Il non caso della presunta liaison tra preside e studente

 
La preside e il maturando. Sembra il titolo di un film. Uno di quelli della commedia all’italiana anni settanta, con Edwige Fenech sexy prof e Alvaro Vitali nei panni di Pierino. O, che ne so, Gloria Guida e Lino Banfi. Insomma, quella roba lì. E invece il non caso (perché di non caso trattasi) della presunta liaison della preside di un liceo romano con uno studente, più che maggiorenne, si è trasformato nell’ultimo tormentone mediatico di questo tempo malato e bulimico di dettagli morbosi. Lei alla vigilia dei cinquanta, lui anni diciannove. Quindi trent’anni e fischia di differenza d’età. Non pochi, anzi. Biologicamente parlando, la voluttuosa signora potrebbe  tranquillamente essere la mamma del focoso liceale, se non addirittura una giovanissima nonna. E sinceramente no, non si fa. E’ sconveniente, di pessimo gusto e sa di tresca. Un po’ come il dirigente che si mette con la stagista di turno. Ma i giornaloni (quelli fighi, altisonanti e chic) ci hanno ricamato sopra. Peggio, ci si sono proprio buttati a pesce mettendo alla gogna la dirigente scolastica colpevole, colpevolissima d’aver sedotto l’indifeso (e indefesso) fanciullo. Uno sciacallaggio vergognoso e volgare. Manco stessimo a parlare di un ottuagenario ricchissimo ex Presidente del Consiglio che convola a fasulle nozze con una biondissima pulzella classe 1990. In questo caso non c’è del marcio in Danimarca, anzi. Tutti eccitati e col sorrisino tremulo sotto ai baffi, perché sotto sotto vorrebbero stare al posto suo. Che è un inguaribile sciupafemmine che finché dura fa verdura.

Ma i giornaloni (quelli fighi, altisonanti e chic) ci hanno ricamato sopra

La preside no. E’ una poco di buono, una mantide religiosa che s’approfitta del suo ruolo per trastullarsi col giovincello che, poverino, è stato circuito. Fermo restando, e lo sottolineiamo ancora semmai ce ne fosse bisogno, che è totalmente inopportuno e pure un po’ da allocchi buttare al vento una carriera per cinque minuti di adrenalina. Perché la preside non ci si doveva cacciare in questa situazione, e aveva il dovere di rifuggire imbarazzanti contesti in nome del ruolo istituzionale cui era stata chiamata. Punto, stop, su questo non ci piove. Ma perché, di grazia, di lei è stato pubblicato nome, cognome, primo piano e curriculum vitae mentre di lui non sappiamo assolutamente nulla? Anzi, addirittura viene indicato con un nome di fantasia. Tutela, questa, che giustamente di solito viene riservata ai minorenni. E qui non si tratta di una questione di genere, ma proprio di sperequazione di trattamento pubblico tra i due. Che poi, per dirla tutta, una cosa così poteva meritare al massimo un trafiletto in quarantacinquesima pagina prima dei necrologi.

Un nulla gonfiato ad arte da un giornalismo becero e borioso

E invece no: titoloni a gogò, ricerca spasmodica di particolari pruriginosi e torbidi, pettegolezzi degni del peggior giornaletto rosa, chat private sbattute in prima pagina, esclusive sbandierate ai quattro venti al grido di “abbiamo le prove del gioco erotico”. Embè? Anche se fosse stato un gioco erotico qual è il problema? Al netto della scorrettezza deontologica, dell’etica e del cattivo gusto stiamo comunque parlando di due adulti (perché mica uno è adulto solo quando gli pare), e soprattutto consenzienti. Ma di che stiamo a parlare? Del nulla! Un nulla gonfiato ad arte da un giornalismo becero e borioso, che senza pietà butta nel tritacarne la vita di chi gli capita sotto tiro. E lo fa con consapevole cattiveria attraverso una narrazione bacchettona e tossica, che nulla aggiunge ad una vicenda magari triste e squallida, ma che dovrebbe restare privata. O che al massimo potrebbe ispirare qualche filmetto di quart’ordine. Magari ce casca, direbbe Pierino. 
Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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