Dalla terra alla tavola: economia, ambiente, società e innovazione nella filiera agroalimentare italiana

- di: Benedetta Brioschi (Partner e Responsabile Food&Retail e Sustainability, TEHA) - Mirko Depinto (Consultant, TEHA) e Virginia Lanfredi (Analyst, TEHA)
 

Negli ultimi anni, l’attenzione alla sostenibilità è divenuta sempre più centrale a fronte dell’esigenza di rispondere alla crisi climatica. La società odierna si trova ad affrontare sfide mai occorse prima, con una concomitanza di fattori di crisi che richiedono un’evoluzione dei paradigmi di sviluppo, orientandoli verso obiettivi di circolarità e sostenibilità. Tuttavia, spesso questo tema è affrontato in maniera superficiale e non viene colta la multidimensionalità del concetto di sostenibilità, che delinea un nuovo modo di intendere l’attività umana e la sua relazione con l’ambiente. In questo contesto, la filiera agroalimentare può giocare un ruolo di primaria importanza nel favorire una transizione graduale verso modelli di produzione e consumo più consapevoli e responsabili.

Secondo l’approccio di The European House – Ambrosetti, la sostenibilità può essere articolata in quattro pilastri fondamentali: economico, ambientale, sociale e dell’innovazione. Ognuna di queste dimensioni nella filiera agroalimentare è cruciale per garantire un equilibrio tra sviluppo e rispetto per l’ambiente. Ma come si posiziona la filiera agroalimentare italiana in relazione a queste metriche?

È questa la domanda che si è posta The European House - Ambrosetti (TEHA) nell’ambito della nuova ricerca “La (R)evoluzione Sostenibile e Circolare della filiera agroalimentare italiana”, presentata nell’ambito del prestigioso Forum Food&Beverage, tenutosi a Bormio il 7 e l’8 giugno. Dato che ad oggi non sono presenti strumenti strutturati in grado di monitorare lo stato dell’arte e l’andamento delle performance di sostenibilità e circolarità della filiera in tutti i suoi elementi di impatto, TEHA ha sviluppato per la prima volta il «Food Sustainable Transition Index», uno strumento in grado di valutare in una visione di insieme il livello di sostenibilità della filiera agroalimentare italiana nel confronto europeo.

Per quanto riguarda la dimensione economica, la filiera agroalimentare italiana rappresenta il principale pilastro dell’economia nazionale: con un valore totale di 67 miliardi di Euro, questo settore è essenziale per la competitività dell’Italia. Tuttavia, c’è ancora un ampio margine di miglioramento. Attualmente, il Paese si posiziona al 14° posto tra gli Stati Membri in termini di sostenibilità economica della filiera agroalimentare. Questo indica che, nonostante l’importanza del settore, esistono delle sfide significative da affrontare per aumentare la produttività e l’efficienza.

La frammentazione delle imprese (vedi Figura 1) è una delle cause principali di questa performance sottotono. Infatti, con una media di 3 milioni di Euro di ricavo per azienda a fronte di una media dei Paesi UE di 5,3 milioni di Euro, l’Italia si colloca al 14° posto sui 27 Paesi considerati, dietro a Nazioni come Germania e Spagna.

Questo dato evidenzia una necessità di consolidamento e di miglioramento delle strutture aziendali per poter competere meglio a livello europeo. Inoltre, la produttività per addetto è inferiore alla media europea, posizionandosi a 45 mila Euro rispetto ai 52 mila Euro della media UE. È chiaro che la filiera agroalimentare italiana ha bisogno di innovazione e investimenti per migliorare la sua competitività.

La sostenibilità ambientale è un’altra area in cui l’Italia deve fare progressi. Il Paese, infatti, si colloca al 25° posto sui 27 Stati Membri in questo ambito. Questo dato sottolinea l’urgenza di adottare strategie volte a migliorare la qualità del suolo e a mitigare gli effetti del cambiamento climatico. Nonostante la crescente sensibilità dei consumatori e delle imprese verso le tematiche ecologiche, è evidente che molto rimane da fare per raggiungere livelli di sostenibilità ambientale più elevati. Le perdite economiche legate al cambiamento climatico sono particolarmente preoccupanti, con l’Italia al 3° posto per perdite pro capite in Unione Europea. Inoltre, la superficie impermeabilizzata e il tasso di erosione del suolo sono tra i più alti in Europa, rendendo urgente un intervento per proteggere il territorio. Ci sono tuttavia anche segnali positivi: in Italia, il 16% del terreno è destinato all’agricoltura biologica, dato che trova il Paese al 5o posto in Unione Europea a fronte di una media del 9%. Iniziative comunitarie come la strategia Farm to Fork, che mira a ridurre l’uso di pesticidi e fertilizzanti e a promuovere l’agricoltura biologica, sono cruciali per il futuro ambientale del Paese.

Per quanto riguarda la sostenibilità sociale, la filiera agroalimentare italiana gioca un ruolo cruciale nel miglioramento della salute pubblica. Con oltre 1,3 milioni di occupati, questo settore è fondamentale per garantire l’accessibilità a cibi sani e nutritivi. Tuttavia, anche in questo ambito ci sono delle sfide da affrontare, con l’Italia che si posiziona al 13° posto in Unione Europea per sostenibilità sociale.

Un dato preoccupante (vedi Figura 2) riguarda il consumo quotidiano di frutta e verdura, che è inferiore alla media europea, nonostante l’Italia sia la patria della dieta mediterranea, che rappresenta un modello di alimentazione sana e bilanciata, basata su alimenti freschi, locali e stagionali. Sebbene l’Italia sia promotrice di tale regime alimentare, che prevede il consumo di almeno 5 porzioni di verdura e frutta al giorno, il Paese è 1,5 punti percentuali al di sotto della media europea in questo indicatore, posizionandosi al 15° posto, con solo il 10,6% della popolazione che raggiunge queste porzioni quotidianamente.

Lo spreco alimentare è un altro problema significativo. Gli italiani sprecano in media 140 kg di cibo all’anno pro capite, principalmente a livello domestico, valore di poco superiore alla media europea di 131 kg. È pertanto fondamentale educare la popolazione sull’importanza di mantenere abitudini alimentari salutari e ridurre gli sprechi tramite un uso responsabile delle risorse.

Il pilastro dell’innovazione, che è il motore del cambiamento, mette in luce una filiera agroalimentare nazionale all’avanguardia. Il Paese è al 7° posto in Unione Europea per sostenibilità dell’innovazione, grazie alla forte spinta verso soluzioni innovative. L’Italia eccelle, ad esempio, nelle richieste di brevetti nel settore alimentare: il Paese è al 5° posto con 69 richieste, a fronte di una media europea di 39. Inoltre, l’Italia si colloca tra i primi 5 Stati Membri per valore generato dal mercato della robotica agricola, con ricavi pari a 1.600 Euro per ogni milione di Euro generato dall’agricoltura, doppiando il valore medio dell’Unione Europea. Tuttavia, gli investimenti pubblici in ricerca e sviluppo nel settore agricolo sono ancora bassi, posizionando l’Italia al 17º posto tra i Paesi dell’Unione Europea. Questo rappresenta una sfida significativa, dato che l’innovazione è cruciale per affrontare le sfide future e migliorare la competitività del settore. L’adozione di tecnologie avanzate come le etichette intelligenti, che monitorano la freschezza e la qualità degli alimenti, e la robotica agricola, che aumenta l’efficienza produttiva, sono passi cruciali verso un futuro più sostenibile.

L’analisi dei quattro pilastri della sostenibilità della filiera agroalimentare nazionale mostra che l’Italia presenta sia punti di forza che aree di miglioramento. Mentre il settore agroalimentare è un forte contributore economico e di innovazione, le dimensioni ambientale e sociale richiedono infatti maggiore attenzione e interventi mirati.

Nel complesso, nel 2024 l’Italia si posiziona al 16° posto del «Food Sustainable Transition Index» fra i 27 Paesi dell’Unione Europea (vedi Figura 3): c’è ancora tanta strada da fare per far crescere il settore ed arrivare preparati alle sfide del futuro, ed è essenziale che tutti gli attori coinvolti, dalle Istituzioni alle imprese, collaborino verso obiettivi comuni. Investire nella ricerca, migliorare le pratiche agricole ed educare i cittadini sono passi fondamentali per raggiungere un modello di sviluppo sostenibile per il settore e per il Paese.

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