Tornano a casa gli ostaggi rapiti da Hamas e Jihad islamica palestinese 737 giorni fa: il racconto dei nomi, delle ferite e delle storie dietro le persone che sono sopravvissute alla prigionia.
(Fotomontaggio sugli ostaggi di Hamas).
Il quadro generale
Tornano a casa gli ostaggi rapiti 737 giorni fa nel sud di Israele e tenuti in cattività a Gaza per tutto questo tempo. In totale sono state portate via 48 persone, di cui circa 20 sembrano ancora in vita. Le autorità israeliane hanno stabilito che almeno 25 degli ostaggi sono stati assassinati il 7 ottobre 2023 o durante la prigionia. Resta una sola donna tra gli ostaggi deceduti.
Le principali aree da cui sono stati portati via
La maggior parte degli ostaggi vivi sono stati presi al rave nella foresta di Be'eri, altri dai kibbutz e i restanti sono soldati. Tra i rapimenti figurano scene drammatiche: persone trascinate via da eventi festivi, rifugi antiaerei e perfino da veicoli militari.
Chi sono gli ostaggi vivi
Di seguito i nomi riportati nel testo; li elenco tutti come richiesto, con le brevi informazioni presenti nel testo originale.
- Rom Braslavski, 21 anni, rapito al Nova festival, lavorava come guardia di sicurezza; ferito alle mani.
- Evyatar David, 24 anni; in un filmato appariva molto provato.
- Elkana Bohbot, 36 anni, era andato alla festa per ballare.
- Guy Gilboa-Dalal, 24 anni; in clip diffuse dal gruppo islamista nell'ultimo anno.
- Segev Kalfon, 27 anni; visto l'ultima volta mentre cercava di fuggire lungo l'autostrada.
- Bar Kuperstein, 23 anni, faceva parte della security al Nova.
- Eitan Mor, 25 anni, faceva parte della security al Nova.
- Yosef-Haim Ohana, 25 anni, lavorava come barista.
- Alon Ohel, 24 anni, con cittadinanza tedesca e serba; rapito da un rifugio antiaereo vicino al rave; pianista di talento, ferito a un occhio e si teme possa essere parzialmente cieco.
- Avinatan Or, 32 anni, preso insieme alla sua ragazza.
- Noa Argamani — la ragazza di Avinatan Or — salvata dalle forze israeliane nel giugno 2024 (rilasciata).
- Omri Miran, 48 anni, preso nel kibbutz Nahal Oz; durante l'attacco i terroristi hanno tenuto in ostaggio la sua famiglia, comprese le figlie piccole; immagini trasmesse in diretta su Facebook.
- Gali Berman, 28 anni, gemello, prelevato da casa nel kibbutz Kfar Aza.
- Ziv Berman, 28 anni, gemello, prelevato da casa nel kibbutz Kfar Aza.
- Ariel Cunio, 28 anni, portato nell'enclave dal kibbutz Nir Oz insieme alla sua ragazza.
- Arbel Yehoud, la ragazza di Ariel Cunio — rilasciata a gennaio.
- David Cunio, 35 anni, fratello di Ariel; rapito con la moglie Sharon e i loro gemelli di 3 anni; alcuni membri di questa famiglia furono liberati nel novembre '23 ma David è rimasto.
- Eitan Horn, 38 anni, originario di Kfar Saba, era in visita al fratello a Nir Oz il 7 ottobre.
- Matan Zangauker, 25 anni, presente a Nir Oz; la madre ha guidato una battaglia per riaverlo.
- Matan Angrest, 22 anni, soldato israeliano, attaccato e tirato fuori da un carro armato nel sud di Israele la mattina del massacro.
- Nimrod Cohen, 21 anni, soldato rapito da un tank nei pressi della base di Nahal Oz dove era di stanza.
Note sulle persone citate e sui decessi
Tra i rapiti deceduti vengono menzionati soldati, un tassista, l'autista di un'ambulanza, abitanti dei kibbutz (alcuni anziani dai 75 agli 86 anni) e una donna, Inbar Haiman, 27 anni, uccisa al Festival. Inoltre il corpo di un soldato di Tsahal ucciso nel 2014 è stato identificato tra i resti consegnati.
Il ritorno e le condizioni
Le condizioni dei liberati variano: ci sono ferite evidenti (come nel caso del pianista con danni all'occhio) e testimonianze video che mostrano persone in condizioni estremamente provate. L'accordo implica che Hamas dovrà restituire anche i corpi degli ostaggi già morti o uccisi sul posto, con tempistiche diverse rispetto ai vivi.
Un momento cruciale
Il ritorno di questi ostaggi segna un momento cruciale, ma lascia aperte molte domande sulle condizioni, sulle responsabilità e sulle azioni necessarie per garantire giustizia e cura a chi ha subito la prigionia. Le storie personali — da chi era al rave a chi era al kibbutz, da chi lavorava come barista a chi era in servizio militare — compongono il quadro drammatico di un episodio di portata storica per Israele e per la regione.