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Argentina, il dollaro corre: +9% a luglio e +27% da inizio anno

- di: Cristina Volpe Rinonapoli
 
Argentina, il dollaro corre: +9% a luglio e +27% da inizio anno

Il dollaro statunitense torna ad accendere l’attenzione dei mercati argentini. Nella seduta di oggi la valuta americana ha toccato il record storico di 1.315 pesos sul mercato ufficiale, segnando un incremento del 9% nel solo mese di luglio e un apprezzamento complessivo del 27% dall’inizio del 2025.

Argentina, il dollaro corre: +9% a luglio e +27% da inizio anno

La corsa del biglietto verde si inserisce in un contesto di forte tensione finanziaria, malgrado gli sforzi del governo per mantenere il cambio entro la fascia di fluttuazione concordata ad aprile con il Fondo Monetario Internazionale. L’intesa, parte di un programma di assistenza da 20 miliardi di dollari, stabilisce un intervallo tra 1.000 e 1.400 pesos per dollaro: oltre tali soglie, la Banca Centrale è autorizzata a intervenire direttamente sul mercato dei cambi.

In realtà, l’istituto è già attivo con pesanti operazioni sui futures del dollaro, mentre il Tesoro cerca di drenare liquidità attraverso emissioni obbligazionarie a tassi sempre più elevati. L’ultima asta ha visto bond offerti con un rendimento annuo del 67%, segnale di una crescente difficoltà a reperire fondi in condizioni sostenibili.

Il nodo del rollover mancato
Secondo diversi analisti, l’innesco immediato dell’ultima fiammata valutaria è stato il fallimento del rollover dei bond in scadenza ieri, per un valore complessivo di 9 miliardi di dollari. Circa un quarto del totale non è stato rinnovato ed è tornato sul mercato alla ricerca di dollari, alimentando ulteriormente la domanda di valuta estera e accentuando la pressione sul peso.

Pressioni sul governo e incertezza politica
Il governo argentino si trova così stretto fra più fronti: da un lato deve rispettare gli impegni con il Fondo e accumulare riserve valutarie; dall’altro fronteggia la crescente sfiducia interna che si traduce in fuga verso il dollaro. La dinamica del cambio rischia inoltre di alimentare un nuovo ciclo inflattivo, complicando il quadro macroeconomico e riducendo lo spazio di manovra dell’esecutivo.

Con il dollaro già vicino alla soglia massima stabilita dall’accordo con il Fmi, gli operatori si attendono ora nuove mosse della Banca Centrale e possibili interventi straordinari per contenere le turbolenze. Il margine di tempo, però, sembra ridursi ogni giorno di più.

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