Smartphone: 1 miliardo allo stato per i diritti d'uso delle frequenze

 
Il settore delle telecomunicazioni riceve oggi un'ottima notizia che di riflesso fa sorridere le casse dell'Italia. Come riportato da Repubblica, il Ministero dello Sviluppo Economico ha deciso di prolungare i diritti delle frequenze per l'utilizzo degli smartphone.

La decisione, presa in accordo con l'Autorità per le Comunicazioni, permetterà l'utilizzo di binari dell'etere che fanno capo alle aziende leader nel settore come Iliad, Vodafone, Tim e WindTre portando nelle casse dello stato una cifra fra i 985 milioni di euro e il miliardo.

I binari permettono di sostenere sia i dati della navigazione su internet che si fa sul telefono mobile che le telefonate, con gli operatori che hanno quindi rinnovato i diritti d'uso visto che WindTre, Vodafone e Tim avevano in scadenza l'accordo che dava la possibilità di usare le frequenze della banda a 2100 megahertz (cioè quella che sostiene il segnale 4G).

Discorso diverso per Iliad invece che aveva un accordo sulla banda a 900 megahertz, frequenza che trasmette il segnale con una lontananza migliore e quindi molto utile all'interno delle città affollate e in edifici molto frequentate.

Il ministero per lo Sviluppo Economico ha quindi prolungato i diritti d'uso delle frequenze per 8 anni mentre l'AgCom dovrà prima decidere le condizioni regolamentari del prolungamento e anche decidere la somma dei contributi che i vari operatori dovranno versare nelle casse dello stato per accedervi.

Tali operatori dovrebbero spendere una cifra che si aggira attorno ai 9,4 milioni di euro all'anno per ogni pacchetto di frequenze, moltiplicando per gli 8 anni e 12 pacchetti si dovrebbe raggiungere una somma di poco più di 900 milioni di euro totali, mentre l'AgCom pensa che il denaro dovuto possa oscillare fra i 980 milioni e il miliardo di euro. Si attendono le cifre ufficiali ma comunque vada si tratta di ossigeno per le casse italiane, in un momento sempre complicato dal punto di vista economico.
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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