Escape Room
- di: Claudia Loizzi
Non si finisce mai di imparare, ma anche di giocare. Le Escape Room, sono la nuova frontiera dell’intrattenimento, ne parliamo con Daniele Colombo, Ceo della società Escape Design Ltd.
Innanzi tutto che cosa è una Escape Room?
E’ un gioco in cui in un tempo di 1 ora circa, due o otto persone, in una stanza a tema devono risolvere degli enigmi per riuscire a trovare l’uscita. Gli enigmi sono logico-matematici, o di ricerca di oggetti chiave, in cui ogni step conduce ad un altro, oppure si tratta anche di abilità fisiche come nel caso della stanza Mission Impossible, in cui (come nel film…ndr) il giocatore più “agile” deve superare un reticolo di raggi laser per far guadagnare l’uscita a tutto il gruppo.
Come nasce questa attività?
Nasce in Giappone circa 10 anni fa. Ma io personalmente ne ho fatto esperienza 6 anni fa, ci ho giocato per la prima volta a Budapest ed è stata una esperienza talmente interessante da spingermi a crearne inizialmente una nel mio ostello a Bucarest e poi in altre città. Data però la complessità nel gestire gli affitti, lo staff, le questioni logistiche ho preferito dedicarmi esclusivamente al lato creativo dell’impresa. Così dal 2013 ho venduto il concept per la realizzazione di 700 camere in 190 città di 72 paesi, curando l’ideazione di ogni camera che può essere diversa a seconda dei gusti del cliente e della cultura del paese di provenienza.
Quindi il servizio che offrite è un Franchising?
Non lo definirei così, in quanto non si paga nessuna fee di ingresso e nessuna mensilità propria di un franchising, il nostro è più un servizio di design volto a realizzare delle stanze complete di dettagli e più verosimili al tema, quindi più creativo e ideativo. Abbiamo stanze allestite come i principali titoli d’intrattenimento: “Il Gioco di Spade”, “Il Tesoro dei Pirati” e “The Walking Death”, mentre è in allestimento “Space Wars”. Il nostro gruppo è diventato il più popolare nel mondo: offriamo un know-how personalizzato. Con una lista di oggetti di arredamento delle stanze e di schemi di gioco su come allestirla.
Chi realizza la parte artistica della room e chi invece quella più propriamente enigmistica?
Abbiamo un team di 6 persone che lavora a tempo pieno alla realizzazione degli enigmi, ed un altro che cura più propriamente il design e la realizzazione dei materiali di gioco. Consigliamo ai nostri clienti di avvalersi anche di uno scenografo per poter personalizzare e ottimizzare al massimo il supporto creativo fornito. Per ogni paese la logica cambia, ad esempio in Arabia Saudita è stato necessario sostituire delle immagini di donne su alcune carte da gioco con altre immagini più consone. Come anche è stata posta attenzione sul modo di leggere da sinistra a destra rispetto al modo occidentale da destra a sinistra, che poteva influire sulla riuscita di alcuni enigmi!
Anche per quanto riguarda l’identità di un prigioniero, cambia a seconda del paese: in USA il prigioniero tipo è di nazionalità russa o cinese, mentre ad esempio in Cambogia il prigioniero è americano.
Forse sarebbe più politically correct ergere a nemico una figura comune: un alieno, metterebbe d’accordo tutti?
Non sempre! Anche in questo caso il nostro cliente, a seconda del suo gusto, può scegliere di avere l’alieno amico, oppure nemico. In certi casi lo scopo è di farlo scappare e di proteggerlo dalle forze militari. Perché ogni cliente ha un modo diverso di realizzare lo stesso concept. Ad esempio nella Stanza “Leonardo da Vinci”, il grande genio del rinascimento, in alcuni paesi, è rappresentato da uno scienziato pazzo! Oppure Sherlock Holmes a volte è immaginato, non come l’originale dell’ottocento ideato da Conan Doyle, ma come lo Sherlock moderno di alcune note serie televisive ( alla Cumberbatch, per capirsi).
Come funziona in Italia il mercato di questo game?
Il mercato italiano si è mosso un po’ in ritardo. Il game è partito solo dal 2015 raggiungendo una buona espansione due anni fa. In Italia abbiamo 28 camere e 10 società che fanno capo a noi, tra cui la Game Over di Roma e Torino, che è una società di proprietà greca. Infatti è proprio Atene, la culla dell’arte, la città dove lavorano gli artisti preposti alla creazione delle stanze che poi esportiamo in tutto il mondo fino in Australia.
Chi sono i giocatori?
Per la maggior parte hanno tra i 17 e i 50 anni, ma giocano divertendosi anche ragazzini o persone più anziane. I clienti tipo sono: famiglie o gruppi di amici che vogliono festeggiare un compleanno, ma anche il turista di passaggio. Inoltre tra i nostri clienti abbiamo delle importanti compagnie come la Samsung, che ad esempio, ha richiesto una Escape Room ad hoc per la presentazione del nuovo cellulare. Così la Stanza è stata creata attorno al prodotto, in modo tale che solo utilizzando il telefono e le sue app, il team prescelto poteva uscire dalla stanza. Oppure, dei produttori di vino e cognac, ci hanno richiesto una Stanza in cui alla fine, dopo aver risolto gli indizi, i giocatori trovavano in una cassaforte il nuovo prodotto presentato.
Quindi è proprio un modo di giocare diverso da quelli statici, a consolle, che vanno tanto di moda oggi?
Si, è meno virtuale, è più reale e interattivo. Perché non solo si interagisce con l’ambiente e lo spazio a disposizione, mettendo in allerta tutti i sensi, immersi nella suggestione di un allestimento scenico fatto ad arte, ma è anche e soprattutto un gioco di squadra.
Per risolvere alcuni enigmi infatti, occorre la collaborazione di tutti, come nel caso di una Stanza (senza “spoilerare”…ndr!), in cui occorre spingere una serie di pulsanti, dislocati in vari punti, tutti insieme nello stesso momento.
Quindi è un gioco che rinforza un gruppo?
Beh sicuramente è un gioco in cui emergono delle dinamiche di gruppo interessanti. Tanto che abbiamo avuto un gruppo di sportivi il cui comportamento veniva studiato da psicologi nella sala di controllo (è la sala da cui normalmente il room master attraverso un microfono fornisce consigli su come procedere con gli enigmi, in caso in cui venga richiesto dai giocatori un “aiutino”). Studiavano il comportamento dei singoli sportivi: c’era quello che collaborava con gli altri e quello che invece scopriva l’indizio ma se lo teneva per sé.
L’Escape Room è quindi anche una modalità di apprendimento comportamentale?
Si, può esser anche visto non solo come gioco. Tra i nostri clienti abbiamo avuto una ONG interessata a preparare i suoi giovani volontari su alcune tematiche di prevenzione sanitaria e di divulgazione scientifica. Ci hanno chiesto la realizzazione di due stanze, una in cui il gioco potesse fornire informazioni utili sulle malattie sessualmente trasmissibili e un’altra riguardante le innovazioni medico-scientifiche.
Cosa riserva il futuro per questo gaming?
Mentre in USA il mercato per questo modello di gioco sta rallentando, l’Italia è per contro un mercato ancora in espansione, come anche l’Inghilterra. Il vantaggio per un investimento in tal senso è che l’apporto iniziale non rappresenta un costo eccessivo e i guadagni sono assicurati. E c’è da aggiungere che per far fronte a richieste di gioco per Aziende o Imprese, le camere possono essere anche montate su container e quindi trasportate in locali pubblici o sale conferenza. Possono essere quindi smontabili ed è possibile giocare anche all’aperto avvalendosi, per la parte elettrica, di batterie o generatori.
Per chi ancora non abbia capito di cosa si tratti giocare in una Escape Room, occorre soltanto entrare in una di queste stanze a tema, magari con un gruppo di amici appassionati di enigmi e misteri e…mi raccomando trovare l’uscita!