Il ruolo della risonanza magnetica cardiaca in cardiologia

- di: Viviana Maestrini, Francesco Fedele
 

Diverse metodiche di imaging sono disponibili al giorno d’oggi per la diagnosi e la gestione delle patologie cardiovascolari. Tra queste la risonanza magnetica cardiaca (RMC) è una delle metodiche che si sta diffondendo sempre di più ed è in continua e costante evoluzione. La RMC ha numerosi punti di forza rispetto ad altre tecniche diagnostiche, tra cui vanno annoverati l’elevata qualità delle immagini ottenute e l’assenza di uso di radiazioni ionizzanti. Per questo motivo la RMC può essere utilizzata anche nei soggetti più giovani e nei bambini ed essere ripetuta nel tempo quando necessario. Questa tecnica diagnostica trova indicazione e fornisce informazioni utili in tutte le malattie cardiovascolari, quali la cardiopatia ischemica, le cardiomiopatie, le cardiopatie congenite, le valvulopatie, le masse cardiache e le malattie del pericardio.

La RMC, rispetto ad altre metodiche diagnostiche cardiovascolari, permette di studiare accuratamente la morfologia del cuore garantendo una quantificazione accurata delle dimensioni, della funzione e degli spessori del cuore, con una riproducibilità superiore ad altre tecniche diagnostiche, come l’ecocardiogramma.
L’aspetto che rende però unica la tecnica, nel panorama dei test diagnostici cardiovascolari, è la possibilità di caratterizzare in modo non-invasivo il miocardio. Caratterizzare il miocardio significa poter identificare aree anomale all’interno del tessuto cardiaco. Queste aree anomale possono essere rappresentate da aree di fibrosi, di edema, di grasso, oppure da un accumulo di sostanze normalmente assenti nel muscolo cardiaco, quali ferro o proteine. In tal modo è possibile differenziare tra le numerose patologie dell’apparato cardiovascolare e descrivere inoltre la fase della malattia, se acuta o cronica. L’identificazione di queste aree patologiche avviene combinando l’uso di diverse sequenze, alcune acquisite prima ed altre dopo la somministrazione di un mezzo di contrasto specifico per la risonanza. Le altre tecniche diagnostiche non sono in grado di identificare queste anomalie o lo sono solo parzialmente.

Ne consegue che la RMC è in grado di definire un quadro completo dello stato del cuore, fornendo in un certo senso un “estratto conto” della situazione cardiovascolare del paziente. Nel caso di un paziente che ha avuto un infarto, ad esempio, la RMC fornisce dati sull’entità del danno infartuale e sull’estensione della cicatrice, con una importante ricaduta sulla prognosi del paziente.
La RMC ha inoltre un ruolo centrale come strumento non-invasivo nella diagnostica delle cardiomiopatie e più estesamente nella prevenzione della morte cardiaca improvvisa. Le caratteristiche uniche che la contraddistinguono rappresentano infatti uno strumento prezioso per diagnosticare le cardiomiopatie in uno stadio precoce e permettere quindi un intervento tempestivo al fine di prevenire la più temibile complicanza di alcune di queste malattie: la morte cardiaca improvvisa.

Purtroppo negli ultimi anni ci sono stati numerosi casi di morti cardiache improvvise tra i giovani, spesso sportivi, a volte professionisti. Questi eventi drammatici devono essere prevenuti. La RMC è uno strumento prezioso nell’ambito della lotta alla morte cardiaca improvvisa proprio grazie alla sua completezza a alla capacità di rilevare danni precoci al cuore. Inoltre la RMC, senza ricorrere all’uso di radiazioni ionizzanti, può visualizzare l’origine delle coronarie ed evidenziarne eventuali anomalie, una delle tre cause più frequenti di morte cardiaca improvvisa, specialmente nei giovani che praticano attività sportiva.
Le potenzialità della metodica vanno ancora oltre a quanto descritto fino ad ora. E’ infatti possibile, utilizzando farmaci vasodilatatori, individuare la presenza di ischemia miocardica con un’elevata accuratezza diagnostica, pari o addirittura superiore alle metodiche scintigrafiche come documentato da recenti studi.

La metodica nelle ultime decadi ha subito continue implementazioni tecnologiche che l’hanno resa sempre più precisa e ne hanno esteso le indicazioni. Nuove sequenze in 4D permettono di acquisire i flussi di interi segmenti del torace consentendo di analizzare a posteriori i flussi ed eventuali comunicazioni cardiache o extra-cardiache e possono essere applicate alle cardiopatie congenite, allo studio delle malattie valvolari o a quello dei grandi vasi, come l’aorta. Non è inoltre da trascurare il ruolo che la metodica ha nel campo della ricerca. La RMC ha infatti fornito e fornisce informazioni che hanno migliorato la comprensione di molti aspetti fisiopatologici delle malattie.

Purtroppo l’accesso alla metodica in Italia è ancora circoscritto, con alcune differenze regionali. Le strutture dotate di una macchina dedicata allo studio del cuore sono limitate a realtà isolate. La nostra Scuola, che è stata pioniera nello sviluppo di questa tecnica diagnostica, ha sempre creduto nelle sue grandi potenzialità e si sta impegnando per la sua diffusione e nella formazione delle nuove generazioni di cardiologici affinché acquisiscano le competenze e l’esperienza necessaria per una corretta interpretazione dell’esame.

In conclusione, la RMC è una metodica che sta subendo una continua evoluzione tecnologica, divenendo sempre più robusta e affidabile, trova impiego in tutte le malattie cardiovascolari ed è in grado di rilevare stadi precoci di molte patologie cardiache. La RMC spicca quindi tra i diversi strumenti di diagnosi che il cardiologo ha a disposizione nella pratica clinica grazie alla sua versatilità e all’impareggiabile completezza delle informazioni ottenibili con un singolo esame diagnostico.

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