Intervista a Pierluigi Petrillo

 

Tutti conoscono l’UNESCO.
Molti di noi, in visita in un luogo bellissimo, almeno una volta nella vita hanno pronunciato, forse con voce impostata ed un pizzico di orgoglio, “ … ma lo sai che è patrimonio mondiale dell’UNESCO? …”  Ma realmente cosa è, ma soprattutto come funziona l’UNESCO, che nell’immaginario collettivo è un organismo che si occupa di proteggere e preservare i luoghi più belli e le cose più particolari e interessanti del nostro pianeta? L’UNESCO è un’agenzia delle Nazioni Unite fondata il 16 novembre del 1945 durante la Conferenza dei Ministri Alleati dell’Educazione (CAME). Come indica l’acronimo, dall’inglese United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization, l’UNESCO si occupa di Educazione, Scienza e Cultura, promuovendo la pace e la comprensione tra le nazioni attraverso l’istruzione, la scienza, la cultura, la comunicazione e l’informazione per promuovere il rispetto universale per la giustizia, per lo stato di diritto e per i diritti umani e le libertà fondamentali, come definite dalla Carta dei Diritti Fondamentali delle Nazioni Unite. Dal 1972, con la Convenzione per la Protezione del Patrimonio Mondiale, l’UNESCO ha assunto l’impegno politico internazionale a salvaguardare il patrimonio culturale e naturale materiale dei popoli, ambizione poi estesa nel 2003 anche ai beni immateriali con la firma della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale.  L’Italia è membro permanente dell’organizzazione, tra i principali finanziatori dell’Organizzazione, nonché tra i Paesi di riferimento nella salvaguardia del Patrimonio Culturale, vantando tra l’altro il primato tra i siti iscritti nella prestigiosa lista del patrimonio culturale materiale, con 54 siti. Ma proviamo a capire meglio come è organizzata e come agisce l’UNESCO anche in Italia, grazie alla guida del prof. Pier Luigi Petrillo, ordinario di Diritto Pubblico Comparato presso l’università degli studi di Roma UNITELMA-Sapienza e membro del consiglio direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, nonché Capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente. Peraltro il professor Petrillo è stato il primo italiano ad essere nominato membro del gruppo di super esperti che valuteranno le candidature nelle liste del patrimonio culturale immateriale Unesco per i prossimi 4 anni, con i colleghi Sonia Aguirre (Cile), Hien Nguyen (Viet Nam), John Omare (Kenya), Saeed al Busaidi (Oman). Petrillo è stato eletto dal Comitato Intergovernativo UNESCO svoltosi lo scorso novembre a Port Louis (Mauritius), con il 92% di voti favorevole.

Professor Petrillo, partiamo dall’inizio: cos’è e cosa fa l’UNESCO?
L’UNESCO è un’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di Educazione, Cultura e Scienza. Il sistema delle liste del patrimonio culturale, che tanto appassiona i non addetti ai lavori, rappresenta una minima parte delle azioni che l’organizzazione parigina promuove a livello internazionale, ma senza dubbio il più noto.

Cosa vuol dire essere patrimonio dell’UNESCO?
In Italia sono 54 i siti materiali e 9 gli elementi immateriali riconosciuti quale patrimonio dell’UNESCO. Essere parte di queste liste vuol dire essere riconosciuti quali caratteri rappresentativi dell’identità culturale di un Paese e modelli per lo sviluppo del dialogo interculturale, essendo proprio il dialogo tra i popoli e la promozione della pace a livello internazionale gli obiettivi dichiarati dell’organizzazione parigina sin dalla sua fondazione. Entrare a far parte delle liste UNESCO vuol dire immettersi in un contesto sfidante, in cui sono valorizzate le migliori pratiche di salvaguardia. Ovviamente, l’UNESCO non distribuisce finanziamenti a siti ed elementi iscritti, né dovrebbe essere interpretato come un mero mezzo di promozione internazionale, finalizzato quasi ed esclusivamente al turismo: lo sviluppo sostenibile dei territori è sicuramente parte della gestione di siti ed elementi iscritti, ma non ne può essere l’unico fine. Anche se, è da ammetterlo, la prima cosa che un turista fa informandosi sul Paese che deve visitare, per organizzare il proprio itinerario di viaggio, è capire quali siano i patrimoni mondiali riconosciuti dall’UNESCO e come visitarli.

Quali differenze ci sono tra le liste del patrimonio materiale e del patrimonio immateriale?
A livello internazionale in ambito UNESCO le due tipologie di beni, i siti materiali e gli elementi immateriali, sono salvaguardate da due Convenzioni differenti, proprio in ragione delle loro differenti peculiarità. La Convenzione per la Protezione del Patrimonio Mondiale del 1972, da una parte, e la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale del 2003 dall’altra. Entrambe le Convenzioni, per assicurare la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale, sono state dotate di strumenti attuativi simili: le Liste del Patrimonio Mondiale e le Liste del Patrimonio Culturale Immateriale, in cui le comunità locali di riferimento richiedono l’iscrizione delle proprie eccellenze all’UNESCO, attraverso le amministrazioni centrali dello Stato competenti per materia.

L’Italia come si colloca all’interno delle due Convenzioni?
L’Italia è tra i Paesi protagonisti in entrambe le Convenzioni. Mantiene il primato di 54 siti iscritti nella Lista dei Patrimoni Mondiali Culturali e Naturali, mentre è tra gli Stati più attivi e pioneristici per quanto attiene al Patrimonio Culturale Immateriale. In quest’ultimo ambito, seppur contiamo solo 9 elementi culturali iscritti, tutte i negoziati sulla Convenzione e sulle proposte di candidatura italiane portati avanti dal 2003 a oggi, ci hanno permesso di veder riconosciuto il primo elemento afferente al patrimonio culturale alimentare nel 2010, ovvero la Dieta mediterranea, nonché il primo elemento afferente al patrimonio culturale agricolo nel 2014 con la Pratica agricola tradizionale della vite ad alberello nell’isola di Pantelleria. Tra l’altro a giugno 2014 è stato inserito, proprio ad esito dell’attività negoziale svolta negli anni dall’Italia, un intero capitolo delle Linee Guida Operative, documento attuativo della Convenzione, sui temi dello Sviluppo sostenibile e del patrimonio alimentare.

Quali sono le istituzioni attive nel nostro Paese per la realizzazione degli obiettivi dell’UNESCO?
Innanzitutto, in Italia è operativa la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, istituita nel 1950, che ha lo scopo di favorire la promozione, il collegamento, l’informazione, la consultazione e l’esecuzione dei programmi UNESCO in Italia. L’esistenza della Commissione discende da un preciso obbligo di carattere internazionale. Analoghe entità sono operative in quasi tutti i 195 Paesi membri dell’UNESCO. Costola del Ministero degli Affari Esteri, la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO ha il compito di coordinare e monitorare le attività UNESCO che si tengono in Italia. Il Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale UNESCO, nel quale sono rappresentati tutti i Ministeri competenti per materia, prende le decisioni più importanti anche rispetto alle proposte candidature che l’Italia annualmente può presentare alle Liste. Tali candidature vengono istruite dalle Amministrazioni competenti per materia, ovvero Ministero dei beni e delle attività culturali, Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e del turismo e Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Perché una comunità candida il suo patrimonio nelle Liste UNESCO? Quali vantaggi riceve?
Le comunità si avvicinano al Sistema UNESCO con approcci diversi. Capita a volte che il candidarsi a diventare Patrimonio dell’Umanità sia soltanto un annuncio a fini propagandistici utilizzato in certi contesti per richiamare l’attenzione sull’attivismo a livello locale nella valorizzazione del territorio. Più spesso, fortunatamente, la candidatura nelle liste dell’UNESCO diventa un momento di condivisione e di riconoscimento della loro identità per le comunità coinvolte, che sulla base dei valori espressi del territorio programmano una gestione attenta e sostenibile delle loro risorse culturali da tramandare alle generazioni future. Essere poi riconosciuti dell’UNESCO quale Patrimonio culturale dell’Umanità è un atto di coscienza e di responsabilità mediante il quale ci si impegna a salvaguardare la propria cultura affinché possa diventare un mezzo di dialogo interculturale e intergenerazionale.

E come ci si candida per entrare a far parte del patrimonio mondiale?
Le comunità solitamente devono preparare una documentazione scientifica, il cosiddetto dossier, che motiva la richiesta di iscrizione secondo i criteri specifici previsti dalle Convenzioni e dai rispettivi strumenti attuativi. Per candidare un sito nella Lista del Patrimonio Mondiale, questo deve essere stato preventivamente censito dallo Stato parte nella cosiddetta Lista propositiva, aggiornata annualmente. Il Consiglio Direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO delibera annualmente a gennaio l’unica candidatura che potrà essere sostenuta dallo Stato parte nel processo biennale di valutazione, a valle di un’istruttoria sulla candidatura a cura dell’Amministrazione competente per materia. Sulla base di una valutazione preparata da due organizzazioni non governative, l’ICOMOS per i siti culturali e l’IUCN per i siti naturali, il Comitato del Patrimonio Mondiale, presso il quale siedono 21 Paesi, a giugno di ciascun anno decide se iscrivere, rinviare o bocciare la proposta di candidatura. Per candidare un elemento culturale nelle liste del Patrimonio culturale immateriale è necessario innanzitutto che l’elemento sia iscritto in un inventario nazionale o locale del patrimonio immateriale. Una volta ottenuta tale iscrizione, il dossier di candidatura è inviato dalle comunità locali alla Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO che lo assegna al Ministero competente per materia. A marzo di ciascun anno il Consiglio Direttivo della Commissione decide la candidatura italiana che rappresenterà lo stato italiano nel processo biennale di valutazione. Il Comitato intergovernativo, organo di governo della convenzione, composto da 24 Paesi, decide sull’iscrizione dell’elemento sulla base della valutazione preparata da un Comitato di super-esperti, uno per ogni Gruppo elettorale del contesto Nazioni Unite.

Professore, lei è stato nominato a dicembre membro di questo gruppo di super esperti Unesco e valuterà le proposte di candidatura per i prossimi 4 anni. Cosa distingue una candidatura che non ha possibilità di iscrizione da una candidatura di successo?
Quando ci si accinge alla valutazione dei dossier è quasi sempre immediata la percezione sulla buona qualità della proposta di candidatura. Le proposte che hanno poche chances di essere iscritte sono di solito quelle imposte dall’alto, dal Governo di taluni Stati: in queste proposte la narrazione della candidatura risente fortemente dello scollamento tra la volontà del governo centrale che vede in quell’elemento un’opportunità di visibilità nazionale e di soddisfazione politica e l’attivismo delle comunità locali. La buona candidatura è quella invece in cui è subito evidente la genuina partecipazione della comunità locale a tutte le fasi del processo di preparazione. È questa partecipazione, testimoniata dai volti delle persone e dalle emozioni che traspaiono dal materiale audiovisivo e dalle lettere di consenso allegati al dossier, che rappresenta il vero valore aggiunto di un patrimonio culturale che diventa strumento di condivisione e pace tra i popoli.

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