Il Muro delle Bambole

- di: Germana Loizzi
 

Italia Informa intervista Michele Baldi, promotore dell’iniziativa.

Ci accoglie con un sorriso contagioso e da come parla si capisce subito che ha una passione sincera per tutto quello che fa. E’ Michele Baldi, consigliere regionale e Capogruppo della Lista civica Nicola Zingaretti alla Regione Lazio. Colui che ha voluto e realizzato il “Muro delle Bambole” a Roma. E’ stato inaugurato l’8 maggio e come dice Baldi “è già diventato un simbolo della lotta alla violenza sulle donne”.

Come nasce l’idea di questo muro?
Nasce innanzitutto da una tradizione indiana per cui ogni volta che una donna subisce una violenza viene apposta una bambola alla sua porta. E così nel 2013 50 stilisti, 20 artisti e 30 associazioni no profit, realizzarono nel cuore di Milano in Via de Amicis “il muro delle bambole”, un’installazione contro il femminicidio e la violenza sulle donne, creata da Jo Squillo.
Noi come Consiglio regionale, nel frattempo abbiamo approvato una legge il 5.03.2014 sulla violenza di genere importante e innovativa rispetto alle altre Regioni e allo stesso Parlamento e che prevede nei suoi punti di forza l’apertura di 25 nuove strutture tra case rifugi e famiglia, bandi per borse di studio per i minori orfani di femminicidio, bandi per corsi nelle scuole contro la violenza di genere e bandi anche per il reinserimento nella società per gli autori di violenza, oltre al sostegno di azioni per il potenziamento della sicurezza diurna e notturna di luoghi pubblici “a rischio di violenza”.

Davvero una Legge importante e che merita di essere conosciuta.
E’ proprio per questo che ho voluto costruire e immaginare un simbolo anche a Roma, che è sempre la Capitale d’Italia. E alla fine con molta fatica, ma anche con tenacia, ci sono riuscito e ho voluto inaugurarlo l’8 maggio, non a caso, la data di quella che una volta era la festa della mamma, una festa che molte mamme non possono festeggiare perché vittime di violenza. E grazie all’Ater e in particolare al Commissario Giovanni Tamburino e al Direttore Franco Mazzetto abbiamo avuto la disponibilità del muro della loro sede, in via degli Acquasparta, in una posizione significativa a due passi da Piazza Navona e tra il Vaticano, il Palazzo di giustizia e Castel Sant’Angelo.

Un’inaugurazione che ha avuto grande eco mediatica.
Questo grazie anche alla disponibilità di tante persone che hanno voluto metterci la faccia a cominciare da Mauro Pallotta alias MauPal, uno degli street artist più famosi al mondo, che ha inserito una sua opera sul tema. E che ogni giorno centinaia di turisti vanno a fotografare. E poi Maurizio Battista, Lino Banfi, Noemi, Beppe Convertini, Giovanna Rei, Beatrice Aiello, Giada Desideri, Luca e Monica Ward, Simona Izzo, già madrina della giornata contro la violenza alle donne il 25 novembre scorso, quando promisi davanti a centinaia di studenti, che avrei realizzato questo muro. E poi Renato Giordano, grande artista e regista, che con entusiasmo ha aperto il suo teatro Tor di Nona, lo storico teatro di Luigi Pirandello, proprio accanto al muro. E poi ovviamente in prima fila Jo Squillo insieme a Valentina Pitzalis, vittima di violenza, che ha lanciato un messaggio importante “non fate come me, non sottovalutate campanelli di allarme, cercate di riconoscerli e chiedete aiuto, non cercate di fare tutto da sole”.

E poi sono intervenuti tanti altri personaggi.
Sì, una vera folla. E con la testimonianza toccante di Pietro Orlandi, che ha voluto appendere una bambola in ricordo di sua sorella Emanuela scomparsa il 22 giugno 1983. Anche quella è violenza. Ovviamente in prima fila Nicola Zingaretti, Presidente della Regione Lazio, che significativamente ha detto che “questo muro è importante perché farà riflettere non solo le persone che passeranno qui ma dimostra che tutti possono fare qualcosa. La battaglia contro la violenza sulle donne va sostenuta e non delegata ad altri, la vera grande sfida è sentirsi tutti i giorni questo impegno etico e morale sulle proprie spalle anche con piccoli comportamenti etici e morali, che devono essere chiari e netti contro la cultura del disprezzo dell’altro, perché la radice della violenza sulle donne è il disprezzo verso un altro essere umano e questo disprezzo si manifesta nelle forme oscene della violenza ma anche in maniera più subdola in tanti comportamenti quotidiani.” E io aggiungo che chi compie violenza contro una persona più debole è solo un vigliacco e un bastardo.

Dopo l’installazione cosa succederà?
La mia battaglia non si ferma qui e per questo ho deciso di creare un docu-film, così come quello già realizzato sul muro di Milano proiettato in anteprima alla Festa del cinema di Roma e al Los Angeles International Culture Film Festival. E sono molto orgoglioso di presentare una clip sull’evento dell’8 maggio al prestigioso “Premio Biagio Agnes”, organizzato da Simona Agnes, nella serata in cui si parlerà di violenza sulle donne. Il messaggio deve essere chiaro: il muro è sofferenza ma anche fermezza delle donne contro la violenza. Un muro di lacrime, ma anche di ribellione e amore.

Ha molto a cuore le donne. Cosa rappresentano per lei?
Sono creature meravigliose e non potrebbe essere diversamente considerato che ogni giorno convivo con una moglie e due figlie, oltre al primogenito maschio. E poi le donne sono il simbolo della forza, mia madre a 93 fa ancora tutto da sola, cucina, lava, legge, si interessa di tutto, non sbaglia una previsione elettorale e sa regalare un sorriso dolce a tutti, compresa una sua amica di più di 100 anni a cui va a misurare la pressione. Mi trovi lei un uomo che fa queste cose.

Allora si capisce questa energia che lei emana come nasce, è DNA di famiglia.
Energia che sostiene passione, ideali, valori, emozioni, sogni. Sono queste le cose che ci fanno vivere intensamente e bene la vita, la sola vita che abbiamo. Ho cambiato spesso schieramenti, ma a differenza di tanti altri che sono rimasti fermi nelle loro scelte originarie, mi sono tenuto stretti i miei sogni, i miei valori e i miei ideali. Ho sempre forte la mia grande voglia di combattere e di emozionarmi.

Lei è noto per aver fatto molte battaglie sociali.
Guardi, la mia è prima di tutto una grande comunità umana, poi diventa anche politica. A me piace stare in mezzo alla gente condividere i problemi e tentare di risolverli anche grazie al mio ruolo Istituzionale. E poi in fondo sono un uomo del popolo che non dimentica le sue origini popolari. Mio nonno era ferroviere a Santa Croce, la Roma più vera, popolare, genuina, quella che ti entra dentro e non ti lascia più.

Lei ama molto la sua città.
In modo viscerale. Alla fine io sono e resterò semplicemente un soldato di Roma.

Il Magazine
Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
Iscriviti alla Newsletter
 
Tutti gli Articoli
Cerca gli articoli nel sito:
 
 
Vedi tutti gli articoli