Aiuto: mi si è ristretta la sostenibilità

- di: Simone Filippetti *
 
Sta per scoppiare la bolla della sostenibilità?  Dai Tulipani di Amsterdam nel ‘600 alle Dotcom del Duemila e ai mutui spazzatura americani, la finanza vive di bolle. E come ricorda una famosa massima dell’americano Warren Buffett, il più grande investitore di Borsa, “per ogni bolla c’è sempre un ago che l’aspetta”. Anche quella del “verde”, della finanza “ecologica” è una nuova bolla, pompata dai media e dal mondo del risparmio gestito, dove ormai ogni investimento deve seguire i criteri ESG (ambiente, sostenibilità e regole), la nuova divinità dei mercati e della politica. L’ago che la sta facendo sgonfiare si è palesato sotto le spoglie di un anonimo signore chiamato Stuart Kirk (nella foto). Sconosciuto ai più, Mister Kirk è il capo degli Investimenti Responsabili di HSBC, la più grande banca del Regno Unito e anche la più grande d’Europa, con circa 100 miliardi di sterline di capitalizzazione. 

Durante un convegno organizzato dal Financial Times, Kirk ha demolito il mondo della finanza ESG. E con una battuta che voleva essere iperbolica, ma nessuno l’ha colta, ha liquidato il surriscaldamento globale, il grande nemico che tutti promettono di sconfiggere: “Chi se ne frega se il mare salirà di 2 metri e Miami finirà sott’acqua. Troveremo una soluzione, come sempre”. 

La bomba è stata lanciata nello stagno: l’ESG è solo una moda. Subito sono partiti i distinguo, ma la frittata era fatta, l’ipocrisia svelata. Nonostante le feroci critiche piovute su Kirk e sulla banca, quella maldestra e politicamente scorretta esternazione riflette il pensiero dell’uomo comune.  Il furore talebano dell’ambientalismo, incarnato dalla “diva” Greta Thunberg, è pericoloso, e forse anche farlocco.

Fino a che punto è giusto costringere milioni di persone a dover cambiare auto, per passare al motore elettrico? Fino a che punto è giusto imporre regole sulla sostenibilità di un’azienda? Vedi il caso di Deliveroo, start-up massacrata in Borsa perché non sufficientemente etica. Il mantra dell’ESG rischia una deriva ideologica nella finanza: invece di lasciare che il mercato decreti il successo o no di un’impresa, lo decidono dei principi che qualcuno ha stabilito essere “buoni”. Smettere di investire in colossi come le compagnie BP e Shell, o nella Difesa, mestieri ancora essenziali per la società, è un dogmatismo pericoloso. A Mister Kirk va il “merito” di aver squarciato per primo il velo di Maia. In nome delle Zero Emissioni si  rischiano di distruggere intere filiere industriali, e di perdere pezzi di manifattura.

Pochi giorni dopo la sventurata uscita di Stuart, la polizia tedesca ha bussato alla porta di DWS, la divisione di risparmio gestito di Deutsche Bank. È stata aperta un’indagine perché si sospetta una truffa negli investimenti ESG. 

Sulla superfice del granitico moloch ESG si stanno aprendo delle crepe. Salgono a galla, ed era solo questione di tempo, i primi casi di finta “sostenibilità”: è il greenwashing, lo sventolare principi o comportamenti ecologici, per darsi una ripulitura morale. 
Il caso Kirk da Londra ha messo in mostra come ESG finisca per essere solo burocrazia e compliance; il caso DWS, invece, l’altro lato della medaglia: la finanza sostenibile non è poi così sostenibile come dice di essere. 

Negli ultimi anni la Sostenibilità è diventata una moda, una parola-prezzemolo abusata e infilata ovunque, anche a sproposito. C’è chi crede che lo scandalo di DWS porterà un beneficio: servirà a fare pulizia in un settore ancora molto ”dilettantesco” dove molti stanno speculando, cavalcando l’onda del momento. Altri, invece, pensano che stia per scoppiare la bolla della sostenibilità, divenuta ormai insostenibile.

Il punto di caduta è probabilmente a metà strada, come sempre: un po’ di bolla speculativa scoppierà e con essa anche un po’ di fanatismo ideologico. Molti, come ai tempi dei tulipani, rimarranno col cerino in mano.  

*giornalista del Sole24Ore
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