Dazn, il blackout che fa imbufalire i clienti e mette d’accordo i politici

- di: Barbara Leone
 
Siamo spiacenti. Si è verificato un errore su Dazn. Riprova più tardi… Magari sarai più fortunato e riuscirai a vedere l’arbitro fischiare la fine della partita. Ovviamente quest’ultima frase non c’era scritta, ma non si discosta poi così tanto dalla realtà. Quella dei tantissimi tifosi ed appassionati di calcio che si son trovati questo messaggio sullo schermo nella prima, attesissima giornata del campionato italiano. Una partenza col botto, nel senso che ai milioni di abbonati a Dazn il fegato ha fatto boom per la rabbia. Un disguido, quello dell’azienda britannica, che ha fatto imbufalire gli utenti vittime per l’ennesima volta dell’inadeguatezza di un servizio  (lautamente retribuito) che servizio non è. Non è la prima volta, infatti, che gli abbonati alla piattaforma britannica, che di fatto ha il monopolio di tutte le partite italiane e non solo, lamentano problemi di visione delle competizioni. E questo nonostante l’aumento del costo del canone, che ad oggi è pari a 29,99 euro al mese contro i 19,99 euro mensili dello scorso anno. Una situazione surreale quella che hanno vissuto sabato e domenica scorsi i tifosi, aggravata dal fatto che a non vedere un solo minuto uno delle partite non sono stati soltanto i clienti Dazn. Ma anche quelli di Sky, che nella speranza di tornare a vedere la serie

A su di un’unica piattaforma hanno provato ad accedere all’app Dazn magicamente ricomparsa sul decoder. App, guarda un po’, utilizzabile solo previo esborso di ulteriori 5 euro per vedere il canale attivato sul bouquet Sky. Che peraltro è, o dovrebbe essere, nemica giurata dell’antagonista Dazn, che nel giro di qualche stagione ha fatto piazza pulita d’ogni possibile alternativa. Non il massimo della lealtà, diciamola tutta. E qui entra in ballo la Lega calcio che, come giustamente ha sottolineato il presidente del Codacons Carlo Rienzi “è stata molto superficiale nell'aver dato la concessione malgrado fosse consapevole delle criticità esistenti”. Sì perché a sto giro il disservizio targato Dazn si è trasformato in una giostra d’indignazione e proteste sulla quale sono saliti tutti. Dalle associazioni consumatori, che giustamente hanno puntato il dito contro l’azienda inglese che anno dopo anno si sta dimostrando di non essere all’altezza della situazione. Fino agli immancabili politici, che in maniera totalmente bipartisan hanno colto la palla al balzo, è il caso di dire, per far campagna elettorale anche su questo. Ben sapendo che quando si tratta di calcio gli italiani non connettono più le celluline grigie. Uno spettacolo penoso, proprio perché di filo da torcere ai suoi abbonati Dazn ne ha dato sempre. Praticamente da che è comparsa all’orizzonte facendo quasi subito asso pigliatutto.

Allora nessuno ha battuto ciglio. Adesso tutti ohhh che vergogna. Dal Pd a Forza Italia, passando per Calenda, Salvini e Della Vedova il blackout delle partite di pallone li ha messi tutti d’accordo: Dazn è na ciofeca. C’è pure chi, per l’esattezza i dem, hanno invocato l’intervento dell’Autorità per la Garanzia nelle comunicazioni. Che per carità ci starebbe pure, se magari un simile interessamento ci fosse stato anche per questioni un tantinello  più importanti. E però il pallone, si sa, in Italia è una cosa seria che se la batte, forse, giusto con la pizza. Va da sé che manifestare sdegno per codesto affronto ha fatto sentire la classe politica più vicina agli italiani, altro che bollette e carrello della spesa. Sia chiaro, non si vuole certo minimizzare la sacrosanta arrabbiatura dei tantissimi appassionati di calcio, che nella fattispecie sono a tutti gli effetti dei consumatori trattati a pesci in faccia. Tanto più che l’inconveniente, per usare un eufemismo, è coinciso col week end di ferragosto. Quando giustamente uno se ne sta sbracato sotto l’ombrellone e vuole godersi mare e pallone. Accoppiata da sogno, nonché occasione più unica che rara. Dal momento che è la prima volta in assoluto nella storia che il campionato italiano inizia a ridosso del ferragosto. Insomma, di motivi per incacchiarsi ce ne sono a gogò. E ben vengano le denunce delle associazioni dei consumatori, ben vengano i tavoli tecnici, i report, le inversioni di marcia della Lega calcio, ben vengano le scuse dell’azienda (e ci mancherebbe pure) ed i rimborsi per l’odioso disservizio che ha rovinato il godereccio week end vacanziero a milioni di tifosi italiani. E che però resta tale: un disservizio. La politica, se non chiediamo troppo, si occupi di altro. Che da pedalare ce n’è eccome. Altro che pallone!
 
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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