Facile proteggere la privacy...con le orecchie degli altri

- di: Andrea Colucci
 
Sarà il gran caldo di questi giorni. A volte i 40 gradi annebbiano un po' la visuale e rallentano i riflessi. Succede che qualche giorno fa i Garante della Privacy abbia multato di un milione di euro Autostrade per l’Italia per una vicenda di trattamento dei dati. “Bedda Matri – per dirla con Camilleri- un meleone di euro”. Mica noccioline.
Senza dilungarmi, la storia è che Autostrade gestisce un servizio di “rimborso” sui pedaggi altrimenti detto cashback. Il servizio è realizzato da una società terza che in questa operazione ha gestito il trattamento dei dati dei clienti equivocando a chi spettasse la titolarità.  Infatti, secondo il Garante, ''il soggetto competente quale titolare del trattamento dei dati non dovrebbe essere individuato in Free To X, la controllata di Aspi che gestisce il servizio di rimborso, ma in Autostrade per l’Italia stessa. La natura della violazione accertata, quindi, attiene ad aspetti di individuazione dei soggetti, ovvero chi è il titolare e il responsabile del trattamento tra Aspi e Free To X''.  In ogni caso, a chiarire ulteriormente il profilo della contestazione ad Autostrade per l'Italia, l'Autorità garante ha anche voluto specificare che il servizio di cashback è gratuito e che dal trattamento in questione la società non ha conseguito alcun beneficio economico''.  

Come a dire si è trattato di un errore con nessun fine di lucro. Che c’entra il gran caldo, allora? Dov’è il colpo di sole?

La violazione, seppur veniale, c’è stata, così come la sanzione. Tutto giusto. Magari, – visto che Stato multa Stato- si potrebbe trasformare la multa in opere di manutenzione. Aggiungi, infine, che per Autostrade la via della catarsi sarà lunga. Quello che invece fa incuriosire nella calura (il picco dei 42° è stato duro per tutti) – e la vicenda autostrade ci serve solo come esempio recente - è l’asimmetria di sforzi e reattività tra attività differenti che violano la privacy dei cittadini consumatori e alle quali l’Autorità Garante dovrebbe dare protezione. È il caso dei call center e delle chiamate promozionali. Il famigerato telemarketing. È diventata quasi una piaga sociale, a cui una esposizione prolungata potrebbe causare – e credo, ai livelli arrivati, causi – patologie del sistema nervoso. Le telefonate arrivano incessanti e a tutte le ore del giorno e qualche blitz anche notturno.  Se ne parla da anni. I cittadini sono esasperati. Le associazioni dei consumatori hanno fatto battaglie in ogni sede evocando la tutela della privacy. Eppure, placidamente ed inesorabilmente non accade nulla. L’assedio continua. Multe, chiusure di strutture, finanche il registro delle opposizioni. Sembra sia tutto inutile.

È come se i call center fossero dei replicanti che si moltiplicano ad ogni tentativo di opposizione.

Ormai ognuno di noi che vive nel terrore o, meglio, nella certezza di imbattersi in un operatore, o nel 99% dei casi ormai di un disco preregistrato, non risponde più al telefono. Ma questa è un’ingiustizia, o per essere a tema, una palese violazione della privacy. Pensate a qualcuno che con un familiare ammalato aspetti una telefonata importante (da un numero non in rubrica, ovviamente) e risponda a tutte le chiamate. Niente, nove volte su dieci si risolvono in una tentata vendita. Ma è mai possibile? È possibile che nulla si riesca a fare in questo Paese intontito e rassegnato dal caldo? Possibile che questa pratica non possa essere abolita e i lavoratori ricollocati in attività più produttive per le aziende e meno alienanti per i lavoratori. Data entry, analisi dei dati, studio della concorrenza e decine di altre pratiche utili e non invasive della privacy dei consumatori. Probabilmente ne avrebbero beneficio le imprese e sicuramente ne avremmo beneficio noi “assediati”: sollievo per le nostre orecchie. Allora forse c’è ancora tempo e spazio per un intervento deciso e risolutivo. Una giusta tutela della privacy – nella sua sublimazione - è quella applicata massivamente sulla collettività. In questo caso, poi, si potrebbe esser certi che nessun concittadino si lamenterebbe di essere stato salvato dal sistematico attentato auricolare.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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