La vicenda Orsini scoperchia il vaso di Pandora

- di: Barbara Leone
 
Quanto costano a mamma Rai i cosiddetti esperti? E soprattutto, è giusto che un’azienda di servizio pubblico spenda i soldi dei cittadini italiani per dar spazio a discutibilissime opinioni? Sono queste le prime domande che ci sovvengono alla mente leggendo qua e là della vicenda Orsini, il professore della Luiss caacciato dalla Rai. L’esimio studioso, per chi non lo sapesse, aveva avviato una collaborazione fissa lautamente retribuita con la trasmissione condotta da Bianca Berlinguer Cartabianca. Sennonché Pd e Renzi si son messi di traverso per via delle posizioni considerate troppo filoputiniane del professore. Che, diciamolo, non brilla esattamente per simpatia. Per le sue prestazioni l’orso Orsini, perché un po’ orso lo sembra davvero, avrebbe dovuto percepire un compenso di duemila euro a puntata. Per un totale di dodicimila euro annui. Senza entrare nel merito della questione Orsini sì Orsini no, e senza dire, ma lo diciamo, che un povero cristo di professore del liceo mille euro (o poco di più) se li suda in un mese sano sano, il punto è: ma perché un esperto deve esser pagato per andare in tv? 

Ma perché un esperto deve esser pagato per andare in tv? 

Inevitabile ripensare a tutto il baraccone messo su dai virologi, che con la pandemia a dir poco si son garantiti le vacanze alle Maldive per i prossimi trent’anni. Pagati fior di quattrini, con tanto di contratti, agenti, tariffe al minuto e quant’altro. E dire che la zia Serafina da Roccamandolfi pensava che lo facessero per il bene dell’umanità. Col pensiero zi’ zia, proprio col pensiero. Quello del conto in banca, però. Se davvero così fosse stato, avrebbero dovuto elargire la loro illuminatissima ed elevatissima conoscenza senza nulla a pretendere, se non un caffè macchiato con panna e spruzzatina di cacao. O un prosecco, va, che non si nega a nessuno! E invece no, hanno colonizzato le tv pubbliche e private a suon di schei. E pure tanti. Chiamali fessi. Ora è la volta dei professoroni, dei generali e dei super esperti di geopolitica. Che, pure loro, profondono la loro sapienza agli italiani per amor di patria.

Sulla questione è intervenuta pure l’Associazione stampa romana

Sulla questione è intervenuta pure l’Associazione stampa romana, che da una parte invoca giustamente la libertà di informazione (perché in tutta onestà la rescissione del contratto ad Orsini da parte della Rai sa tanto di editto bulgaro di berlusconiana memoria), e dall’altra sottolinea l’improrogabile bisogno di trasparenza in materia di ingaggi. “Ci chiediamo - si legge nel comunicato stampa dell’Asr - se sia possibile soprattutto per una azienda di servizio pubblico che spende soldi di tutti i cittadini essere trasparenti e garantire che si sappia tutto su questi compensi, inclusi quelli degli agenti che piazzano i loro assistiti nei diversi talk show. O che addirittura non si prevedano più compensi rendendo così le scelte editoriali prive di qualsiasi contaminazione affaristica o spinte da necessità di audience. Una operazione di trasparenza di cui sentiamo un assoluto bisogno”. Forse gli studiosi seri, pochi in verità, andrebbero messi a contratto nei tempi normali, quelli senza emergenze, guerre o pandemie, per spiegare a tutti la storia, le scienze e il diritto. Allora sì che avrebbe un senso, li pagheremmo più che volentieri e mamma Rai tornerebbe ad essere il caro vecchio servizio pubblico dei tempi del maestro Manzi. Ad avercene!
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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