Ucraina: Fondazione Bellisario, coinvolgere le donne leader nel processo di pace

- di: Germana Loizzi
 
Le cronache quotidiane di violenza e morte che giungono dall'Ucraina impongono che si tracci finalmente un cammino di pace di cui possono essere protagoniste le donne leader che, quando vengono coinvolte, si dimostrano un fattore di equilibrio dei negoziati, agevolandone l'esito positivo. E' questo il senso dell'appello  che la Fondazione Bellisario ha inviato alle donne che, nel mondo, hanno ruoli di responsabilità, appunto da leader, distinguendosi nelle fasi negoziali dei processi di pace in cui sono state coinvolte.  Tra le tante destinatarie dell'appello ci sono il presidente del consiglio italiano, Giorgia Meloni, e le due donne leader dell'Europa comunitaria, Ursula von Der Leyen e Roberta Metsola (al vertice, rispettivamente della Commissione e del Parlamento).
 
Molte e qualificate le firme che accompagnano l'appello: da Lella Golfo, presidente della Fondazione Bellisario, a Paola Angeletti, Chief Operating Officer di Intesa Sanpaolo, a Letizia Moratti, vicepresidente della Regione Lombardia, ad esponenti del mondo accademico (Elsa Fornero e Antonella Polimeni, Rettrice dell'università La Sapienza),  del giornalismo (Lucia Annunziata) , della ricerca (Maria Chiara Carrozza, Presidente del Cnr), della Sanità (Mariella Enoc, Presidente dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù), della cultura (Barbara Fatta, Direttore dei Musei Vaticani).  Nell'appello, dopo avere premesso che il mondo si trova ''di fronte a una continua e apparentemente inarrestabile escalation delle violenze, al cospetto di una minaccia nucleare, in presenza di una crisi umanitaria gravissima nel cuore dell'Europa, provocata dalla guerra della Russia in Ucraina'', si afferma ''la necessità immediata e stringente di una nuova governance della pace'' che veda coinvolte ''leader donne, con esperienza negoziale, capaci di 'imporre' le ragioni di un cessate il fuoco''. 

Fondazione Bellisario, appello delle donne leader per la pace in Ucraina

Facendo proprie le parole di papa Francesco (''la pace va cercata sempre e comunque''), le firmatarie dell'appello sottolineano come le donne ''rappresentano l'intermediario che oggi può tracciare un confine tra l'apocalisse e un nuovo ordine mondiale''.  Il ruolo delle donne, come peacekeepers , come ''chiave per la pace'', è stato riconosciuto anche dall'Onu che, con la la risoluzione 1325, approvata all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza il 31 ottobre del 2000, ha chiesto  ''in maniera giuridicamente vincolante, che le donne siano coinvolte in modo adeguato e paritario nella prevenzione dei conflitti, nei processi di pace, nella politica di sicurezza e nella ricostruzione delle strutture statali''.

Ma la risoluzione delle Nazioni Unite non ha avuto riscontro nei fatti perché ''le donne continuano a essere gravemente sottorappresentate a tutti i livelli di decisione che vanno dalla prevenzione alla risoluzione dei conflitti fino alla riconciliazione post-bellica''. Questo a dispetto del peso che, nei processi di pace in cui sono state coinvolte, le donne hanno avuto per il buon esito della negoziazione. La loro partecipazione, si legge ancora nell'appello riferendosi al ruolo delle donne nei negoziati, ''garantisce il 35% di probabilità in più che la pace resista almeno 15 anni''.  ''E l'esperienza insegna - dicono ancora le firmatarie - che quando negli spazi di negoziazione ci sono anche leader donne, si instaura un clima di reciproca fiducia che può cambiare in positivo le dinamiche delle trattative. Tutte queste considerazioni sono state ampiamente disattese nei tentativi fin qui compiuti di porre fine alla guerra in corso in Ucraina, accomunati dall'assenza di donne dai tavoli di negoziazione. Oggi chiediamo con forza alle leader di tutto il mondo di invertire la rotta e prendere in mano le redini di una pace possibile, necessaria e duratura''. 
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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