Addio 2023 - Usa: l'economia vola. Ma alcune società leader hanno pagato un prezzo alto alla crisi
- di: Redazione
L'anno che si sta per chiudere per la prima economia del pianeta ha mostrato una fortissima, e forse anche inattesa, capacità di resistere alla crisi e di riemergere dopo l'emergenza della pandemia, che si è lasciata dietro molti problemi, a cominciare dalla lievitazione dei costi e dalla difficoltà di ripristinare al meglio la catena di approvvigionamento.
A questi problemi se ne sono aggiunti altri, non meno difficili da affrontare, come la crescente concorrenza a livello globale.
Usa: l'economia vola. Ma alcune società leader hanno pagato un prezzo alto alla crisi
Ma i numeri, alla fine, hanno dato ragione agli ottimisti, grazie anche ad un mercato del lavoro che ha proposto, mese dopo mese, migliaia di nuovi posti (anche se molti se ne sono persi, ad esempio, nel settore bancario), rendendo il tasso di disoccupazione accettabile, per un'economia che per molti analisti sarebbe caduta in recessione nel 2023. Cosa che non è accaduta.
Ma non tutti ce l'hanno fatta, perché se la crisi non si è avvertita in tutta la sua ampiezza, alcuni nomi importanti della macchina produttiva del Paese hanno perso la sfida per la sopravvivenza, avviandosi verso la dichiarazione di fallimento. Che, nella legislazione americana, non significa automaticamente che l'azienda deve chiudere i battenti, ma che - avvalendosi del celeberrimo Capitolo 11 - può perfezionare alcune operazioni finanziarie, liberarsi del debito e risparmiare sui costi e, quindi, sperare di potere riprendere l'attività, passando comunque da una riorganizzazione, che è un processo spesso doloro per i dipendenti.
Le cronache dell'anno rimandano a casi di aziende in profonda crisi (e che quindi hanno chiesto la protezione del Capitolo 11) che hanno creato clamore.
Come quello di WeWork, fino a pochi mesi fa la start-up più preziosa della nazione e che sembrava pronta a rimodellare la natura del lavoro in America. La società di spazi di coworking a ottobre aveva reso noto che stava lottando per ripagare il proprio debito dopo che la pandemia aveva scosso il suo core business poiché sempre più persone lavoravano da casa.
Altra vittima illustre è stata Rite Aid, una catena di farmacie che, come accaduto anche a CVS e Walgreens, si è trovata ad affrontare costose cause legali derivanti dall'accusa di avere presentato prescrizioni illegali di oppioidi per i clienti. Ma, a differenza dei suoi rivali, Rite Aid non ce l'ha fatta a tenere il passo con il debito crescente. L'orizzonte, per Rite Aid, è buio. A ottobre, in un documento inoltrato alla Sec, la commissione che controlla l'attività delle società quotate, la società ha dichiarato di aspettarsi aumenti significativi delle perdite – oltre ai tre quarti di miliardo di dollari persi tra marzo 2022 e marzo 2023 – e altri 307 milioni di dollari tra marzo e maggio di quest’anno.
Per la maggioranza degli americani Bed Bath & Beyond non era solo un negozio dove trovare tutto per la casa e l'igiene, ma una icona perché presente in modo capillare sul territorio. Almeno fino ad aprile quando, dichiarando fallimento, ha annunciato la chiusura dei suoi 360 negozi sopravvissuti ad un periodo difficile, la fine fatta fare anche ai 120 punti vendite di una catena parallela, BABY buybuy.
Un altra catena di negozi di articoli per la casa che, quest'anno, ha fatto ricorso ad un fallimento pilotato - il secondo in tre anni - è stato Tuesday Morning, a causa di un ''debito eccessivamente oneroso''. Fallimento che si è tradotto nella chiusura dei 200 negozi della catena. Il suo primo fallimento risale al maggio 2020, durante il picco della pandemia a causa della prolungata chiusura dei negozi che ha causato un ''ostacolo finanziario insormontabile''. Tre anni fa aveva 700 sedi.
Party City, negli Stati Uniti, significa feste e la catena che vendeva articoli per queste occasioni ha dichiarato fallimento a gennaio, fiaccata dalla concorrenza e dall'esposizione debitoria.
SmileDirectClub è una azienda di ortodonzia (vendeva allineatori dentali) che ha chiuso i battenti a dicembre, dopo che tre mesi fa aveva chiesto la protezione garantita dal Capitolo 11. Fondata nel 2014, si proponeva come un'alternativa conveniente all'ortodonzia tradizionale con la missione di "democratizzare l'accesso a un sorriso che ogni persona ama rendendolo accessibile e conveniente per tutti".
Lordstown Motor, produttore di veicoli elettrici, non ha potuto reggere alla concorrenza globale e a giugno, dopo la dichiarazione di fallimento, è stata messa in vendita, non prima di avere annunciato un’azione legale contro Foxconn, accusando il suo maggiore azionista ed ex partner di volere ''distruggere''. In una dichiarazione, Lordstown ha accusato Foxconn di frode e di non aver mantenuto le promesse di investire nella società.