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Campania: cacciatori di puzze cercasi

- di: Barbara Leone
 
“Puzza, puzza che puzza”. Ve la ricordate la pubblicità coi nani che si tappano il naso a causa del nauseabondo odore del wc? Una decina d’anni fa impazzava ad ogni ora nelle tv degli italiani per convincerli a comprare il prodotto x che, parola di mammolo, avrebbe liberato il Paese intero dai cattivi olezzi. Addirittura l’allora sindaco di Firenze Matteo Renzi fece causa ai nani, colpevoli d’esser finiti su dei cartelloni pubblicitari a Piazza della Signoria con l’evidente messaggio che la città era invasa da uno sgradevole tanfo. Gli anni passano, ma le puzze restano. E così in Campania invece dei nani hanno arruolato dei veri e propri cacciatori di puzze: uomini e donne in carne, ossa e soprattutto naso capaci di scoprire l’origine dei miasmi che impregnano il territorio rendendo la vita della popolazione un vero e proprio inferno. Perché diciamo la verità, convivere con le puzze, quali che esse siano, non è per niente simpatico. Ne sa qualcosa quella giornalista Rai che, a suo dire per punizione dei piani alti, è stata costretta per lungo tempo a dividere la stanza con un collega che soffriva di flatulenza. In questo caso i cattivi odori provengono da altri siti, presumibilmente quelli industriali, le fogne, le discariche, gli sversamenti illegali e i residui di immondizia lasciati per giorni interi a prender aria. E ad appestarla. E così per correre ai ripari l’Arpac della Campania, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, ha deciso di ingaggiare dei segugi a due zampe in grado di scovare, puzza per puzza, la provenienza dei fetori e monitorarne l’andamento. Un po’ come si fa con le curve delle azioni in Borsa. Ma non pensate che sia così facile diventare cacciatori di puzze. Manco per niente.

In Campania invece dei nani hanno arruolato dei veri e propri cacciatori di puzze

Gli aspiranti annusatori, infatti, dovranno sottoporti ad una durissima selezione da parte di una apposita commissione che ne valuterà i nasi. Inoltre dovranno seguire una serie di regole ferree. Prima delle sessioni di lavoro, che verranno svolte a sei per volta, non potranno fumare, mangiare, masticare chewing gum e potranno bere solo acqua. Ovviamente, ça va sans dire, non dovranno usare profumi, deodoranti e creme varie che potrebbero interferire con la preziosa ricerca. Il compenso? Ben 38 euro per tre ore di annusata. Nel concreto, però, non si tratta di andare in giro a cercare puzze. Il metodo è, in un certo senso, un po’ più scientifico. Quando scatta l’allarme, ovvero l’aria è irrespirabile, l’Arpac preleverà dei campioni di materiali sospetti che poi verranno portati nel laboratorio di Caserta dove avveniristici macchinari tentano di selezionare le componenti dell’aria. Ed è a questo punto che entreranno in campo gli sniffatori, i quali piazzeranno le loro abili narici davanti a dei getti d’aria puzzolente per catalogare e monitorare i cattivi odori. In gergo si chiama panel olfattivo. E gli annusatori, sempre in gergo, dicasi rinoanalisti. Una pratica, questa, poco usata. Anche se affonda le sue narici, pardon radici, in un passato lontanissimo. Addirittura all’epoca degli antichi Egizi, quando i Faraoni facevano annusare agli schiavi olfattivamente più talentuosi essenze varie per raffinare il preziosissimo kyphy, detto anche l’incenso degli Dei, un profumo dagli ingredienti segretissimi ritenuto magico. L’intento era un po’ più nobile ma il principio, naso più naso meno, era il medesimo. Riusciranno i cacciatori di miasmi a eliminare il problema? Pare difficile, perché andrebbe eliminato alla radice: niente discariche, niente immondizia, niente sversamenti di liquami… E’ tutta una questione di cultura e amore dell’ambiente. Non certo di narici. Del resto lo dice il proverbio: il pesce puzza dalla testa.
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