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Un pezzo di Roma (e di vita) bella che se ne va

- di: Barbara Leone
 
Anche se con nomi diversi, sapevamo tutti dove ci saremmo ritrovati. Per qualcuno era Er Caccola (a buon intenditor…), per qualcun altro era Er toparo (per lo stesso motivo di cui sopra), ma per i più era semplicemente Er Cornettaro di Via Barletta. Anche se su di una sbiadita insegna a luci intermittenti (solo perché era rotta) s’ergeva il molto più poetico nome “Dolce maniera”. Un luogo magico, nonostante la non eccelsa condizione igienica, che ha accompagnato gli anni più belli di tanti e tanti romani allorquando, in barba alla bilancia e pure al colesterolo, si provava se veramente “le bombe delle sei non fanno male”, per dirla con Venditti. Un bugigattolo, che se uno non lo conosceva non lo trovava manco a pagare oro, visto che poi non esisteva il navigatore. E non di rado chi andava alla cieca alla sua spasmodica ricerca, si ritrovava nel bugigattolo accanto. Che però vendeva ben altri dolci piaceri, visto che si trattava di un sexy shop. Ricordo come ieri che una volta ci finirono pure delle povere suorine, che risalirono le scalette dell’osceno negozio di falli e giocattolini vari facendosi la croce con la mano sinistra. Ma scendendo le altre di scalette, quelle der Cornettaro, pure ‘na mezza croce ti facevi perché davanti a tutto quel ben di Dio ci sentivamo come dei bambini al luna park. Soprattutto per i prezzi: dieci cornetti mille lire. Cornetti traboccanti di goduriose, e improbabili, creme. Alcune coloratissime, che non ho mai capito quale fosse l’ingrediente segreto. E manco lo voglio sapere. Tanto oramai di tempo ne è passato, e alla faccia dei salutisti che oggi spaccano il capello in quattro su ogni cosa che si trangugia sono viva, vegeta e pure in buona salute.

Er Cornettaro chiude i battenti

E discretamente in linea per i miei quasi cinquant’anni. Lì, però, ci ho passato davvero gli anni più belli. Quando dal minuscolo Molise approdai a Roma con una valigia carica di lacrime e sogni. A tutte le ore del giorno e della notte Er Cornettaro di Via Barletta era lì. Una sicurezza: come l’abbraccio di una mamma, che per tutti noi fuori sede mancava come l’aria. Che piovesse a dirotto, che fosse giorno o notte sapevi che lui c’era. Sempre aperto. Che si trattasse di una dolce coccola o di far festa con gli amici lui era lì. E gli si perdonava la fila chilometrica, l’attesa, lo spazio angusto e pure la zozzeria. Ma tant’è… i tempi sono quelli che sono: la crisi energetica, la guerra, prima ancora la pandemia e il risultato è che dopo quarant’anni di onorata carriera e attività pure Er Cornettaro chiude i battenti. Sfrattato dall’ufficiale giudiziario. E la sensazione è quella che la città sia sempre di più un corpo in cui proliferano arti fantasma. Lì, dove per molto tempo è scorsa la vita e si sono avvicendate una quantità incredibile di persone legami e  storie, non c’è più nulla. Una serranda abbassata, e un tuffo al cuore. Forse perché più del Cornettaro mancano i vent’anni. Chissà. Di sicuro è un pezzo di storia, seppur minore, della Roma (e di vita, bella) che se ne va.
 
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