Crisi nera per Airbus: annunciato il taglio di 15.000 dipendenti

- di: Jean Aroche
 
Airbus mette da parte il fioretto ed impugna la scure per ridisegnare l'assetto del gruppo, passando per un duro ridimensionamento dei numeri della propria forza lavoro.
Appena poche settimane fa, l'amministratore delegato di Airbus, Guillaume Faury, in una lettera inviata ai 135.000 dipendenti del gruppo (che ha la sua sede principale a Tolosa e stabilimenti nei più importanti Pesi europei, ma non in Italia, aveva descritto la situazione con parole crude e che facevano presagire quanto si sta concretizzando in queste ore: Airbus, aveva scritto Faury, “si sta dissanguando a una velocità senza precedenti”.

Quasi una presa d'atto della ineluttabilità di duri interventi a tutela della sopravvivenza del gruppo che Guillaume Faury guida da circa un anno e che è controllato dai governi di Francia, Germania e Spagna. Ieri sera Faury ha ufficializzato l'ampiezza della manovra, annunciando il taglio di circa 15.000 posti di lavoro entro l'estate del 2021. Un taglio ancora più grande di quello fatto nel 2007, durante il piano di ristrutturazione chiamato "Power 8", pari a circa diecimila licenziamenti.

L'amministratore delegato ha puntato il dito, come causa delle difficoltà profonde del gruppo, contro "la portata e la profondità della crisi dovuta al Covid-19" che spinge Airbus a ridurre la sua forza lavoro, con tagli che interesseranno quasi esclusivamente il settore dell'aviazione commerciale, che impiega 81.000 persone.
Nello specifico, Airbus prevede di tagliare 5.000 posizioni in Francia, 5.100 in Germania, 1.700 nel Regno Unito, 900 in Spagna. Il piano prevede il taglio di ulteriori 1.300 posti negli stabilimenti extraeuropei, in particolare in Cina e negli Stati Uniti, dove Airbus ha fabbriche di assemblaggio.

L'ultima tranche di licenziamenti colpirà duramente in Germania, dove salteranno poco più di 900 di posizioni alla Premium Aerotec, filiale tedesca del gruppo.
Il piano, per ammissione dello stesso Amministratore delegato, si traduce nel “più grande ridimensionamento che Airbus abbia mai fatto" . Ma, ha aggiunto Faury, il gruppo non poteva fare altrimenti quando "il 40% della sua attività è scomparsa". Ma la crisi è generale, come conferma il fatto che, alla fine di aprile, Boeing, il rivale americano di Airbus, aveva già annunciato 16.000 tagli di posti di lavoro, pari al 10% della sua forza lavoro.

Ma, come rilevano gli analisti, il taglio di forza lavoro è solo un gradino del piano di adattamento attuato da Airbus dall'inizio della crisi, dopo che a marzo aveva adottato misure "per proteggere la compagnia" , come "l'uso massiccio del lavoro a breve termine" . Airbus si era anche assicurato una linea di credito di 15 miliardi di euro, rinunciando a pagare dividendi agli azionisti.

Ora l'azienda dovrà presentare il piano, soprattutto ai sindacati (con i quali il confronto si preannuncia abbastanza serrato, pur se c'è la consapevolezza dell'ampiezza della crisi) ai quali saranno illustrate nello specifico, le misure per accompagnare l'uscita dall'azienda dei lavoratori ritenuti in esubero. Cioè, prepensionamenti ed incentivi alle dimissioni volontarie.
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