Trend #manrepeller, ovvero la morte del femminismo

- di: Barbara Bizzarri
 
Le donne non hanno pace. Prima inseguono la moda (a proposito, oggi chiude la MFW, ma questo è un altro discorso) che, per dirla alla Albert Cohen “è desiderio di emulare la classe dirigente e farne parte”, poi capitalizzano il fascino, e poi ancora ci ripensano e decidono, beata ingenuità, di vestirsi da schifo per scoraggiare gli uomini. Eccola qui la tendenza del momento: #ManRepeller, che impazza sui social dove le ragazze si mostrano in outfit improbabili volti, secondo loro, a repellere gli uomini (traduzione letterale).

Benedette ragazze. Di certo non vivete a Milano dove il massimo che potreste ottenere è un gridolino scandalizzato di disapprovazione dalla città a più basso indice testosteronico dell’universo (senza contare Mykonos e Tel Aviv). Ma anche se viveste altrove, e nei paraggi ci fossero quei rari esemplari ancora interessati all’eterno feminino, pensate davvero che basti vestirsi come Sampei per farli desistere? È come credere che le donne stuprate se la siano cercata perché vestite in maniera provocante. Il messaggio, in ogni caso, vorrebbe essere che le donne siano ormai insofferenti al giudizio perenne sul proprio aspetto, accettato positivamente soprattutto sulla base di un'idea di sensualità, bellezza e attrattività totalmente dipendente dalla percezione maschile. Se bastasse vestirsi di merda per abbattere stereotipi e bullismo sarebbe una gran bel risultato, ma è evidente si tratti dell’ennesima declinazione superficiale di un problema sociale da affrontare con ben altri strumenti. A cominciare dal nome, perché che sia per attrarli o per respingerli, il fulcro delle azioni femminili restano sempre gli uomini e probabilmente è questa la mentalità da sradicare. Se il trend si fosse chiamato, che so, bornfree, sarebbe stato più credibile. Così invece sembra un’altra declinazione bonaria del patriarcato che concede alle donne persino il rifiuto di conformarsi ai diktat estetici, quando in realtà si tratta soltanto di vestirsi comode per un giorno o poco più. 

Il nome infelice del trend si ispira all’omonimo blog di Leandra Medine (nella foto), inaugurato nel 2010 e chiuso intorno al 2020, che voleva essere uno spazio in cui ricercare il proprio gusto e la propria estetica indipendentemente dagli uomini e dai loro desideri, cercando di svincolarsi dai cliché sociali e stilistici imposti. Ora, invece, le ragazze che pubblicano i propri outfit "repellenti" scelgono di includere audio oppure commenti di uomini che criticano l'aspetto di quegli stessi vestiti (saranno davvero tutti autentici?). Resta il fatto che, sia che li si voglia attrarre, sia che li si voglia respingere, gli uomini sono sempre al centro dei trend femminili: compra questo, indossa quest’altro, come se la sensualità o l’eleganza si potessero davvero acquistare un tanto al chilo. Sarebbe ora, invece, che le donne recuperassero la libertà e la gioia di vestirsi - e fare qualsiasi altra cosa - per sé stesse, indipendentemente dal prossimo, che si tratti di uomini o di altre donne. 
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