Fiducia, Confesercenti: segnali incoraggianti per i consumi

 
Un segnale incoraggiante per l’economia e per i consumi. Le rilevazioni sul clima di fiducia di settembre restituiscono un quadro positivo. Le imprese – anche se con differenze tra i singoli comparti – registrano infatti il secondo miglioramento consecutivo del clima, mentre le famiglie recuperano quasi per intero la brusca caduta di 2,8 punti subita ad agosto. Un rimbalzo inatteso, su cui hanno influito il rallentamento dell’inflazione, la sforbiciata ai tassi di interesse e la conferma da parte del governo delle misure a sostegno dei redditi, dal taglio del cuneo al bonus Natale.

Così Confesercenti commenta i dati sulla fiducia di famiglie e imprese diffusi oggi da Istat.

Nonostante un quadro internazionale in pericoloso deterioramento, la fiducia dei consumatori italiani torna ad attestarsi a 98,3 punti, il secondo dato più alto dell’anno e vicino al picco di 98,9 segnato a luglio. Un potenziale che potrebbe diventare energia cinetica per i consumi delle famiglie in vista della stagione delle feste, dopo una prima parte del 2024 all’insegna del rallentamento.

Per quanto riguarda le imprese, sono i servizi a trascinare l’incremento dell’indice, ed in particolare i servizi turistici che proseguono il recupero dopo la caduta di luglio, ed i servizi di mercato (+2,6 punti). Meno brillante la situazione del commercio al dettaglio: nel comparto, a fronte di una crescita di oltre 2 punti della grande distribuzione, continua a registrarsi il deterioramento della fiducia dei piccoli esercizi, il cui indice scende di oltre un punto. Un calo determinato soprattutto dall’andamento delle vendite correnti, elemento peraltro, in sintonia con il dato del fatturato e che testimonia il continuo affanno del negozio di vicinato a mantenere quote di mercato.

L’auspicio è che il clima di fiducia crescente tra i consumatori si trasformi presto in una ripresa della domanda interna, che riteniamo essere, in questa fase, il principale volano per il rilancio economico del Paese. La debolezza dei consumi è infatti ormai un problema strutturale della nostra economia. In dieci anni, il peso della spesa delle famiglie sul Pil è sceso dal 60,5% al 57,5%: tre punti – e 60 miliardi di euro – in meno.  È dunque necessario continuare a fornire un sostegno, a partire dalla leva fiscale: la riforma del fisco deve mirare a liberare risorse per le famiglie, accelerando – anche attraverso un adeguato trattamento dei rinnovi contrattuali – il recupero del potere d’acquisto andato perso negli ultimi anni.
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