La strana coppia: Schlein pensa di parlare di precarietà, Conte attacca Washington e Bruxelles sull'Ucraina
- di: Diego Minuti
La manifestazione contro la precarietà, organizzata dai Cinque Stelle, si è trasformata in qualcosa di ben diverso, a anche per il segretario dem Elly Schlein, caduta in una (involontaria) trappola politica, perché ora dovrà spiegare alla parte del Partito democratico che non ne capisce proprio le mosse come mai abbia accettato di essere presente ad un evento che, in qualche modo, l'ha coinvolta sulle battaglie dei pentastellati, anche quelle sulle quali fino a ieri era chiaro da che parte il Pd stesse. E che, per inciso, non coincidevano affatto con quella dei Cinque Stelle.
La presenza, non scontata, di Schlein alla manifestazione doveva rappresentare la condivisione del Partito democratico di alcune battaglie sulle quali si può trovare una comunanza di intenti con i Cinque Stelle, che non significa un percorso da fare insieme, vista la distanza ideologica. Ma a sparigliare tutto sono intervenute cose che con la lotta alla precarietà c'entravano e c'entrano anche ora poco. Come l'intervento (inatteso) di Beppe Grillo che ha aperto le caterratte della sua ingombrante presunzione, volendo dare lezioni a tutti, compreso Giuseppe Conte, e inquinando il contenuto ideologico della manifestazione, con messaggi equivoci che sono stati diversamente interpretati: in termini giustificazionisti dai Cinque Stelle; di netta condanna da parte di tutti gli altri. In particolare a fare sobbalzare molti è stato l'invito di Grillo a ''fare le brigate di cittadinanza, mascheratevi col passamontagna e di nascosto andate a fare i lavoretti, sistemate i marciapiedi le aiuole, i tombini, senza dare nell'occhio".
La frase è stata ambigua (non sappiamo sino a che punto involontariamente) perché ha usato una parola, ''brigate'', (ma anche ''passamontagna'' non è che abbia avuto meno impatto) che ha riportato ad un periodo molto buio per il Paese e per la sua democrazia, quando essa si coniugava quotidianamente con la violenza. Grillo avrebbe potuto usare un'altra definizione per la sua provocatoria proposta, ma non lo ha fatto, affidando a quel ''brigate'' un potenziale incendiario alla sua frase. Ma lo ha fatto durante una manifestazione che, se poteva sancire una ritrovata attenzione reciproca tra Pd e Cinque Stelle, ora li fa ritrovare su fronti opposti anche perché Giuseppe Conte ha imboccato una strada che, da ''pacifista'' a 360 gradi, ha trovato in Washington e Bruxelles i suoi nemici, facendo una precisa scelta di campo, che non è certo quella atlantista del Pd. Perché un conto è dire che la pace è un obiettivo universale e che tutti si devono adoperare affinché essa sia una valore condiviso, un altro è attaccare due alleati dell'Italia, accusando Giorgia Meloni di essere subordinata alle decisioni degli Stati Uniti e dell'Europa.
''Ce lo dovevi dire che la formula giusta è 'siamo proni' alle indicazioni di Washington e di Bruxelles, a questa furia bellicista", ha urlato davanti alla piazza, rivolgendosi a Giorgia Meloni, quasi che quanto sta accadendo in Ucraina sia una cosa determinata da congiunzioni astrali e non dall'invasione della Russia che, anche in queste ore, continua a bombardare obiettivi civili. Ma era abbastanza chiaro che la deriva non propriamente pacifista, ma anti-Atlantica della manifestazione sarebbe emersa sapendo chi vi avrebbe partecipato. A cominciare da Moni Ovadia secondo cui "la guerra nasce all'espansione della Nato e non dall'uomo nero che invade''. Parole, paradossalmente, che sembrano orecchiare sinistramente alle tesi ribadite anche ieri da Vladimir Putin, che, davanti ad una delegazione di Stati africani in missione di pace a San Pietroburgo, si è attribuito il ruolo di aggredito. Per questo, tornando a parlare di Elly Schlein e della sua partecipazione alla manifestazione, bisogna sottolineare che questa scelta - alla luce delle tesi sostenute dal palco da Conte & company - è stata politicamente un azzardo, soprattutto sul fronte interno, dove la componente che diffida, ieri come oggi, dei Cinque Stelle è consistente e, dopo l'evento, ancora più convinta della inaffidabilità del movimento.
Il ''trappolone'' per il segretario democratico era certamente inatteso, ma non è che sia il massimo della strategia decidere di essere in piazza per affiancare un partito che non perde occasione per gettarti addosso palate di fango. Se Giuseppe Conte sino a ieri diceva che non c'erano, ad oggi e anche per il futuro, le condizioni per un percorso comune 5S-Pd in ottica anti-governo, perché dargli una sponda, anche solo con la presenza? "Lavorare insieme contro la precarietà per il salario minimo e per il reddito. Avete fatto bene a mobilitarvi, Giuseppe", ha detto Schlein al collega pentastellato che però ha messo le mani avanti, come a smorzare speranze o peggio entusiasmi: ''ce lo siamo detti, percorso ne abbiamo da fare, ma assolutamente questo è un buon passaggio". Ma tutto passa, in fondo, in second'ordine quando arrivano le prime reazioni dalla componente del Pd che da sempre teme l'abbraccio mortale con i Cinque Stelle. In ogni caso, come ha fatto Lorenzo Guerini, ci può anche stare di partecipare alla manifestazione, ma non che essa abbia preso una direzione ben precisa sulla guerra in Ucraina.