Smart city e "reale" innovazione

- di: Francesco Alessandria
 

a smart city in urbanistica e architettura viene generalmente definita come   “un insieme di strategie di pianificazioni urbanistiche tese all’ottimizzazione e all’innovazione dei servizi pubblici” da mettere in relazione con le infrastrutture materiali delle città, con il capitale umano, intellettuale e sociale di chi le abita. Tutto ciò deve avvenire attraverso  “l’utilizzo e l’applicazione delle nuove tecnologie della comunicazione, della mobilità, dell’ambiente e dell’efficienza energetica”.

Il fine è quello di migliorare la qualità della vita e soddisfare le esigenze di cittadini, imprese e istituzioni.

Questa aulica e teorica definizione deve però fare i conti con la realtà delle cose che in verità appare ben diversa in relazione ai diversi contesti urbani e sociali nei quali si attua.

 

 

Analisi degli aspetti caratterizzanti la smart city 

Dal punto di vista infrastrutturale, l’obiettivo è che le risorse disponibili vengano  utilizzate “in rete” per ottimizzare l’efficienza economica e politica e determinare  lo sviluppo sociale, culturale e urbano. Il concetto di  infrastruttura contempla  in termini generali  la disponibilità e la fornitura di servizi per i cittadini e le imprese, facendo ampio uso delle tecnologie di informazione e comunicazione (telefonia fissa e mobile, reti informatiche, ecc.), dando forza alla connettività quale importante fattore di sviluppo.

Dal punto di vista sociale, è essenziale  il ruolo del capitale umano e relazionale ai fini dell’evoluzione urbana. In quest’ottica, una ciità smart è una comunità che ha capito come apprendere, adattarsi e innovarsi, prestando particolare attenzione al conseguimento dell’inclusione sociale dei residenti ed alla partecipazione dei cittadini nella pianificazione della città e del territorio. Diventano quindi fondanti le iniziative di progettazione partecipata e  consultazione on-line, per far sì che i cittadini percepiscano  una reale democrazia in relazione alle decisioni che li coinvolgono.

Dal punto di vista economico, la è “smart” se sa approfittare  dei vantaggi che derivano dalle opportunità offerte dalle tecnologie ICT. Tali tecnologie sono finalizzate ad  aumentare la prosperità locale e la competitività. Si programma, quindi, la creazione di città con caratteri tali da attrarre investimenti che a loro volta determinano e si associano a ricadute in termini di pianificazione territoriale ed economica nella regione di appartenenza.

Dal punto di vista ambientale, la sostenibilità continua ad essere uno degli elementi cardine. In un mondo dove le risorse tendono ad esaurirsi  le città basano sempre più il proprio sostentamento e  sviluppo sulla disponibilità delle risorse naturali in quanto beni che possono produrre ricchezza grazie al turismo. In una smart city, in particolare, il loro “sfruttamento” deve garantire l’uso sicuro e rinnovabile del patrimonio.

 

Gli effetti nel quotidiano

Il paradigma della smart city tende istintivamente a suscitare  due linee di pensiero che fanno leva rispettivamente sull’efficienza dei servizi e sulla personalizzazione nella fruizione della citta da parte del cittadino-utente. Infatti, nel modello asetticamente smart le tecnologie da un lato trasformano la città in un sistema di servizi e infrastrutture connotato da processi di gestione molto efficienti, dall’altro offrono  versioni individuali dell’ecosistema urbano grazie a dispostivi, permanentemente attivi, di ricerca e rilevazione. Discende da questa lettura tecnicistica  della città smart un  modello di governance che coinvolge l’amministrazione, le università, centri di ricerca e l’industria. Secondo la linea di pensiero del  gruppo  olandese della Social City, queste politiche  definiscono i cittadini  come utenti finali.

La logica urbana che sottende  è quella che lo stesso gruppo di ricerca  individua quale logica urbana delle 3 C:  del consumo, del controllo e della capsularizzazione.

I cittadini sono quindi assimilati a dei meri dei consumatori della città a cui va suggerito ed offerto un modo in cui fruire la città. Città che deve essere  il più possibile efficiente e qualitativamente vicina ai gusti, interessi  e preferenze degli utenti -cittadini. Seguendo questa logica la smart city tenderà a rafforzare i comportamenti, le scelte legate alle consuetudini consolidate ed a suggerire  ciò che più fa tendenza nelle  cerchie e negli  ambienti che i cittadini frequentano, offrendo, quindi  l’esperienza di consumo finale senza sforzi.

Da un lato, pertanto,  la sfera di servizi relativi alla mobilità o la logistica efficiente è per il cittadino un fatto assolutamente positivo ed auspicabile.

Dall’altro, però, il prezzo da pagare è il controllo  sia materiale (attraverso il tracciato e il monitoraggio di tutte le azioni e interazioni che svolgiamo) sia   che psichico-sociale, essendo spinti in continuazione dal meccanismo del “ ti potrebbe piacere”…

Ciò che è meno intuitivo e meno evidente nella portata delle conseguenze possibili è il cosiddetto processo di capsularizzazione a cui si rischia di essere soggetti. La smart city nel ridurre la complessità  e nel semplificare la vita sulla base di algoritmi identificativi di chi siamo, chi si frequenta e cosa vogliamo, spinge l’uomo in una bolla che tende a rafforzarsi e che restituisce una città funzionale  e di

 gradimento ma con esseri umani anestetizzati e con forti limitazioni nell’agire con autonomia.

Il processo testè descritto è favorito ed indotto dalle applicazioni mobili che nella smart city costituiscono  la risposta alla domanda  che viene posta in un contesto che è sempre più fluido e sfuggente. Le app urbane permettono alle persone di fare scelte ottimali in situazioni specifiche. Ma è evidente che le raccomandazioni favoriscono il decadimento delle scelte autonome e determinano appiattimento mentale.

 

I segni sul territorio

Tra le città che possono essere annoverate tra quelle smart si ricordano Barcellona, Dubai, e Singapore.

Barcellona è una delle città-laboratorio dal punto di vista urbanistico e sociale. Il capoluogo è diventato uno dei centri urbani più “intelligenti” d’Europa, grazie ad aver attuato tra le prime al mondo l’Apps4bcn. Si tratta di un portale dove i cittadini possono scaricare le applicazioni e conoscere in tempo reale la situazione in materia di mobilità e traffico.

Dubai è al lavoro con numerose iniziative. La parte di città nuova, quella smart, è di nuova fondazione. Su un asse principale si affacciano tutti gli intelligent building che manifestano tutto il loro splendore di acciaio e vetro in un’area precedentemente deserta. L’immagine sottostante riassume quanto descritto. L’elemento caratterizzante Dubai smart è la lotta all’inquinamento attraverso la realizzazione di edifici a basso impatto ambientale.

Anche la città di Singapore punta molto sul profilo ambientale facendo sintesi tra la filosofia green e la tecnologia. Tale sintesi è rappresentata dai Supertree Grove, alberi fotovoltaici in grado di trasformare i raggi solari in energia elettrica. La vista di questi alberi è suggestiva; la notte le luci dei super alberi dell’area verde di Gardens By the Bay illuminano il cielo cittadino.

 

Conclusioni

Ma si può ritenere, al di la di ogni ulteriore considerazione che la citta sia veramente smart  quando gli abitanti si riconoscono nel costruito;  dove ogni residente riconosce il proprio spazio e ne sente il possesso; dove le strade, le piazze sono luoghi di incontro e di dialogo; dove il verde è occasione di incontro con la natura; dove il cittadino coglie lo scorrere del tempo potendo osservare l’alternarsi delle stagioni; dove ognuno realizza se stesso; dove  la scuola è il principale strumento di integrazione e fondamento della comunità futura; dove lo spazio pubblico è tale non per decreto ma perché l’uomo ha la percezione dello spazio che gli appartiene ed in cui si riconosce. E se la smart city viene attuata con intelligenza questo si potrà raggiungere.

 

Riferimenti

1] Buongiovanni, Chiara. “‘Innovazione Sociale’. Di Cosa Parliamo Quando Lo Diciamo: Intervista Ad Andrea Bassi.” Saperi PA, February 22, 2011. http://saperi.forumpa.it/story/51354/innovazione-sociale-di-cosa-parliamo-quando-lo-diciamo.

[3] Camponeschi, Chiara. “The Enabling City. Place-based Creative Problem-Solving and the Power of the Everyday”, 2010.

[5] “European Smart Cities”, n.d. http://www.smart-cities.eu/.

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