È morto Glynn Lunney, l'eroe silenzioso che riportò a casa l'Apollo 13

- di: Brian Green
 
Eroi loro malgrado: la Storia ne è piena. Sono quegli uomini e quelle donne che, limitandosi a fare il loro lavoro ed a farlo bene, danno un contributo alla soluzione di problemi che sono grandi. Uno di questi eroi del silenzio, Glynn Lunney, è morto a 84 anni per una grave forma di leucemia nella sua casa a Clear Lake, in Texas. Un nome che dirà poco o nulla alla stragrande maggioranza delle persone, ma dietro il quale c'è il direttore di volo della Nasa che, nel 1970, alla guida del suo staff, salvò la missione Apollo 13 che, senza di lui, avrebbe avuto una fine drammatica.

Nel film - uscito nel 1995 e diretto da Ron Howard - che ha raccontato questa vicenda, Glynn Lunney aveva il volto di Marc McLure, che diede di lui - per come era la realtà - l'immagine di un uomo con un ruolo importante nell'organizzazione della spedizione e che, grazie ad un freddo approccio decisionale, contribuì a salvare la vita dell'equipaggio.
Lunney si era unito giovanissimo al gruppo di scienziati e tecnici del programma spaziale americano, contribuendo allo sviluppo del veicolo spaziale Mercury utilizzato nei primi voli con equipaggio all'inizio degli anni '60. Ritenuto come uno degli artefici dei programmi di volo con equipaggio Gemini e Apollo, nel 1968 divenne il capo dell'ufficio del direttore di volo della NASA, responsabile della supervisione di altri direttori di volo e dell'addestramento dei numerosi controllori e ingegneri che lavoravano presso quello che ora è il Johnson Space Center di Houston.

Nel 1969 era uno dei quattro direttori di volo dell'Apollo 11, la missione che portò i primi uomini sulla Luna, gli astronauti Neil Armstrong e Edwin "Buzz" Aldrin; Nel 1970 fu tra i quattro direttori di volo dell'Apollo 13 con destinazione Luna e il cui equipaggio era composto da Jim Lovell, Fred Haise e Jack Swigert.
Quando la missione era arrivata all'80 per cento del suo percorso, gli astronauti sentirono un forte rumore, che dopo si scoprì essere stato causato da un'esplosione provocata dai fili di un ventilatore che avevano colpito il metallo all'interno di uno dei due serbatoi di ossigeno della navicella.
"Houston" - disse Jack Swigert al controllo missione, con una fase entrata nella Storia - "abbiamo avuto un problema qui".

"Eravamo ben consapevoli di avere un grosso problema tra le mani. (...) Non si trattava di atterrare sulla Luna nel posto giusto. Si trattava di sopravvivenza", disse Lunney.
Anche se il film ''Apollo 13'' ha dato gran parte del merito del salvataggio a Chris Kraft, direttore delle operazioni di volo (interpretato da Ed Harris), nella realtà il buon esito dell'operazione fu ottenuto grazie allo sforzo da parte di tutti e quattro i direttori di volo e di dozzine di controllori di volo per diagnosticare il problema e escogitare un modo per riportare l'Apollo 13 in sicurezza, facendogli percorrere 250.000 miglia nello spazio.
Con il sistema elettrico del modulo di comando in avaria, i tre astronauti si spostarono sul modulo lunare più piccolo, un fragile velivolo costruito solo per ospitarne due. L'Apollo 13 girò intorno alla luna, quindi fece una correzione di rotta mentre tornava indietro verso la Terra. Secondo alcuni calcoli, il veicolo spaziale avrebbe esaurito il carburante prima di poter tornare. I suoi sistemi di guida e radio furono usati con parsimonia per risparmiare la carica della batteria e preservare le scorte di ossigeno e acqua. Gli astronauti trascorsero più di tre giorni a temperature appena sopra lo zero.

Fu Lunney, dopo avere considerato cinque possibilità per l'atterraggio dell'Apollo, a decidere che il piano migliore era quello di portare la navicella spaziale nell'Oceano Pacifico, vicino alle navi e agli elicotteri della Marina degli Stati Uniti fatti stazionare nell'area.
Prima del rientro del velivolo nell'atmosfera terrestre, l'equipaggio tornò nel modulo di comando dotato delle scudo termico per proteggerlo da temperature estremamente elevate. Il modulo lunare, dove gli astronauti erano rimasti per giorni, ammarò davanti alle telecamere.

"Per quattro giorni" - disse la moglie di Lovell, Marilyn - "non sapevo se ero ancora moglie o già vedova".
L'intero team di supporto a Houston, compreso Lunney, ha ricevuto la medaglia presidenziale della libertà. L'astronauta Ken Mattingly, che doveva fare parte della missione e che fu escluso poco prima della partenza per una possibile esposizione al morbillo, avrebbe descritto in seguito ha definito la guida imperturbabile dell'operazione di salvataggio di Lunney come "professionalità al suo massimo, assolutamente la più magnifica performance che abbia mai visto".

Raccontando l'accaduto, Lunney ha definito il drammatico salvataggio dell'Apollo 13 come "il miglior lavoro di operazioni che abbia mai fatto o che potessi sperare di fare".
"Abbiamo costruito un'autostrada spaziale di un quarto di milione di miglia" - ha aggiunto - "con una decisione, una scelta e un'innovazione presa una alla volta , ripetuta costantemente per quasi quattro giorni per portare l'equipaggio a casa in sicurezza. Questa autostrada spaziale ha guidato la nave 'paralizzata' sul pianeta Terra, dove persone di tutti i continenti erano legate a sostegno di questi tre esploratori in pericolo. È stata una sensazione stimolante ed emozionante, che ci ha ricordato ancora una volta la nostra comune umanità".
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Italia Informa n° 1 - Gennaio/Febbraio 2024
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