Area Studi Mediobanca, Gdo: gli italiani sempre più attratti dai discount

- di: Barbara Leone
 
I consumatori italiani si rivolgono sempre di più ai discount. E’ quanto emerge dalla nuova edizione dell’Osservatorio sulla Gdo italiana e internazionale recentemente presentata dall’Area Studi Mediobanca. L’indagine, che aggrega i dati economici e finanziari di 116 aziende nazionali e dei 30 maggiori player mondiali che operano nella grande distribuzione a prevalenza alimentare, si riferisce al periodo 2016-2020, con una copertura pari al 96% del mercato italiano, e comprende un focus sulla sostenibilità della Gdo in Italia e all’estero. 

Pesa l’incognita inflazione

Le grandi superfici, evidenzia lo studio, sono sempre più in crisi. E così gli ipermercati perdono quota passando dal 32,6% del mercato nel 2007 al 26,5% del 2021, incalzati dai discount (21,7%) che sono più che raddoppiati dal 2007 (9,5%) e attesi al 24,6% nel 2023, con performance in termini di vendite per mq sempre più vicine a quelle dei supermercati, che restano i veri dominatori del mercato (43,1% del mercato nel 2021). I dati preliminari dei grandi retailer internazionali quotati indicano vendite nel 2021 in aumento del 3,6%, con effetti molto positivi sui margini industriali (+13,1%) e sul risultato netto (+16,3%). Vola il canale online (+50% circa), che tocca l’8% del fatturato complessivo anche se in Italia si ferma sotto il 3%.

Dopo la frenata del 2021 (-0,1% sul 2020), il 2022 della Gdo in Italia dovrebbe avanzare dell’1,3%. Con il perdurare dell’inflazione c’è stata una netta ripresa della pressione promozionale, che nel primo semestre del 2021 ha raggiunto il 27,9% esacerbando la competizione verticale tra i retailer e i fornitori di beni di largo consumo che presentano una diversa marginalità. Nel 2021 la concentrazione del mercato italiano è stabile: la market share dei primi cinque retailer è pari al 57,6%, restando al di sopra di quella della Spagna (56,4%), ma lontana da Francia (78,6%), Gran Bretagna (75%) e Germania (73,4%). Nel 2021 Conad detiene la maggiore quota di mercato con il 15%, seguita da Selex al 14,5% e dalle Coop al 12,3%. Ciò che emerge chiaramente dallo studio Mediobanca è che il 2020 è stato un anno eccezionale: le vendite degli operatori italiani nella GDO hanno registrato un aumento del 5,7% rispetto al 2019 e +10,9% sul 2016 (+2,6% medio annuo).

Eurospin ed Esselunga tra le regine di utili, ma i “campioni nascosti” corrono veloci 

Non mancano alcune sorprese nei conti dei singoli operatori. E così troviamo MD campione di crescita delle vendite tra il 2016 e il 2020: +10,7% medio annuo, seguita da Crai (+9,2%) e Lidl Italia (+8,4%). Seguono il discount Eurospin (+7,8%), Agorà (+7,6%) e Conad (+6,5%). Nell’ultimo anno è Crai a realizzare la migliore performance (+15,9%), davanti a MD (+14,5%), Conad (+12,4%) e D.lt (+12,2%). Esselunga si conferma regina di utili cumulati tra il 2016 e il 2020: 1.212 milioni di euro, a poca distanza da Eurospin a 1.137 milioni, VéGé a 995 milioni, Selex a 962 milioni e Conad a 945 milioni. Carrefour ha cumulato perdite per 604 milioni, Coop per 460 milioni. Coop Alleanza 3.0 è la maggiore cooperativa italiana con vendite nel 2020 pari a 4.046 milioni, seguita PAC 2000 A (Gruppo Conad) a 3.654 milioni e Conad Nord Ovest a 2.605 milioni, che precede Unicoop Firenze a 2.329 milioni. Non mancano, però, i campioni nascosti per crescita e redditività e che nel 2020 hanno segnato performance rilevanti in termini di Roi: Italmark (Italbrix) al 33,3%, Gruppo Arena al 24,5%, Multicedi al 23,6%; Italmark (Italbrix) ha realizzato anche il maggior incremento di fatturato nel 2020 (+23,5%) seguita da Verofin (Tigros) in crescita del +22% e Gruppo Arena del +21,2%. In aggregato i ventitré operatori fatturano 24,7 miliardi, sono cresciuti nel 2020 del 7% e segnano un Roi medio dell’8,7%.

Guardando oltreconfine, secondo l’analisi Mediobanca nel 2020 i maggiori retailer internazionali hanno registrato un fatturato che oscilla tra i 453 miliardi di euro di WalMart e i 17 miliardi di euro della russa PJSC Magnit. Tali operatori fatturano il 17% del loro giro d’affari in punti vendita all’estero: la maggiore proiezione internazionale è dell’olandese Ahold Delhaize (79%), seguita dalla Jeronimo Martins che vende soprattutto in Polonia (75,5%) e dalle francesi Carrefour (51,7%) e Auchan (47,3%). Il panel internazionale esprime un Roi medio nel 2020 pari al 9,4%, in aumento rispetto all’8,8% del 2019 ma in calo rispetto al valore medio 2016-2018 (9,8%). La classifica per Roi comprensiva dei retailer internazionali e di quelli italiani vede alternarsi nelle prime cinque posizioni società statunitensi e discount italiani: al primo posto la statunitense Publix S. Markets (22,9%), seguita dall’italiana MD (22,7%), dall’altra statunitense Target (21,9%), dall’italiana Eurospin (20,2%) e per finire ancora dalla statunitense Dollar General (17,6%). La Lidl Italia segna un Roi (13,4%) superiore a quello della casa madre tedesca Lidl Stiftung (11%). Due gli operatori russi, entrambi con Roi attorno al 12%. Esselunga detiene il primato internazionale quanto a vendite per metro quadro nei confini nazionali: con 15.300 euro precede le britanniche J Sainsbury con 14.000 euro e Wm Morrison a 11.300 euro e le due australiane Woolworths (11.300 euro) e Coles (11.000 euro).

Discount a un quarto del mercato nel 2023

Per quanto riguarda la sostenibilità, la differenza tra le società estere e quelle nazionali è evidente, se si considera la redazione di un Report sociale o di sostenibilità: totalitaria tra le prime, solo nel 56,3% dei casi per le seconde, seppur in aumento di 9,2 p.p. rispetto all’anno precedente. Con riferimento ai temi oggetto di misurazione analitica, i retailer italiani appaiono in ritardo rispetto ai grandi player internazionali. Quanto alle risorse umane, a fronte di forza lavoro femminile complessiva simile (62,9% in Italia, 58,3% all’estero), il divario aumenta per le posizioni manageriali: all’estero la quota sfiora il 40%, in Italia si ferma al 17%. Sui temi ambientali la quota di rifiuti differenziati è pari al 67,7% in Italia e al 72% all’estero. L’impegno profuso dai retailer stranieri per ridurre l’impatto ambientale ha portato a risultati più soddisfacenti rispetto a quanto fatto da quelli italiani: le società estere hanno ridotto l’intensità energetica del 12,9% e quella carbonica del 12,1%, quelle nazionali rispettivamente del 5,5% e del 6,6%.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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