L’industria automobilistica europea è a un bivio. A lanciare l’allarme, in un’intervista congiunta pubblicata da Le Figaro, sono due figure di primo piano del settore: John Elkann, presidente di Stellantis, e Luca De Meo, amministratore delegato del gruppo Renault e attuale presidente dell’Associazione europea dei costruttori (Acea). Le loro parole pesano come un bilancio anticipato di fine ciclo: “Se non si interviene ora con una strategia condivisa, il mercato europeo dell’auto rischia di più che dimezzarsi in dieci anni”.
Elkann e De Meo: “Il 2025 è l’anno decisivo per salvare l’industria automobilistica europea”
La transizione ecologica, la crescente concorrenza cinese sui veicoli elettrici a basso costo e l’instabilità delle politiche industriali sono i tre fattori che, secondo Elkann e De Meo, stanno mettendo in pericolo la sopravvivenza di un intero ecosistema produttivo. Il 2025 viene indicato come un anno decisivo, una soglia critica: quello che si farà – o non si farà – nei prossimi mesi potrà determinare il declino o il rilancio dell’automotive europeo.
“Non bastano regole: serve una politica industriale comune”
Le critiche rivolte alle istituzioni europee sono dirette. “In questi anni – ha spiegato De Meo – siamo stati investiti da una serie di normative ambientali e digitali senza che ci fosse un piano industriale a sostegno. La concorrenza internazionale non ci aspetta”. L’Unione Europea ha puntato molto sull’elettrificazione, ma non ha costruito una filiera completa che garantisca autonomia nei settori critici: dalle batterie ai semiconduttori, dai software per i veicoli smart fino alle reti di ricarica.
Per Elkann, la mancanza di coordinamento e di visione strategica ha reso l’Europa vulnerabile in un momento in cui Stati Uniti e Cina investono miliardi in tecnologie proprietarie. “Non possiamo affrontare la competizione globale con una frammentazione normativa e fiscale che scoraggia l’innovazione e penalizza la produzione locale”, ha dichiarato il presidente di Stellantis. Il rischio, per entrambi, è che le case europee si trovino costrette ad abbandonare il continente come centro di produzione e sviluppo.
Cosa stanno facendo Stellantis e Renault per invertire la rotta
Nel frattempo, i due gruppi che guidano si muovono su strategie diverse ma convergenti. Stellantis – che comprende marchi storici come Fiat, Peugeot, Citroën, Opel, Jeep e Maserati – ha avviato una politica di piattaforme globali, accordi internazionali e investimenti in software e mobilità elettrica, puntando anche su sinergie extra-europee. Renault, invece, sta rilocalizzando in parte la produzione e sviluppando veicoli elettrici progettati per il mercato europeo, nella convinzione che la prossimità al consumatore sia oggi un valore competitivo.
Entrambe le aziende, però, condividono l’obiettivo di ridurre la dipendenza da fornitori asiatici. I progetti sulle gigafactory europee per la produzione di batterie, le joint venture su elettronica di bordo e le partnership con aziende del software sono alcuni dei tentativi per rispondere in modo strutturale alla nuova fase tecnologica dell’auto. Ma senza un quadro normativo stabile e incentivi ben calibrati, queste mosse rischiano di rimanere iniziative isolate.
Una filiera da difendere: occupazione, know-how, territori
Oltre alla competitività, Elkann e De Meo sollevano un tema fondamentale: quello della coesione sociale. L’industria automobilistica europea dà lavoro, direttamente e indirettamente, a milioni di persone. È un settore ad altissima intensità tecnologica e di valore aggiunto, ma anche profondamente legato ai territori. “Difendere l’auto europea – ha detto De Meo – significa difendere posti di lavoro, competenze, cultura industriale. Ma per farlo bisogna cambiare marcia”.
I due manager chiedono che il 2025 sia l’anno di una nuova Alleanza per l’Auto in Europa. Una rete tra Stati, istituzioni finanziarie, costruttori e centri di ricerca che non si limiti a subire le direttive, ma che le scriva. Il tempo delle parole, dicono, è finito. O l’Europa si dota di una politica industriale seria e integrata, oppure l’auto – così come la conosciamo – sarà solo un ricordo del Novecento.