La nostra biblioteca - Un detective attraversa l'inferno, dalla Berlino di Weimar all'olocausto e ancora oltre

- di: Diego Minuti
 
Ci dovrà pur essere un motivo per il quale Philip Kerr non ha goduto, nel corso della sua carriera di romanziere (scozzese di nascita, è morto nel 2018, a 62 anni), di quella fama globale che certamente meritava e che potrebbe essere scoperta oggi da chi sceglie una delle sue tante opere. Perché, molto noto nel Regno Unito, è entrato quasi in punta di piedi nel panorama mondiale della letteratura, con una serie di libri in cui, partendo da una base presa dalla storia, ha saputo costruire romanzi caratterizzati da uno stile personalissimo, in cui ogni frase, ogni concetto, pur se appaiono scorrevoli, sono invece frutto di una meticolosa scelta di linguaggio.
L'esempio più chiaro della bravura di Philip Kerr è forse il ciclo dei romanzi che hanno come protagonista Bernie Gunther, investigatore della polizia di Berlino; probabilmente il più bravo, e che solo per questo si può permettere di essere sincero, lui che a fare carriera proprio non ci tiene, soprattutto quando capisce che la repubblica di Weimar sta aprendo la strada al nazismo, che lui odia, ricambiato.

La nostra biblioteca - Un detective attraversa l'inferno, dalla Berlino di Weimar all'olocausto e ancora oltre

Un investigatore che si confronta quotidianamente con le brutture della vita e che guarda con disincanto ai casi che gli si presentano e che alla fine risolve, più o meno. E questo ''più o meno'' è solo la traduzione del fatto che, quando il dovere di arrestare il responsabile di un reato va a cozzare con la sua coscienza, il risultato per lui si traduce quasi in un dolore fisico.
La vita (attraverso il suo creatore, Kerr) riserva a Gunther sempre la stessa trafila, mettendolo davanti all'obbligo di essere al servizio di chi lo paga, dapprima la polizia di Berlino, poi, a guerra finita, il ciente.
Vicende in cui è persino costretto, lui che odia i nazisti, a indossare le mostrine delle SS sul fronte russo e a incontrare la personificazione del Male, quali Reinhard Heydrich, Joseph Mengele, Adolf Heichman, Otto Skorzeny, ma anche Juan Domingo Peron ed Evita.

Sono essenzialmente due le cose che, della prosa di Philip Kerr, si apprezzano.
Innanzitutto lo stile, tagliente, che gli consente di adattare il racconto ad una ambientazione atipica. Come quella della Germania dopo la fine del primo conflitto mondiale, che l'ha lasciata in ginocchio economicamente e con una decadenza morale, che Otto Dix ha mirabilmente ritratto nei suoi dipinti.
Un percorso che attraversa alcuni decenni e che Bernie si ritrova ad affrontare, come personaggio che potrebbe essere nato e lavorare ovunque e in tutte le epoche.
Il distacco con il quale Gunther affronta i casi (tutti raccontati in prima persona, cosa che cela sempre un enorme impegno per chi scrive, soprattutto quando il racconto si dipana su piani temporali e di contenuto diversi) è solo apparente perché l'empatia che crea con i fatti di cui si occupa è un sentimento totalizzante.

Un sentimento che lo insegue e lo assedia sino a quando la vicenda non arriva da una conclusione, che nel più ortodosso dei casi significa consegnare il responsabile alla giustizia, mentre quello più pratico si chiude accompagnando il colpevole ad aggiungersi alla schiera dei morti.
Ma quello che è degno di essere sottolineato è l'accuratezza dell'ambientazione che Kerr regala al suo detective, facendolo muovere, nel corso dei decenni, in situazione storicamente diversissime, ma non per questo meno capaci di calamitare l'attenzione di chi cammina accanto a Bernie Gunther, quasi avvertendo il rumore dei suoi passi.
Sia che l'investigatore si trovi in un night club, tra prostitute, travestiti, clienti che osservano andando a caccia di una preda da pagare e usare, sia che si muova tra la boiserie di un elegante albergo (Berlino, Vienna, Monaco, Buenos Aires, poco importa) o tra i marmi di scale lunghissime di abbacinante marmo bianco, che sembrano portare chi le sale più che verso una meta, dentro un incubo.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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