Salvini lancia la campagna d'inverno per indebolire Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia

- di: Diego Minuti
 
C'è stato un tempo in cui qualcuno, in Occidente, ha cercato di andare alla conquista della Russia (sia quella zarista che quella sovietica), trovandosi davanti un nemico difficile da combattere, figurarsi da battere, il Generale inverno contro cui si andarono ad infrangere le truppe napoleoniche e, a distanza di più d'un secolo, quelle di Hitler. Ma la sconfitta ha riguardato il campo, non l'idea che ancora seduce, ha sostenitori, se si ha davanti un nemico molto forte che però comincia a non sapere gestire l'ampiezza dei suoi territori. Non sappiamo se Matteo Salvini sia aduso compulsare testi di strategia militare, ma quel che appare evidente è che abbia scatenato, in vista dell'autunno e dei mesi successivi, una offensiva che, appena mascherata da programmi, propositi e progetti, sembra avere come obiettivo indebolire Giorgia Meloni e il su partito. E se per farlo, come il gatto di Mao, si deve alleare anche con il diavolo, poco importa.

Il segretario della Lega è consapevole che, se non riuscirà ad invertire la tendenza degli ultimi mesi, Fratelli d'Italia è destinato, come partito, a restare saldamente alla guida della coalizione monopolizzandola, anche se tra inciampi e tensioni che si palesano, anche in modo imbarazzante, al suo interno. Ma la gente, il popolo elettore non sembra guardare agi scivoloni dei Fratelli d'Italia, anche quando qualcuno di loro, con posti di responsabilità, dice delle cose che fanno a pugni con il buonsenso, ponendo seriamente la domanda se realmente Giorgia Meloni non aveva altri da scegliere piuttosto che quelli che oggi incorrono in gaffe clamorose, creandole non poche difficoltà. Al punto da esporsi alle critiche - per avere, ad esempio, messo la sorella Arianna alla guida della macchina politica e organizzativa del partito - pur di consolidare il suo ruolo. Il campo su cui Salvini vuole combattere è, però, quello tradizionale delle proposte che, almeno ai suoi occhi, tanto più foriere di promesse sono, meglio è. 

Dimenticando che la politica è una cosa, la realtà un'altra

Quindi promettere solo per conquistare l'attenzione poi deve andare alla conferma della ''cassa''. E se non ci sono soldi, ogni promessa rimarrà tale, senza nemmeno pensare di potere essere tradotta in fatti concreti. Per Salvini - che il suo mestiere lo sa fare, ammettiamolo - ogni occasione è buona per mostrarsi migliore dei suoi compagni di viaggio al governo. Quindi, tra progetti faraonici e giochetti semantici (prendo da qui, lo sposto lì, perché da qualche parte i soldi devono uscire, con tanti saluti a promesse e slides), Salvini è pronto a sfidare quotidianamente Fratelli d'Italia e Forza Italia, se pensa di poterne trarre benefici. Ora, davanti allo sfacelo della tanto sbandierata svolta in materia di immigrazione illegale, il vicepremier reclama un giro di vie sui decreti sicurezza, anche se non è ben chiaro come questo inasprimento si potrebbe o dovrebbe concretizzare. Perché se gli arrivi continuano, anzi aumentano in modo incontrollato, dire che gli attuali decreti che regolano (''regolare'' è parola grossa) la materia sono insufficienti o persino  inefficaci è, di fatto, un disconoscimento delle promesse fatte in campagna elettorale, ben sapendo che ci sono leggi e regole che si devono rispettare e che non si possono stracciare solo per dare risposte alla parte più oltranzista del fronte ''anti-migranti''. 

Eppure, lui, Salvini insiste, ergendosi a paladino della stretta agli arrivi e, c'è da starne certi, in attesa che le cronache quotidiane - che hanno come protagonisti negativi immigrati - gli diano la possibilità di dire: visto, avevo ragione io.
E' quindi - come bene fa capire la nuova crociata sui decreti sicurezza - una guerra di logoramento quella che Salvini sta mettendo in atto nei confronto di Fratelli d'Italia, di cui ha preso atto della preponderanza elettorale, ma non per questo l'ha accettata. Come dimostra il fatto di fare ora l'occhiolino alla parte più reazionaria del Paese, come dimostra la premura e l'urgenza che ha avuto, primo tra i politici di peso, a contattare il generale Vannacci, autore di un ''saggio'' dai toni estremistici, oltre che divisivi, per esprimergli la sua solidarietà. Un sentimento ''peloso'' perché appare evidente che a Salvini e alla Lega la nascita di un movimento che, da destra, rosicchi voti a Fratelli d'Italia è come un inno celestiale, un bicchiere di nettare.  
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