Newlat, il Presidente Mastrolia: "Obiettivo un miliardo di euro di ricavi entro il 2022"

- di: Redazione
 
Nonostante gli effetti della pandemia, il Gruppo ha traguardato molto bene il 2020 - che tra l’altro è stato il primo anno della quotazione nel segmento Star di Borsa Italiana - dimostrando una grande capacità di resilienza e proseguendo una forte crescita. Ricavi consolidati a quota 469,8 milioni di euro (+73,5% sul 2019) che diventano 516,9 milioni proforma, ossia includendo nel perimetro di consolidamento il Gruppo Centrale del Latte d’Italia S.p.A., di cui poi parleremo. Ebitda migliore di sempre a 51,4 milioni di euro, utile netto balzato a 38,6 milioni.
Italia Informa ha intervistato il presidente, Angelo Mastrolia.


Presidente Mastrolia, che cosa c’è alla base di questi ottimi risultati? Quali sono le vostre ‘armi segrete’?
Alla base del nostro successo c’è una concomitanza di fattori. Innanzitutto la forza di un gruppo industriale multi-brand e multi-prodotto il quale, di conseguenza, riesce a posizionarsi in diversi segmenti di mercato dell’agroalimentare, fornendo risposte ai retail su diversi argomenti. Inoltre, abbiamo senz’altro un’impostazione più da multinazionale che da classica azienda italiana tradizionale, solitamente mono-prodotto e mono-brand. Negli anni, abbiamo impostato la nostra strategia aziendale partendo proprio dall’esperienza delle multinazionali come Unilever, Nestlè ed altri player internazionali basati proprio sulla filosofia del multi-brand, multi-prodotto e multi-canale. La conseguenza più significativa di questa strategia è riuscire ad interagire costantemente, ed avere un canale di comunicazione privilegiato e solido, con la grande distribuzione. Lavorando in questo modo, si riescono infatti a trovare soluzioni a diverse esigenze del consumatore e si offre la possibilità di razionalizzare i costi fissi (contabilità, qualità e così via) in processi più efficienti rispetto a quanto accade in una singola azienda. Questi elementi sono alla base della crescita del nostro gruppo e sono i capisaldi del nostro successo e, grazie a questa strategia, abbiamo avuto la conferma di aver raggiunto ottimi risultati da tutti i punti di vista.

Guardando alle business unit del Gruppo, quali sono quelle che nel 2020 hanno tirato di più? E a livello di ricavi per aree geografiche? Balza agli occhi, nel bilancio, il +10,6% dei ricavi in Germania, dove mantenete saldamente il primo posto nella pasta secca.
In Germania siamo leader nella produzione di pasta secca e leader assoluti (con una quota che supera il 40%) nella pasta tipicamente tedesca contenente le uova, un pasto che i tedeschi utilizzano come piatto principale. Inoltre, più in generale siamo co-leader con Barilla sul mercato della pasta, con quote molto vicine intorno al 18%. Il 2020 ha rappresentato un forte incremento del nostro posizionamento in questo segmento di mercato, con crescite costanti e molto significative.

Lo scorso anno avete rilevato la maggioranza della Centrale del Latte d’Italia (Cli), che vanta marchi prestigiosi. Con questa operazione, Newlat Food diventa il terzo il Gruppo italiano nel settore lattiero, dopo Parmalat e Granarolo, dopo essere già diventato il secondo Gruppo italiano nei prodotti da forno. Che valenza strategica ha l’acquisto Centrale del Latte Italia? Quali nuovi scenari apre?

L’acquisizione della Centrale del Latte d’Italia ha una valenza strategica molto importante, perché la filosofia multi-brand e multi-regionale della Centrale è molto simile alla nostra. Siamo presenti in tutte le regioni, in particolar modo siamo leader assoluti in Piemonte, Veneto, Toscana e Campania, regioni particolarmente interessanti sotto il profilo del business e questo ci consente di guardare al futuro con molto ottimismo. Siamo l’unica azienda che possiede delle filiere locali estremamente corte, per cui siamo gli unici che sono in grado di offrire ai propri consumatori un prodotto di filiera realmente a km zero. Abbiamo stabilimenti di produzione su vari territori e possiamo contare su tutta la filiera degli allevatori, partendo dalla Toscana nella quale abbiamo anche una filiera molto importante sul latte biologico. 

La guidance indicata al mercato è che il Gruppo Newlat Food raggiungerà 1 miliardo di euro di ricavi entro l’esercizio 2022. Conferma, ad oggi, questo obiettivo, che necessariamente porta con sé un’ulteriore crescita per linee esterne? Ovviamente ci sono da attendersi altri annunci di acquisizioni…

Siamo abbastanza ottimisti su questo obiettivo per due ragioni principali: la prima è che siamo dotati di una cassa di circa 300 milioni di euro grazie al fatto che il Gruppo appunto genera cassa e, inoltre, abbiamo lanciato un prestito obbligazionario di 200 milioni ad inizio febbraio che è stato sottoscritto in pochissimi minuti anche da parte di importanti investitori istituzionali (basti pensare che il primo investitore nelle nostre obbligazioni è stata la Cassa depositi e prestiti). La seconda ragione consiste nel poter contare su una storia molto lunga di crescita per linee esterne che, in 15 anni, ci ha portato mediamente all’acquisizione di un’azienda ogni anno e mezzo. Avendo cassa e potendo contare su questa esperienza pluriennale di acquisizioni, riteniamo di avere tutte le caratteristiche per fare ancora meglio. Stiamo lavorando su diversi dossier e siamo fiduciosi di poter raggiungere entro il 2022 gli obiettivi che ci siamo prefissati.

Nel 2020 avete realizzato un investimento che è poi la prima vostra novità del 2021: una nuova linea di fette biscottate porzionate. Ce ne può parlare?
Partiamo dalla storia delle nostre fette biscottate: sono fette tonde, con caratteristiche di gusto molto importanti. Per tanti anni le abbiamo offerte ai nostri consumatori nei pacchi da 300 grammi o da 800 grammi ed oggi abbiamo voluto introdurre una novità realizzando queste fette porzionate, in modo tale che possano conservare totalmente la fragranza anche se il consumo non avviene in tempi rapidissimi. Se un consumatore, quindi, mangia le fette biscottate quotidianamente può continuare a comprare le fette tradizionali; viceversa, se si tratta di una persona che consuma in maniera non così assidua, può contare su questo ulteriore servizio, che aiuta a conservare un prodotto mantenendo fragranza e alta qualità anche nel medio e nel lungo periodo.

Come vede l’andamento del settore-agroalimentare nei prossimi anni?
Ritengo che il settore agroalimentare abbia delle potenzialità importantissime. Ovviamente c’è un problema che riguarda tutte le imprese di tutti i segmenti di mercato: il fattore dimensionale. L’impresa italiana deve confrontarsi sempre di più con competitor internazionali di grandi dimensioni ed il ‘piccolo è bello’ oggi non è sempre la soluzione vincente adatta ad ogni circostanza. Dobbiamo avere il coraggio di crescere, aggregarci e diventare ancora più grandi per competere con le aziende estere, altrimenti rischiamo di perdere l’occasione di valorizzare la grande qualità del prodotto italiano.
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