La razza europea al concorso per docenti. Ma al Miur continuano a fare gli struzzi

- di: Barbara Leone
 
Concorso per docenti. Argomento: la razza europea. No. Non è una fake news e nemmeno una boutade alla Lercio maniera. La denuncia arriva in un post su Facebook, oramai sempre meno social e più denuncial. Protagonista un docente di pedagogia all’Università dell’Aquila che, carta alla mano, mostra l’argomento selezionato per la prova orale al concorso a cattedre per la scuola secondaria. Materie d’insegnamento: italiano, storia e geografia. La suddetta prova consiste in una sorta di simulazione di una lezione agli studenti. Argomento da discutere: la razza europea.  Oibò, e quale sarebbe? Non ne sentiamo parlare tipo dal 1938, quando un tale munito di baffetto e svastica al braccio anelò a costruire la società perfetta basata sulla razza ariana a suon di gas. E sappiamo tutti come è andata a finire. Giustamente il candidato si, e ci, domanda: come si potrebbe articolare una lezione sulla razza europea? Mumble, mumble… Si potrebbe partire dai connotati fisici, che non si sbaglia mai: alto, biondo e con gli occhi azzurri. Certo, noi italiani, così come i greci, gli spagnoli e i portoghesi saremmo fregati. Anche se in verità conosco dei siciliani biondi e con gli occhi azzurri che non hanno proprio nulla da invidiare ad un norvegese in quanto a colori e pallidume. Perché il punto è questo: come potrebbe esistere mai una razza europea se gli europei tutti si son mescolati tra di loro sin dalla notte dei tempi? Ragion per cui esistono siciliani dai tratti normanni, e viceversa. Quale sarebbe la razza primordiale? I romani, i longobardi, i vichinghi o forse i galli? Me li vedo i fanciullini mentre, in veste di insegnante, blatero siffatte baggianate. Loro che, per fortuna, hanno per vicini di banco tutti i mix possibili e immaginabili al mondo. Ma la cosa che mi fa sobbalzare, al di là dell’essere più o meno un europeo con pedigree è proprio la parola razza. Che personalmente già mi infastidisce quando si parla di cani, e difatti mi accompagno solo a meravigliosi e irripetibili incroci.

Che poi basterebbe aprire un’enciclopedia qualunque per dissipar ogni dubbio: il concetto di razza umana – scrive per esempio la Treccani – è considerato destituito di validità scientifica, dacché l’antropologia fisica e l’evoluzionismo hanno dimostrato che non esistono gruppi razziali fissi o discontinui. O molto banalmente informarsi un po’, ma così, giusto facendo qualche giro non a vuoto sul web. Si scoprirebbe così che, per esempio, già nel 1950 l’Unesco negava la natura biologica del concetto di razza, da allora in poi ribadito da tutti. Dal momento che, come diceva Einstein, noi conosciamo una sola razza, quella umana. Ma ci voleva tanto? Chiedo al responsabile del Miur che ha partorito questo assurdo argomento d’esame. La gravità della vicenda, in realtà, è soprattutto questa. E cioè che al Ministero della Pubblica Istruzione lavori gente che viene pagata per proporre queste oscenità. O è un simpatizzante del baffetto di cui sopra, e non lo crediamo. O semplicemente è ciuccio con la coda. Di razza, ovviamente. Che per carità, è sempre meglio somaro che fan del baffetto e gassate varie. Ma un ignorante, nel senso letterale del termine ovvero che ignora, dentro un Ministero della Pubblica istruzione non è che faccia proprio dormire sonni tranquilli. Abbiamo tutti alzato giustamente un polverone per i famigerati banchi con le rotelle. Siam sempre pronti a dire peste e corna degli insegnanti che non sanno fare il loro lavoro ed immettono nella società dei giovani somari. Abbiamo massacrato la Azzolina, presa per i fondelli all’infinito… E dovremmo tacere su questo? Non per mettere in croce il responsabile, proprio no. Ma semplicemente perché è inammissibile che la scuola pubblica stia in mano a gente che, con totale nonchalance e imbarazzante superficialità, parla di razza europea come se stesse chiedendo ad un candidato di disquisire sulla disfatta di Caporetto. Alla quale, peraltro, la scuola italiana si sta avvicinando scivolone su scivolone. Chissà perché alla Pubblica Istruzione pare che se le vadano a capare col lanternino le figuracce, se non cadono nel grottesco non son contenti a Viale Trastevere. E però va tutto bene madama la marchesa, per loro non c’è mai alcun problema. Tutto normale. Diceva Trilussa, cui è intitolata una piazza sita vicino al Miur: lo struzzo magna più der necessario perché se crede un alto funzionario. Si crede, appunto.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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