che tiene fermi i tassi di interesse, l'incertezza economica e le tensioni geopolitiche. In Italia, in particolare, il tema energetico resta molto caldo: il Prezzo Unico Nazionale (PUN) della borsa elettrica italiana a giugno 2024 si è attestato a 103 €/MWh (+9% rispetto a maggio 2024, sui valori massimi dell’anno). Ciò vuol dire che paghiamo l’elettricità il 42% in più che in Germania, (72,89 €/MWh), il 174% in più rispetto alla Francia (37,6 €/MWh), l’84% in più rispetto alla Spagna (56,08 €/MWh). Un gap che mina alla base la competitività di tutti gli energivori. Negli ultimi giorni hanno visto la luce misure di sostegno alle imprese come l’Energy release e il piano Transizione 5.0. Entrambe, tuttavia, non sono ancora pienamente operative ed è fondamentale accelerare i tempi. Per favorire la ripresa servirebbero poi investimenti strategici lungo alcune catene del valore, come quella della produzione di energia elettrica rinnovabile e delle grandi infrastrutture. Occorre far presto, altrimenti la nostra manifattura rischia di sparire”.

A livello di produzione, la seppur debole spinta congiunturale di inizio anno si è esaurita: il dato torna nuovamente in negativo (-3,1%) e la linea della tendenza rimane ben al di sotto dei livelli del secondo trimestre 2023 (-8,9%).

La maggioranza delle fonderie che hanno partecipato all’indagine (53,3%) dichiara di aver subito un calo dei livelli produttivi. Per il 20% le quantità prodotte sono rimaste uguali, mentre il 26,7% dichiara una crescita della produzione. Fra chi ha indicato un calo, la maggioranza (65%) imputa il risultato a una contrazione della domanda di mercato.

Anche per quanto riguarda il fatturato, la perdita in termini tendenziali arriva al -9,9% sullo stesso trimestre del 2023: una dinamica stabilmente negativa dall'inizio dell'anno.

Analogamente a quanto evidenziato per la produzione, dopo due trimestri con il segno positivo anche la congiuntura del fatturato diventa negativa: -4,2% sul primo trimestre dell'anno. Il 70% delle fonderie che hanno risposto all’indagine dichiarano di aver subito una flessione di fatturato rispetto al primo trimestre dell'anno: la riduzione delle quantità spedite è la ragione principale (75,0%).

Per quanto riguarda le dinamiche settoriali, la linea della tendenza migliora leggermente per le fonderie di metalli ferrosi, ma rimane fortemente negativa: -9,7% rispetto al secondo trimestre del 2023. Non si tratta, in effetti, di un rimbalzo, dato che anche la congiuntura è negativa: il dato risente piuttosto del forte calo dei livelli produttivi che si era verificato nello stesso periodo dell’anno scorso. Peggiora invece la produzione delle fonderie di metalli non ferrosi che, dopo un primo trimestre sugli stessi livelli del 2023, torna in territorio negativo (-6,8% sul periodo aprile-giugno 2023).

In entrambi i casi, i livelli produttivi risultano in diminuzione anche per le perdite che si osservano a livello congiunturale: le fonderie ferrose confermano una dinamica già in progressivo calo da due trimestri, con il secondo che registra un negativo pari al -1,9% sul trimestre precedente; le fonderie non ferrose, dopo un primo trimestre in forte crescita (+18,2% sul periodo ottobre-dicembre 2023) registrano una brusca frenata, pari al -6,7% di getti prodotti rispetto ai tre mesi precedenti.

Il fatturato delle fonderie ferrose si attesta al -9,2% rispetto allo stesso trimestre del 2023. La minore perdita che si osserva dalla linea di tendenza (grafico a sinistra) è tale solo per effetto di un minor fatturato dei trimestri di competenza del 2023: la congiuntura, infatti, è ancora negativa e pari al -1,7% in meno rispetto al primo trimestre dell'anno, quando già si registrava una flessione del -2,1% sull'ultimo trimestre del 2023.

La flessione del fatturato delle fonderie non ferrose è più marcata e pari al -11,6% sul secondo trimestre 2023: la tendenza conferma il quadro marcatamente recessivo anche per una congiuntura che arriva a perdere il -11,0% sul primo trimestre del 2024 e dopo i due precedenti periodi in cui, nonostante la crescita del fatturato sui rispettivi trimestri antecedenti pari, rispettivamente, al +14,0% e al +8,4%, non si riusciva nemmeno a eguagliare i risultati su base tendenziale.

Nel mese di giugno l'indice Act, che misura il sentiment generale del settore sul periodo di riferimento, è ancora in flessione, a 41,7 punti. L'ultima rilevazione restituisce il peggior risultato sugli ultimi sei mesi, periodo durante il quale le fonderie non hanno mai assunto un giudizio positivo: l'indice non è infatti mai stato al di sopra dei 50 punti, e la dinamica è in costante discesa dal mese di marzo.

Anche le aspettative di breve periodo sono in flessione per il secondo mese consecutivo: l'indice Six, che misura appunto le attese delle imprese per i sei mesi successivi, torna sotto la soglia dei 50 punti (49,2).

Infine, l’indagine condotta dal Centro Studi Assofond mappa con cadenza semestrale anche l’andamento del mercato del lavoro nel settore. Nonostante la situazione di mercato stagnante, nel primo semestre del 2024 la maggioranza delle fonderie (73,3%) ha cercato nuovo personale. Un dato significativo, che conferma una volta di più le difficoltà nel trovare personale in linea con le esigenze delle aziende. I profili più ricercati sono operai specializzati, indicati nel 52,9% delle risposte. Solo il 13,6% del campione esprime piena soddisfazione rispetto agli esiti della ricerca effettuata, mentre la maggioranza assoluta delle aziende (72,7%) ha raggiunto solo parzialmente i propri obiettivi.

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